24/09/2024
Andrea Casu
Barbagallo, Ubaldo Pagano, Bakkali, Ghio, Guerra, Lai, Morassut, Roggiani
2-00441

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   dopo due scioperi nazionali, il 18 luglio e il 20 settembre 2024, tutte le lavoratrici e i lavoratori dipendenti delle imprese cui si applica il Ccnl autoferrotranvieri internavigatori (mobilità Tpl) si fermeranno una terza volta l'8 novembre 2024 per uno sciopero di 24 ore senza la garanzia delle fasce protette;

   infatti, le segreterie nazionali dei sindacati di riferimento, in maniera unitaria, hanno dovuto proclamare la terza azione di sciopero a causa della mancanza di interventi fattivi per il settore, nell'assoluta indifferenza del Governo;

   come dichiarato dalle rappresentanze sindacali, il Ccnl autoferrotranvieri internavigatori (mobilità Tpl) è scaduto dal 31 dicembre 2023 e, ad oggi, ancora non si è arrivati ad un accordo sul nuovo Ccnl dato che, lo scorso maggio, si è interrotto il tavolo di trattativa a causa della scarsa disponibilità delle associazioni datoriali in relazione ad avanzamenti normativi ed assunzione di azioni concrete nei confronti del settore e della categoria;

   le associazioni datoriali, in varie occasioni, hanno confermato che il quadro finanziario del trasporto pubblico nazionale è preoccupante perché c'è un ammanco di 1,7 miliardi, dovuto anche all'inflazione, che rischia di non far centrare l'obiettivo indicato dal Pniec, il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, che indica uno shift modale, dalla mobilità privata a quella collettiva, del 10 per cento;

   «Le analisi di esperti – hanno segnalato le associazioni commentando uno studio del Politecnico di Milano in occasione di un convegno organizzato a Milano a NME, la fiera internazionale dedicata al trasporto pubblico lo scorso maggio – confermano un pericoloso sbilancio finanziario, dovuto sia alla carenza annuale del Fondo nazionale di finanziamento del Tpl, si tratta di quasi 800 milioni di euro, sia alle risorse che servirebbero a far fronte ai futuri costi di rinnovo del Ccnl di categoria, scaduto nel 2023, e che le organizzazioni sindacali hanno quantificato in circa 900 milioni di euro aggiuntivi a regime.»;

   il Governo sembra rimanere inerte rispetto a tale situazione e, a fronte di ripetute e continue sollecitazioni delle stesse istituzioni, sia di maggioranza che di opposizione, continua ad ignorare la crisi che investe da tempo il settore del trasporto pubblico e l'urgente necessità di interventi;

   è oramai palese che un adeguato finanziamento del settore non sia più rinviabile tanto per garantire un rinnovo dignitoso del contratto collettivo della categoria, quanto per sostenere e valorizzare il capitale umano;

   il settore risulta, oramai, caratterizzato da un crescente deterioramento delle condizioni lavorative e retributive, dalla conseguente e strutturale carenza negli organici aziendali, dagli episodi di aggressioni fisiche e verbali sempre più diffusi ai danni degli operatori front-line, dalla cronica difficoltà nel reperire nuovi conducenti e altre figure specializzate, dal rischio sempre più tangibile della riduzione dei servizi, nonché dall'impossibilità di offrire un trasporto pubblico locale adeguato, ma anche riguardo a tematiche inerenti la sopravvivenza e gli interessi complessivi del settore;

   da tempo la IX Commissione della Camera dei deputati (Trasporti, poste e telecomunicazioni) e l'Assemblea della Camera dei deputati, con atti di indirizzo, hanno chiesto al Governo di porre queste tematiche al centro della propria agenda per affrontare in modo efficace le problematiche evidenziate, a partire dalla disponibilità ad effettuare un robusto investimento a livello nazionale per implementare il Fondo nazionale per il Tpl;

   l'enorme crisi che tutto il trasporto pubblico locale sta affrontando è stata, dunque, ripetutamente portata all'attenzione del Governo che tuttavia sembra non essere in grado di risolverla. Da ultimo in occasione della discussione dell'ordine del giorno n. 9/1937-A/9 presentato dal primo firmatario del presente atto in cui si è impegnato il Governo a potenziare in tempi rapidi il fondo nazionale Tpl, adeguandolo all'inflazione e ai nuovi fabbisogni tecnologici del settore, incomprensibilmente, il Governo ha chiesto di farlo con una riformulazione che ha cancellato ogni riferimento al necessario rinnovo del Ccnl degli autoferrotranvieri;

