A.C.1835-A e abbinata
Grazie, Presidente. Credo che noi stiamo scrivendo, in questa discussione generale e quando, poi, porteremo questo provvedimento in Aula per il voto, una pagina importante della nostra vita parlamentare, perché è una pagina che vuole ricordare, con questa legge, un'esperienza molto importante, che ha riguardato - veniva ricordato ora - 650.000 dei nostri militari, in particolare gli internati civili. Una pagina che è stata una pagina di resistenza e una pagina di antifascismo. Come veniva ricordato, noi vogliamo dedicare una giornata, in particolare, a quei militari italiani fatti prigionieri dall'Esercito tedesco dopo l'8 settembre 1943, che, di fronte alla richiesta di aderire alla Repubblica sociale italiana e di combattere con la Repubblica sociale italiana accanto ai nazisti, risposero con un rifiuto e si esposero per questo a una condizione di vita difficilissima: di prigionia, di lavoro coatto, di umiliazioni, di violenza. Tanti pagarono con la vita quell'esperienza e fecero una scelta di grande rilievo: di resistenza, di antifascismo, di ripudio e di rifiuto della collaborazione con la Repubblica sociale italiana.
La scelta della data non è casuale: è la data in cui Hitler tolse a quei militari lo statuto di prigionieri di guerra e, quindi, i diritti legati a quello statuto, anche se è vero che i nazisti, in tante occasioni, nei riguardi dei prigionieri di guerra quei diritti non li hanno applicati, pensiamo a quello che hanno fatto ai prigionieri russi o polacchi; quei diritti, sostanzialmente, i nazisti li applicavano ai prigionieri delle Forze armate dei Paesi occidentali. Fu, appunto, anche questo un atto di disprezzo verso i nostri militari e fu anche la scelta di ridurli in una condizione davvero di servaggio, di sfruttamento e di violenza, che è giusto ricordare in questa maniera, con una iniziativa istituzionale così rilevante. Il contesto storico era quello drammatico della Seconda guerra mondiale e di quello che è stato definito l'universo concentrazionario nazista.
L'onorevole Mule' citava il bellissimo discorso del Presidente della Repubblica di pochi giorni fa sul valore della Resistenza, su cosa sia stato il fascismo, su cosa sia stato il nazismo. Mattarella verrà - dico verrà perché è il comune di cui ho avuto l'onore di essere sindaco per due mandati - a Marzabotto il 29 settembre; è l'ottantesimo anniversario degli eccidi nazifascisti di Marzabotto e verrà, fra l'altro, con il Presidente tedesco. Pensando a questo e pensando alla giornata di oggi, penso sarebbe interessante, per tanti di noi, leggere o rileggere un testo di un grande italiano, don Giuseppe Dossetti, che è l'introduzione a “Le querce di Monte Sole”, che è un libro scritto da monsignor Luciano Gherardi e dedicato all'eccidio di Marzabotto, in cui Dossetti dà una descrizione molto interessante del nazismo che appunto ne aiuta a comprendere anche l'universo concentrazionario, come è stato definito.
Parlando della strage di Marzabotto, parla di delitto castale, cioè parla dell'idea nazista per cui il mondo si riorganizzava su una base razzista ed etnica, prevedendo l'estinzione di intere categorie di esseri umani (gli ebrei, i portatori di handicap, i disabili, gli omosessuali, i rom, i testimoni di Geova, gli oppositori politici) e destinava altre cosiddette categorie di esseri umani al lavoro coatto al servizio dei nuovi padroni ariani. Questo riguardava i popoli slavi e ha riguardato anche, dopo l'8 settembre, quei prigionieri militari italiani.
In questo dramma della storia umana che è stato il nazismo, c'è anche la tragedia, ci sono anche le responsabilità, grandissime, del regime fascista. Nella discussione pubblica, a volte viene propagata l'idea di un fascismo buono fino alle leggi razziali e all'alleanza con Hitler. In realtà, il fascismo fu fin dall'inizio un movimento di straordinaria violenza, che represse le libertà democratiche, la voglia di riscatto sociale del popolo italiano; stiamo tutti ricordando in questi giorni il centesimo anniversario dell'omicidio di Giacomo Matteotti.
Poi, il fascismo è stato un esempio per il nazismo tedesco. È col fascismo italiano che si è avviato un movimento europeo di cui ha fatto parte poi anche il nazismo di Hitler, tanto che Hitler ha sempre considerato Mussolini un suo maestro. Ha sempre disprezzato gli italiani, ancora di più dopo l'8 settembre, ma ha sempre mantenuto un legame strettissimo con Mussolini. Poi, quel regime è quello che ci ha trascinato in una guerra di aggressione: quando Mussolini disse che servivano qualche migliaio di morti da gettare sul tavolo della pace, l'Italia ha pagato quella guerra con più di mezzo milione di morti, con distruzioni immani, con quella tragedia che si è conclusa solo con la liberazione, il 25 aprile del 1945.
