A.C. 1660-A
Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, Sottosegretario Molteni. Prima di me, l'onorevole Fornaro ha mirabilmente spiegato le differenze che sottintendono a una democrazia liberale così come ce l'hanno consegnata le nostre madri e i nostri padri fondatori, e quella che è una democrazia illiberale verso la quale temiamo di leggere dei segnali molto negativi che ci arrivano. Guardi, lo dico perché in premessa di questo mio intervento mi voglio soffermare proprio su quanto, con questo provvedimento, voi abbiate toccato il punto più basso nella costruzione di un nuovo assetto normativo, che è tutto incentrato su un'ideologia securitaria e repressiva. Noi, per conto nostro, lo abbiamo denunciato a più riprese in quest'Aula anche in altri provvedimenti e discutendo altri decreti, ma il pacchetto di norme contenute in questo provvedimento rischia davvero di smantellare la funzione rieducativa che è affidata alla pena e, dunque, anche agli istituti penitenziari e, allo stesso tempo, mette in crisi alcuni baluardi della civiltà giuridica e del diritto internazionale, come la sospensione di pena per le detenute madri, su cui verrò durante il mio intervento; nuovi reati, nuovi aumenti di pena che andranno a colpire i più vulnerabili all'interno della nostra società. Vede, la sua, la vostra, è un'ossessione panpenalista che ha come obiettivo i più deboli e che, invece, si silenzia quando deve occuparsi dei garantiti, io lo dico con molta chiarezza: ferma contro i vulnerabili, lascivi con l'evasione fiscale, pronti a regalare nuovi condoni in campo fiscale ed edilizio, e a cancellare, invece, i reati dei colletti bianchi come nel caso del reato dell'abuso d'ufficio. Insomma, garantisti con i più forti, repressivi con i più fragili della società, è questa la fotografia che abbiamo davanti nell'azione di questo Governo, drammaticamente confermata dal disegno di legge che oggi arriva in discussione qui in Aula; la sicurezza, per questo Governo, è tutta orientata sull'immagine del pugno duro da esibire ai cittadini.
Per conto mio, penso che non vi stiate muovendo in nome della sicurezza che tanto raccontate, voi avete un atteggiamento che riguarda, più che altro, una furia securitaria, perché altrimenti non si spiega come siate riusciti a licenziare le norme contenute, appunto, in questo decreto. È stato detto prima dal collega Fornaro che voi dispensate paura, è questo che state facendo, e ci costringete - costringete questo Parlamento - a una campagna elettorale perenne, a una campagna elettorale buona per il talkshow, buona per andare in TV, ma non certo per risolvere quelli che sono, appunto, i problemi della sicurezza che riguardano e investono tutti i cittadini. Continuate a fare leggi che aumentano precarietà e tolgono risorse per le persone in difficoltà, ma con questa proposta di legge si riduce il campo dei diritti, e noi questo vogliamo affermarlo, è questa la drammatica verità. Rispetto al nostro ordinamento, il vostro pacchetto di regole ne mette in discussione le fondamenta; siamo davanti a una violazione dei principi costituzionali, a un arretramento di quello che è lo Stato di diritto. Farò alcuni esempi per chiarezza. Con il disegno di legge sulla sicurezza aumentano le ipotesi di revoca della cittadinanza.
Se ora il potere di revoca può essere esercitato nei confronti delle persone condannate per gravi reati, che l'hanno acquisita per concessione o autorizzazione entro 3 anni dalla condanna definitiva, con questo testo il termine viene esteso a 10 anni; ancora, si prevede un nuovo reato di occupazione di immobili e l'introduzione di un'aggravante per blocco stradale o ferroviario attuato con il proprio corpo, per criminalizzare quelle che sono le proteste per il clima. Vengono inasprite le pene in caso di violenza o resistenza nei confronti degli agenti di Polizia, ai quali potrà essere permesso l'impiego di armi, anche fuori dal servizio, non se ne capisce davvero la necessità. Anche gli studenti in sit-in davanti ad una scuola, che fermano il traffico, rischieranno il carcere per effetto di queste norme.
Ecco, noi siamo qui per dire che tutto questo è inaccettabile. Su questi punti, nelle scorse settimane, l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa ha sottolineato la natura fortemente repressiva - vede, non lo dice solo il PD - del disegno di legge poiché, cito la dichiarazione: la maggior parte delle disposizioni ha il potenziale di minare i principi fondamentali della giustizia penale e della Costituzione. Ma c'è di peggio - pensavamo che non ci fosse, c'è - perché con la norma sulle detenute madri, contenuta all'articolo 15 di questo decreto, voi arrivate a superare lo Stato di diritto liberale: l'abolizione di un principio sacrosanto - lo è nelle altre democrazie -, come la sospensione della pena per le detenute madri con i figli minori di 1 anno, è inaccettabile, perché mette in discussione un principio fondamentale e viola quello che è l'interesse superiore del minore, così come riconosciuto dalla Convenzione ONU. Una norma che nasconde un chiaro obiettivo - io l'ho sentito dire chiaramente nelle sedute di Commissione e mistificare qui in Aula, con goffi interventi - e che nasce per punire un'etnia. Una norma che, tra l'altro, è stata rivendicata da Salvini pubblicamente, come norma voluta fortemente dalla Lega. Ecco, questa è una norma irragionevole, io non trovo altre parole; non è il carcere il luogo dove far nascere e crescere un minore. Non sono valsi a nulla i nostri appelli, ripetuti in tutte le sedi ed in tutte le Commissioni.