   il sistema del trasporto pubblico locale è, quindi, penalizzato da una cronica mancanza di risorse, nonostante secondo i dati 2019 dell'Osservatorio nazionale sul trasporto pubblico locale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il settore rivesta un ruolo strategico sia a livello economico che sociale in cui operano circa 900 imprese, per un totale di circa 114 mila lavoratori, con un giro d'affari di 12 miliardi di euro e un trasporto annuo di 5,5 miliardi di passeggeri;

   il Fondo nazionale per il Tpl presenta, a parere degli interpellanti, una dotazione insufficiente, pari a poco più di 5 miliardi di euro lordi annui per il triennio 2024-2026, i quali, anche secondo quanto sottolineato dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome, coprono appena il 55 per cento della spesa totale affrontata dagli enti;

   il 20° Rapporto sulla mobilità degli italiani – pubblicato dall'istituto superiore di formazione e ricerca per i trasporti (Isfort) nel novembre 2023 mostra in relazione agli altri Paesi europei come l'Italia soffra di una «rilevante sotto-dotazione di servizi per il trasporto pubblico», con un'incidenza sul prodotto interno lordo pari ad appena lo 0,4 per cento, meno della metà del dato tedesco (0,86 per cento) e persino inferiore alla media dell'unione europea (0,48 per cento). Stesso discorso per quanto riguarda gli addetti del settore del trasporto pubblico locale, che in Italia sono 11,3 ogni 10.000 abitanti, contro il 25,8 della Germania e il 16,4 della media dell'Unione europea;

   è necessario ricercare un accordo che preveda un incremento economico del Ccnl in linea con l'aumento del costo della vita e rimodulando la parte normativa per consentire una migliore conciliazione tra tempi di vita e del lavoro, nonché ad individuare soluzioni per contrastare il fenomeno delle aggressioni –:

   in che modo il Governo intenda implementare il sistema di finanziamento pubblico nazionale per il sistema del trasporto pubblico locale che possa garantire al più presto il rinnovo contrattuale in linea con le esigenze del settore per assicurare il giusto salario e condizioni di sicurezza per tutte le lavoratrici ed i lavoratori;

   se non ritengano necessario avviare un'analisi attenta ed approfondita dell'intera struttura delle competenze e delle regole orientata a consentire al settore di rispondere efficacemente all'aumento della domanda di mobilità pubblica, favorendo lo shift modale dal trasporto privato a quello pubblico e vigilando affinché la centralità di tale trasformazione sia nel rinnovo del Ccnl.

Seduta del 27 settembre 2024

Illustrazione di Andrea Casu, risposta della Sottosegretaria di Stato all'Interno, replica di Andrea Casu

ANDREA CASU, Sì, grazie, Presidente. Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, questa interpellanza urgente è il coronamento di un lungo percorso di momenti di confronto in Commissione e in Aula su un tema che è al centro delle problematiche che vivono ogni giorno tutte le persone del nostro Paese. È un problema che riguarda tutti e che riguarda soprattutto le aree interne, le periferie e le realtà dove è sempre più difficile arrivare, sempre più difficile tornare e sempre più difficile muoversi.

Ora, è chiaro che noi lo abbiamo fatto attraverso una risoluzione in Commissione, che ha indicato chiaramente l'enorme crisi del trasporto pubblico locale. Ci siamo confrontati per mesi, maggioranza e opposizione, su queste questioni, con tutti i soggetti che si occupano di questo tema sul territorio. Abbiamo votato una mozione in Aula a maggio. Come Partito Democratico, abbiamo chiesto fortemente un intervento che andava nella direzione di potenziare il Fondo nazionale dei trasporti e, a fine luglio, un altro ordine del giorno è stato approvato.

Però, questa interpellanza pone una questione centrale, che è il punto delle condizioni sempre più difficili delle lavoratrici e dei lavoratori. Quando noi abbiamo presentato l'ordine del giorno a luglio, è stato accolto, anche con il voto della maggioranza, ma con una riformulazione in cui veniva chiesto di togliere il riferimento a quanto il potenziamento del Fondo nazionale fosse indispensabile per garantire il rinnovo dei contratti. Noi non siamo riusciti a trovare una spiegazione e speriamo che questa possa essere l'occasione per avere questa volontà, però una cosa ci teniamo a mettere in evidenza: la dinamica inflattiva e la transizione energetica riguardano tutti.

