Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
dall'inizio del 2024 sono stati 71 i suicidi di detenuti nelle carceri italiane;
nel carcere «Regina Coeli» di Roma dall'inizio del 2024 si sono tolti la vita tre detenuti, tutti reclusi all'interno della VII sezione penale. L'ultimo episodio è avvenuto nella notte del 17 settembre 2024: un cinquantenne italiano si è suicidato impiccandosi nella sua cella;
come evidenziato dall'Osservatorio sulle carceri dell'associazione Antigone, «la VII sezione di Regina Coeli e allo stesso tempo una sezione di ingresso, di transito, disciplinare, di isolamento sanitario. Le persone qui recluse restano in cella per 23 ore al giorno in una condizione che di dignitoso non ha nulla. Le celle sono piccolissime e ospitano 2 o 3 persone su un unico letto a castello. Il wc e il lavandino si trovano in una piccola stanza adiacente senza intimità. Le finestre sono più piccole che altre sezioni e dotate di celosie, il che non consente all'aria di circolare e riduce l'ingresso della luce naturale. Solo le celle del terzo piano sono dotate di doccia. In questi spazi così ristretti, le persone trascorrono 23 ore al giorno. A causa del sovraffollamento nel secondo e nel terzo piano della sezione le aule ricreative sono state trasformate in celle. Le condizioni igienico sanitarie della sezione sono pessime»;
il Garante dei detenuti del Lazio Stefano Anastasia ha fatto presente che «la situazione della settima sezione del carcere di Regina Coeli non può essere più tollerata. I tre suicidi di questi ultimi mesi sono il segnale più evidente di problematiche che al momento non è possibile risolvere e per cui l'unica soluzione è la chiusura immediata della sezione» –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle condizioni di detenzione all'interno del carcere Regina Coeli di Roma, ed in modo particolare nella VII sezione, e quali iniziative intenda adottare al fine di verificare che esista un piano di prevenzione del rischio suicidario e se le condizioni materiali di detenzione siano compatibili con standard igienico-sanitari delle strutture di comunità.