Dentro questa storia c'è anche il 25 luglio del 1943 e c'è anche l'8 settembre del 1943, quando, firmato l'armistizio, la monarchia, le classi dirigenti del Paese, i vertici militari abbandonarono i nostri soldati a se stessi; quella monarchia e quelle classi dirigenti che già avevano avuto una grande responsabilità nella nascita del fascismo. Ricordo che Antonio Gramsci parlò, riferito appunto alla fase di nascita, di crescita e di presa del potere da parte del fascismo, di sovversivismo delle classi dirigenti. Quelle stesse classi dirigenti e quella stessa monarchia abbandonarono a loro stessi i soldati italiani.
In quell'esperienza, in tanti di quei soldati, che erano cresciuti educati dal fascismo, crebbe una cultura antifascista, crebbe nella tragedia della guerra. Per esempio, in tanti di loro crebbe nella ritirata di Russia e, poi, crebbe nella reazione dopo l'8 settembre, a Cefalonia, a Porta San Paolo. Poi, crebbe, in questo caso, col coraggio di quegli internati militari italiani, quella grande maggioranza, che rifiutò di collaborare col nazismo e con il fascismo.
Per queste ragioni, come gruppo Partito Democratico, auspichiamo davvero che questa proposta di legge proceda con l'unità di tutto il Parlamento. Lo abbiamo sottolineato nella discussione in Commissione e lo faremo anche con alcuni emendamenti che abbiamo presentato e avremo modo di discutere quando torneremo per il voto, sostanzialmente per sottolineare due elementi: uno, lo accennava anche prima l'onorevole Mule', è la complementarità con le due date del 27 gennaio, Giorno della Memoria, e del 25 aprile, Giorno della Liberazione. Questo perché per noi, penso e spero per tutti noi deputati, quegli internati militari italiani fecero una scelta di resistenza e fecero una scelta di antifascismo. Quindi, quella loro scelta sta anche dentro le giornate del 27 gennaio e del 25 aprile.
Quindi, questa scelta di dedicare loro una giornata specifica è anche un modo - è vero - per recuperare un ritardo che c'è stato su questa memoria. Questo perché è vero che è stato uno degli aspetti della memoria e della Resistenza che a volte è stato poco al centro dell'attenzione della stessa attività delle istituzioni, però, è dentro un quadro complessivo che, come vede l'unitarietà del progetto nazista e dell'universo concentrazionario nazista, vede l'unità di chi, in modi diversi, scelse di combattere il nazismo e il fascismo e di battersi per la libertà del Paese. Quindi, la complementarità col 27 gennaio e il 25 aprile è un punto molto importante rispetto a come caratterizzare e costruire questa giornata.
Poi, vi è il pieno coinvolgimento delle associazioni che più hanno lavorato sul tema degli internati; abbiamo proposto il coinvolgimento dell'Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti e abbiamo sottolineato l'importanza di un pieno coinvolgimento di queste associazioni nell'ambito dei progetti che si metteranno in campo, perché sono associazioni che, in particolare sul tema degli IMI, hanno costruito competenze, un lavoro molto importante; già lavorano con le scuole, già promuovono momenti di approfondimento, di ricerca. Quindi, è molto importante che siano pienamente inseriti in questa legge.
Noi abbiamo anche ragionato su cosa era meglio fare, anche nel contesto politico che viviamo oggi nel Paese, e abbiamo pensato - personalmente ne sono davvero molto convinto - che tutte le volte che questo Parlamento si unisce per difendere i valori della Resistenza, dell'antifascismo fa una cosa molto importante e che tutti i gruppi parlamentari devono favorire questi momenti di unità su questi valori, perché questi valori, questa storia, questa memoria sono la base della nostra democrazia; sono la base della nostra Costituzione, che è nata dalla Resistenza e dall'antifascismo.
Questo impegno sulla memoria rappresenta un elemento fondamentale di solidità delle nostre istituzioni democratiche, perché le fonda nella storia del Paese, perché rafforza le radici della nostra democrazia, anche con la fatica di trovare i punti di equilibrio, di confrontarsi.
Devo fare un ringraziamento particolare all'onorevole Mule', perché è stato davvero un tessitore di questo lavoro. Fra i gruppi parlamentari abbiamo ritenuto che la scelta migliore fosse lavorare sul testo della legge e provare a farne una grande occasione di unità di tutto il Parlamento appunto per difendere i valori fondanti della nostra democrazia e della nostra Costituzione antifascista. Per questo sono contento del punto di arrivo a cui siamo arrivati fino ad ora e penso che potremmo giungere ad un voto unanime di tutta l'Aula, che rappresenterà una pagina importante della nostra attività parlamentare.