Riguarda il costo del condominio, che ciascuno di noi paga, che è sempre più alto; riguarda anche le imprese di trasporto; riguarda anche le condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori dei trasporti, che non vivono su un altro pianeta, vivono in Italia, come tutti noi.

Se la Conferenza delle regioni ha indicato chiaramente che nel bilancio 2025 - anzi l'avevano chiesto nel bilancio del 2024 e, non essendo stato fatto, hanno rinnovato la richiesta - servono almeno 800 milioni di euro per adeguare il Fondo nazionale trasporti a quello che fa già adesso, quindi non per dare più soldi ma per dare lo stesso valore alle risorse che sono già erogate, se tutti i sindacati (CGIL, CISL, UIL, FAISA - CISAL, UGL) stanno ponendo la questione del rinnovo di tutti i contratti che sono scaduti e servono almeno 900 milioni di euro, se queste cifre (900 milioni di euro per il rinnovo di contratti; 800 milioni di euro per l'adeguamento alla dinamica inflattiva) sono cifre che sono indicate da tutti i sindacati, dalla Conferenza delle regioni - e la maggioranza dei presidenti delle regioni non sono certo esponenti del Partito Democratico, sono esponenti di forze politiche che oggi sostengono la maggioranza - da tutte le imprese (da AGENS, da ANAV, da ASSTRA), se tutto questo si sta muovendo, indicando chiaramente che serve un intervento strutturale, significa che questo intervento strutturale sul potenziamento di queste risorse non è più rinviabile.

Noi, come opposizione, abbiamo presentato tutti gli atti possibili e con l'interpellanza di oggi lo ricostruiamo questo percorso di azioni, ma chiediamo al Governo di rispondere.

Antonio Casella, che è il coordinatore dei circoli trasporti di Reggio Emilia e della Rete nazionale dei circolo dei trasporti del Partito Democratico, ha fatto un'intervista in queste ore su il Resto del Carlino, spiegando come sia impossibile vivere a Reggio Emilia con 1.300 euro al mese.

Se non rinnoviamo questi contratti, non consentiamo ciò alle lavoratrici e ai lavoratori dei trasporti, semplicemente non troveremo più nessuno - e sta già avvenendo - disponibile a fare l'autista, perché, se aumenta il costo di tutti e l'unica cosa che non aumenta è il reddito dei lavoratori del trasporto, è chiaro che questo lavoro sarà destinato a non trovare più persone disponibili a portarlo avanti. Per un lavoratore e una lavoratrice che guadagnano così poco, rinunciare al proprio salario per aderire allo sciopero significa rinunciare a un pezzo di vita, alla possibilità di andare magari a prendere l'unica pizza che si prende durante tutto il mese, perché tu, nel momento in cui scioperi, rinunci a un una parte del tuo salario di quella giornata e, se tutti i sindacati hanno indetto per l'8 novembre uno sciopero di 24 ore senza fasce, vuol dire che ormai siamo arrivati al punto di rottura, da questo punto di vista. Significa dire a persone, che hanno pochissimo, di rinunciare a quel poco per segnalare non solo qualcosa che riguarda il loro diritto al giusto salario o alla sicurezza del lavoro, ma qualcosa che riguarda il diritto alla mobilità di tutti e di tutte. Chi è in prima linea vede negli occhi ogni giorno il disagio che si ha nel trasporto pubblico. Un disagio che cresce più ti allontani dal centro della città, più arrivi verso le periferie, più arrivi verso le aree interne. Vedi quanto diventa difficile tornare, quanto quell'ultima corsa o quella prima corsa che viene cancellata o che non si realizza significa non poter più accompagnare i figli a scuola o non poter più tornare dall'università.

Tutto questo significa che è un problema che non può più continuare a essere ignorato e sottovalutato.

Anche i numeri ci dicono che stiamo sbagliando. Il rapporto ISFORT del novembre del 2023 ci dice chiaramente quanto è grave la sottodotazione di servizi per il trasporto pubblico in termini di incidenza del PIL: siamo allo 0,4 per cento; in Germania è lo 0,86 per cento; la media europea è lo 0,48 per cento. Non siamo locomotiva d'Europa, siamo in coda in Europa per quanto riguarda l'incidenza sul PIL. Siamo in coda anche sul numero di lavoratori: in Italia 11,3 ogni 1.000 abitanti; in Germania sono 25,8; la media europea è il 16,4.