Io vorrei farvi riflettere, ancora una volta, sulle esperienze virtuose delle case famiglie protette, progetti virtuosi che il Ministro Nordio pare aver accantonato e sono usciti fuori dall'orizzonte delle possibilità. Come ha ricordato in un'audizione la Garante dell'infanzia Carla Garlatti, le strutture penitenziarie, seppure a custodia attenuata, quali le ICAM, non sono luoghi per bambini e non sono idonei ad assicurare un loro equilibrato sviluppo psicofisico. Andate a visitare le ICAM e a parlare con quei bambini, perché per conoscere il tema bisogna averle viste le questioni: si tratta a volte di bambini piccolissimi e, quindi, in condizioni di estrema vulnerabilità. Spiace pensare che, nel tempo di uno scorcio di una legislatura, siamo passati dall'aver approvato la proposta di legge del collega Siani fino alle norme di oggi con una giravolta incomprensibile da parte di un partito politico e da parte di una parte della vostra maggioranza.
Io ricordo che quella legge Siani fu votata da Forza Italia e, davvero, il mio è un appello accorato a che, su questa questione delle detenute madri e dei minori, si possa trovare un punto di caduta diverso da quello che voi proponete, perché i minori - non ci stancheremo mai di ripeterlo - e i bambini in carcere non ci devono stare. Loro non hanno colpe, non possono rispondere delle colpe delle madri. Proprio voi, che parlate di famiglia, questo dovreste averlo ben chiaro: va tutelato l'interesse specifico e supremo del minore.
Ecco, c'è ancora tempo: ci saranno i nostri emendamenti al testo, io mi auguro che insieme potremo votarli per evitare questo arretramento. Si dirà che è un'emergenza, perché voi ci avete abituato a questo, voi ci avete abituato a creare un'emergenza. Guardate, l'avete fatto con i rave party: sembrava una questione gravissima; a oggi, dopo un anno e mezzo, noi sappiamo che ci sono state 0 condanne; ci avete tenuto qui mesi a discutere di quel provvedimento inutile e così state facendo sulla vicenda dei bambini. Noi parliamo di 18 donne detenute e 21 bambini: è questa l'emergenza italiana? È questa la cosa più importante che avete da fare? Ma concentratevi su altro, non ve la prendete con i pochi e sparuti bambini che all'interno delle carceri ci sono e, soprattutto, non ce ne fate entrare altri, questo è l'appello.
C'è un altro punto, gravissimo, che entra in conflitto con quelli che sono i nostri principi costituzionali e mi riferisco a tutte le norme che spingono verso una criminalizzazione del dissenso e delle lotte sociali, trasformando in reati comportamenti che hanno a che fare con la protesta, con il disagio e con la marginalità sociale. Invece di provare ad affrontare e a risolvere i problemi sociali voi, non so perché, li criminalizzate, come se questo bastasse a risolverli oltretutto. Si pensi all'introduzione del delitto di rivolta penitenziaria, che sovverte i principi con cui è stato pensato e costruito il nostro ordinamento penitenziario. Prima la creazione del GIO, il reparto anti-rivolte nelle carceri della Polizia penitenziaria - io vi ricordo che mancano, non lo dico io, lo dicono i sindacati di polizia mancano 18.000 agenti all'interno delle carceri italiane; avete previsto di assumerne, chiedo scusa non ho appuntato il dato, 2.004 ma saranno 2.400 quelli che vanno in pensione; state prendendo in giro le forze dell'ordine, questa è la verità - perché è prodromica a quello che state facendo adesso, cioè alle norme contro la rivolta passiva nelle carceri e nei CPR, che sono contenuti l'abbiamo visto negli articoli 26 e 27. Due misure che hanno lo scopo di costruire un modello delle condizioni di detenzione che getta il Paese indietro di 100 anni. Io ho assistito a tutte le audizioni: molte associazioni, che si occupano di diritti umani, sono intervenute proprio per stigmatizzare e metterci al riparo dal votare questi articoli.
Vede, spiace doverlo constatare, ma il Regolamento fascista del 1931, quello voluto dal codice Rocco e nel quale si diceva che i detenuti dovevano rimanere in fila, senza disturbare, essendo diligenti e in buon ordine, non si allontana molto da quella che è l'impostazione di questo decreto. Ecco voi fate la stessa cosa, introducendo il reato di resistenza passiva voi esponete ulteriormente la popolazione detenuta a un rischio. I detenuti non avranno altra possibilità per esprimere il proprio dissenso se non quello di utilizzare il loro corpo e siamo oggi a 69 suicidi dall'inizio dell'anno. Nulla è stato fatto nel decreto Carceri, nulla rispetto all'assunzione del personale, nulla rispetto a quello che è il personale e i funzionari che si occupano di educazione e di attività ricreative, nulla. Ecco, voi dovreste occuparvi di questo.
Mi avvio a concludere, signor Presidente, sottolineando ancora una volta quanto questo disegno di legge risulti indigeribile sotto il profilo della tutela delle persone detenute in carcere e profondamente illiberale per il principio repressivo che innerva gran parte del testo. Siamo davanti a una deriva autoritaria preoccupante, una forte restrizione dei diritti accompagnata da un castello di norme che reprimono il dissenso e aumentano le pene.