Ecco, perché la Germania va in una direzione diversa dalla nostra? Perché la Germania sperimenta il biglietto climatico? Perché in Germania il trasporto pubblico locale è così efficiente che quando noi arriviamo in Germania diciamo “ah, quanto sarebbe bello avere un trasporto pubblico locale così anche in Italia, perché c'è questa differenza”? Semplicemente perché investono più del doppio di quello che investiamo noi sul tema dei trasporti, perché lavora nel mondo dei trasporti il doppio delle persone rispetto a quelle che lavorano da noi ed è un investimento pubblico, di risorse nazionali. Si chiama trasporto pubblico locale ma è una grande questione nazionale, in tutti i Paesi. Invece in Italia questo non avviene e noi stiamo andando nella direzione totalmente opposta.

In Germania: biglietto climatico, possibilità di prendere tutti i mezzi, intermodalità nei trasporti, efficienza dei trasporti a costi sempre più contenuti, che favoriscono l'utilizzo del mezzo pubblico. In Italia, invece, aumento dei costi perché scarichiamo tutto sui passeggeri, sui 5,5 miliardi di persone che prendono i nostri mezzi pubblici in Italia ogni anno. Tutti costi, perché non c'è l'investimento pubblico. Allora, a quel punto, in che situazione ti ritrovi? Ti ritrovi nella situazione che devi far pagare di più un costo per avere un servizio che peggiora. Quindi, le persone hanno la sensazione di essere maltrattate dal fatto che stanno pagando di più un servizio che vale di meno, in un momento in cui, in tutto il mondo, si riflette invece su come l'innovazione dovrebbe consentire di adeguare i servizi sulla base delle esigenze dei cittadini e non di farglieli vivere come un'ingiustizia.

Tra le ingiustizie, c'è un tema gravissimo, che è quello della sicurezza del lavoro. Ora, noi abbiamo avuto, anche in questo mese di agosto, un fenomeno crescente di aggressioni nei confronti del personale e spesso le aggressioni non sono solo nei confronti del personale, ma anche nei confronti dei mezzi. Addirittura ho letto di una molotov lanciata nei confronti di un mezzo pubblico nelle ultime ore.

Ecco, di fronte a questi fenomeni, che sono anche espressione violenta di un disagio crescente, c'era uno strumento, un protocollo siglato dal precedente Governo nell'aprile del 2022. Non è stata presa alcuna azione concreta per applicarlo fino al 5 settembre di quest'anno. Quindi, un protocollo che è rimasto inattivo fino al 5 settembre di quest'anno, quando finalmente è stata fatta una riunione con i sindacati e con le imprese per darvi attuazione. Noi, però, non possiamo ignorare il tema della sicurezza del lavoro, non possiamo ignorare il fatto che ci sia una questione. Ugualmente, non possiamo ignorare la questione del salario, così come la questione dei servizi, così come la questione del consentire a quegli investimenti, che ci sono, grazie alle risorse europee e al PNRR, come i nuovi mezzi, ma nuovi mezzi significa anche nuovi costi e nuovi servizi. Se noi non adeguiamo all'inflazione e non rinnoviamo i contratti, ma manteniamo la situazione sempre così com'è, la situazione può solo peggiorare.

Ecco, perché ho voluto ricostruire tutti questi passaggi? Perché, effettivamente, io l'unica cosa che chiedo al Governo è di non risponderci con la stessa risposta che ci è stata data lungo tutto questo anno. Ci è stato sempre detto, con una sorta di minuetto tra il Ministero dei Trasporti e il MEF - e per questo noi oggi, come Partito Democratico, abbiamo interpellato in maniera urgente sia il Ministero dei Trasporti che il MEF, perché sono Ministeri diversi ma il Governo è uno solo e alla fine la risposta deve arrivarci dal Governo - che si condivide naturalmente una condizione che, essendo riconosciuta da tutti a livello nazionale, internazionale, dal Politecnico di Milano, dalla Conferenza delle regioni, da tutte le imprese di trasporto, da tutti i sindacati, da tutti i lavoratori, da tutti i cittadini, non può essere negata, ma che c'è la necessità di definire modalità nuove di riparto, che siano collegate al federalismo fiscale, a tutti i provvedimenti che si stanno mettendo in campo. Benissimo, la questione dei criteri è aperta. L'abbiamo detto con la nostra risoluzione: il criterio storico deve essere superato; bisogna adeguare ai cambiamenti in atto, ai chilometri, al numero di persone. Quindi, da questo punto di vista, è fondamentale andare avanti per fare nuovi criteri, ma, nel frattempo che discutiamo su come fare nuovi criteri, se non si mettono i soldi nella prossima manovra finanziaria, questo Governo, il Governo Meloni, condanna il trasporto pubblico locale a livello nazionale a fallire, dà il colpo di grazia a una situazione che è già in profondissima crisi. Non si può evadere da questa responsabilità politica, che è nazionale, perché, quando l'8 di novembre si fermeranno tutte le città, nessuno pensi di dare la colpa a quei lavoratori, perché sono lavoratori che stanno rinunciando a una parte importante del loro magro salario per difendere un diritto di tutti, che è il diritto alla mobilità. Nessuno pensi di dare la colpa ai sindacati, tra l'altro tutti i sindacati, perché stanno difendendo il diritto di quei lavoratori a un giusto salario e a un lavoro sicuro. Nessuno pensi di poter dare la responsabilità ai sindaci, in uno scarica barile impossibile, perché i sindaci cosa possono fare nel momento in cui non ci sono le risorse nemmeno per adeguare i costi? Nessuno pensi di dare responsabilità delle imprese, perché tutte le imprese hanno indicato chiaramente che così non si può andare. Gli unici responsabili del fatto che si bloccherà il trasporto quel giorno - e non solo quel giorno perché sarà sempre peggio se non si invertirà questo trend - saranno la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il Ministro Salvini.

Quindi, dato che c'è tempo per correggere questa rotta e dato che le risorse si possono trovare, noi come Partito Democratico abbiamo presentato molti emendamenti nella scorsa legge di bilancio e li presenteremo anche in questa. Abbiamo indicato molte soluzioni e abbiamo posto, per esempio, il tema dei sussidi ambientalmente dannosi. È vero: ci viene risposto che i sussidi ambientalmente dannosi servono per sostenere comparti importanti dell'industria, ma noi dobbiamo anche costruire, se vogliamo ottenere gli obiettivi che ci siamo dati a livello italiano e comunitario e anche di transizione, cercando di far sì che spostiamo gradualmente risorse e lavoratori, convertendo anche la nostra politica industriale da settori che generano danni all'ambiente a settori che generano un vantaggio per l'ambiente. E quale settore è più vantaggioso del trasporto pubblico locale? È un elemento di politica industriale, perché parliamo di 900 imprese, parliamo di oltre 100.000 lavoratori e lavoratrici, parliamo di 5,5 miliardi di persone che si muovono ogni anno e che fruiscono di questi servizi. Stiamo parlando di un settore fondamentale. Abbiamo esempi positivi di come un investimento pubblico nazionale in questo settore ha garantito, poi, un miglioramento della qualità della vita di tutti i cittadini. Allora, investiamo su questo!

Poi, però, noi che siamo all'opposizione vi diciamo anche: non volete utilizzare - è una mole limitata, perché stiamo parlando di 1,7 miliardi, a fronte veramente di decine di miliardi che vengono impiegati nei sussidi ambientalmente dannosi - questa leva? Ne avete altre. Siete voi a governare e, dunque, non potete tenere la testa sotto la sabbia e pensare che non si affronti, nella prossima manovra, questo tema cruciale. Non potete dare il colpo di grazia al trasporto pubblico locale.

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il trasporto pubblico locale rappresenta un tassello fondamentale per il perseguimento di una mobilità urbana efficiente e sostenibile. Il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti è impegnato nella realizzazione di una serie di misure per il potenziamento del trasporto pubblico locale, volte in particolare a garantire il miglioramento della qualità del servizio per i cittadini. Una sfida che il MIT vuole perseguire in una costante sinergia con le amministrazioni territoriali.

Ricordo, infatti, che entro il 2026, in linea con gli obiettivi fissati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, verrà rinnovata significativamente la flotta degli autobus adibiti ai servizi di trasporto pubblico locale e contestualmente sono previsti rilevanti investimenti per il potenziamento del sistema ferroviario regionale e dei sistemi di trasporto rapido di massa, tra cui metro, tram, bus rapid transit.

In tale contesto, nel corso della legislatura corrente, una particolare attenzione è stata dedicata ai profili legati alla sicurezza, con la riattivazione del tavolo previsto dal protocollo per la promozione della sicurezza nel processo di sviluppo del trasporto pubblico locale e regionale tra Stato, regioni, associazioni datoriali e sindacati. In un recente incontro, avvenuto lo scorso 5 settembre, si è convenuto sulla necessità di strutturare una sede istituzionale a livello nazionale di monitoraggio, consultazione, confronto e proposta sui temi della sicurezza nel servizio di trasporto pubblico locale e regionale. In particolare, è stata prevista la possibilità di ampliare le funzioni dell'osservatorio nazionale per la promozione del trasporto pubblico locale e regionale attraverso la costituzione di tavoli tecnici finalizzati all'elaborazione di proposte. Le riunioni delle prime sedute dei suddetti gruppi di lavoro sono state già convocate per il prossimo mese di ottobre.

Inoltre, ricordo che lo scorso 17 aprile è stato emanato il decreto ministeriale n. 108, che ha definito i requisiti tecnici delle protezioni per i veicoli adibiti a servizio di linea utili a garantire la sicurezza degli operatori di guida.

Con riguardo alla richiesta di implementazione del sistema di finanziamento pubblico nazionale, rappresento che il Fondo per il concorso finanziario dello Stato agli oneri del trasporto pubblico locale è stato progressivamente aumentato, a partire dal 2022, da circa 410 milioni di euro e andrà a stabilizzarsi nel 2026, con una dotazione complessiva pari a 5 miliardi 270 milioni.

Con riferimento alla richiesta di avviare un'analisi della struttura delle competenze, si evidenzia che le funzioni e i compiti di programmazione e di amministrazione in materia di servizi di trasporto pubblico locale sono attribuiti alle regioni in virtù della riforma del Titolo V.

Si rappresenta che, in applicazione dell'articolo 27 della legge n. 50 del 2017, è in corso l'attività per l'individuazione corretta dei livelli adeguati di servizio uniformi sull'intero territorio nazionale, per la cui determinazione è stato istituito apposito gruppo di lavoro costituito da MIT, MEF, rappresentanti delle regioni, ANCI e Autorità di regolazione dei trasporti.

La definizione dei livelli adeguati di servizio consentirà di poter meglio determinare la qualità e la quantità dei servizi necessari ad assicurare un trasporto pubblico locale capillare e più efficiente, con conseguente quantificazione delle risorse necessarie per garantire la copertura. Dal confronto con i soggetti coinvolti, in particolare con gli enti territoriali, emergerà l'effettivo fabbisogno della domanda di mobilità pubblica e potranno essere valutate le misure e le azioni più adeguate a rispondere efficacemente alle esigenze rilevate, incluse quelle, più volte promosse, dello spostamento modale dal trasporto privato a quello pubblico.

Circa il contratto collettivo nazionale di lavoro di settore, si evidenzia che la tematica è strettamente connessa alle relazioni industriali tra associazioni datoriali e sindacati, ferma restando la disponibilità del MIT a poter svolgere un'attività di mediazione tra le parti interessate.

ANDREA CASU. Grazie, Presidente. Purtroppo, sono totalmente insoddisfatto da questa risposta, perché sono state, in maniera edulcorata, ribadite alcune cose che erano contenute nella domanda. Dico in maniera edulcorata, perché io penso che il fatto che un protocollo dell'aprile 2022, con le aggressioni crescenti al personale, sia stato riattivato solo nel settembre 2024 non sia un elemento di vanto e dovrebbe essere qualcosa per cui il Governo dovrebbe scusarsi con le lavoratrici e i lavoratori che hanno subito aggressioni durante quest'anno e mezzo. Però, se vogliamo andare avanti nella storia di pensare che si sta facendo abbastanza da questo punto di vista allora ognuno è libero di vederla come ritiene più opportuno. Dal nostro punto di vista ben venga che quel protocollo, che mette insieme i lavoratori e le imprese per affrontare un tema reale e crescente, che è quello della sicurezza, sia stato riattivato e questo è un fatto positivo.

Non trovo, invece, che sia questo il modo di scaricare l'interpellanza, liquidando un'interpellanza sul rinnovo dei contratti delle lavoratrici e dei lavoratori nelle ultime due righe, quasi come se il tema del rinnovo dei contratti sia una cosa che attiene strettamente alle relazioni industriali tra le imprese e i sindacati, rinnovo che, con l'attuale dotazione economica, è impossibile, e nella risposta viene ribadito che entro il 2026 si ritiene di attestare la cifra a 5 miliardi 270 milioni. Lo ripeto, perché evidentemente ciò che abbiamo scritto in un anno di atti non è sufficientemente chiaro: la Conferenza delle regioni, che è composta principalmente da presidenti di regione che sostengono questo Governo, ha messo nero su bianco, in più occasioni, che servono almeno 800 milioni di euro per l'adeguamento all'inflazione e questo significa non dare soldi in più ma dare gli stessi soldi, nello stesso valore, a quelle che sono le imprese dei trasporti e servono almeno 900 milioni di euro per fare il rinnovo dei contratti delle lavoratrici e dei lavoratori del settore. Se non arrivano queste cifre, se la manovra 2025 non riequilibra pesantemente questo Fondo, il rinnovo dei contratti è impossibile e la logica conseguenza è avere l'8 novembre uno sciopero di lavoratrici e lavoratori che rinunceranno a una parte consistente del loro magro salario per rivendicare il diritto alla mobilità di tutte e tutti noi.

Non è una questione di politica industriale ma è una questione di tenuta sociale del Paese, perché se si ferma il trasporto pubblico locale si ferma il Paese e non potete restare al Governo tenendo la testa sotto la sabbia, perché la sabbia sta franando nel momento in cui noi abbiamo una situazione così grave: 24 ore di sciopero senza fasce. I calcoli che avete fatto non tornano, non stanno tornando. Andate, provate a usare il trasporto pubblico locale per raggiungere un'area interna o per arrivare in una periferia; vi renderete conto che già adesso la situazione è insostenibile e l'inflazione galoppa per tutti ma galoppa pure per i trasporti. Non si può pensare.

Viene purtroppo da credere che quello che ci siamo sentiti dire in Aula quando abbiamo affrontato la mozione, sia, a questo punto, il disegno politico del Governo. Perché, quando abbiamo presentato la mozione, abbiamo posto questi argomenti e abbiamo detto al Governo: “Prendiamo coscienza della situazione e della crisi gravissima”. Perché, quando CGIL, CISL, UIL, FAISA-CISAL e UGL sottoscrivono un documento e indicono tre scioperi consecutivi, in questo modo, significa che tutti i sindacati sono coinvolti.

Quando AGENS, ANAV e ASSTRA, insieme, sottoscrivono prese di posizione, significa che tutte le imprese sono coinvolte. Ecco, di fronte a questo grido di dolore, ci è stato risposto, in un intervento da parte della maggioranza: “Eh, ma il problema è il trasporto pubblico locale. Voi chiedete al Governo, ma andate a chiedere a un cittadino di Roma, di Milano o di Napoli se la situazione sta funzionando”.

Allora, se questo però è l'obiettivo politico, costruire su questo tema un indecente scarica barile, in cui il Governo fa finta di non avere responsabilità - quando le ha in tutta Europa e in tutto il mondo: abbiamo visto i numeri della Germania, che ha il doppio dell'investimento, rispetto a noi, per garantire un servizio adeguato, efficiente e moderno ai cittadini - perché spera, in questa maniera, di costruire un grimaldello per cavalcare il disagio sociale - posto che Giorgia Meloni e Matteo Salvini stanno generando caos e disservizi nelle città - oppure per avere un argomento spiccio di becera campagna elettorale di opposizione nei confronti dei sindaci, che spesso sono di centrosinistra, perché quelle comunità hanno scelto di essere guidate da quei primi cittadini, che comunque rappresentano l'interesse di tutti.

Tutto ciò, peraltro, anche andando a colpire pesantemente i presidenti di regione - inclusi i vostri stessi Presidenti di regione - sacrificando le loro richieste sull'altare della necessità di avere un argomento di campagna elettorale sulla pelle delle cittadine e dei cittadini, nonché a scapito del diritto alla mobilità di tutti noi e del rinnovo dei contratti ai lavoratori.

Bene: sappiate che ci sarà un'opposizione politica e sociale fortissima da parte del Partito Democratico e da tutte quelle forze sociali che non si fanno prendere in giro e che sanno benissimo che, se non si mette mano al portafoglio e non si potenzia il Fondo nazionale per i trasporti, si dà il colpo di grazia al diritto alla mobilità di tutte e tutti noi.