Grazie, Presidente. Fare la commemorazione di un collega - nel mio caso anche di un amico - è sempre una cosa difficile. Farla per Maurizio D'Ettore è per me molto doloroso e ha un effetto particolare. Maurizio, come ha detto chi mi ha preceduto, era un guascone impertinente, un uomo capace di scherzare su tutto e con tutti, anche su se stesso, ed era al tempo stesso una persona serissima, capace di trasformare quegli scherzi in grandi ragionamenti, capace di saper stare dentro i ragionamenti con la sua forza, la sua capacità.
Credo che, se oggi, da qualche angolo remoto, sta ascoltando quello che diremo qui, sicuramente esploderebbe in quella sua fragorosa risata che tante volte ha riecheggiato in quest'Aula, implacabilmente ripresa dal richiamo del Presidente Fico, che costantemente lo richiamava, a volte anche esagerando, anche quando era uno dei tanti. D'Ettore era quello a cui più facilmente era possibile dire, a suo nome per tutti, di farla finita.
Maurizio D'Ettore era di estrazione socialista, da giovane, nella sua Locri, ma da subito aderì a Forza Italia, in Toscana, dove si era trasferito per studiare, per poi diventare un apprezzato docente di diritto privato. In politica ha convintamente fatto parte del centrodestra, parte a me e a noi avversa. Lo ha fatto con le sue caratteristiche e le sue peculiarità e, nonostante questo, tranne che per la parentesi del Governo Draghi, mai abbiamo condiviso alcuna scelta, neanche le ultime, ma questo non ci ha impedito di stringere un rapporto personale, di affetto e di stima, tra me e lui e anche - posso dirlo - di stima con il partito che mi onoro in questa fase di rappresentare.
Con la fine della scorsa legislatura avevamo perso il piacere dello scambio quotidiano di una battuta e di un caffè, che ci eravamo ripromessi nell'ultima telefonata dell'8 agosto. Mi aveva chiamato per una questione che lui riteneva importante, voleva discutere con un collega di una questione che lo riguardava, volle il suo numero, glielo diedi, mi richiamò per dirmi che non riusciva a parlarci. Insomma, in quella telefonata, ci eravamo detti che ci saremmo visti a Locri, o forse a Roma, dopo l'estate.
Purtroppo non c'è stato il tempo, caro Maurizio, di rivederci, di chiacchierare, di rifare un po', delle nostre chiacchierate, un momento anche di leggerezza fuori dalla politica, come spesso ci era capitato.
Allora, alle sue amate figlie, Nicoletta e Maria Giulia, alla mamma, voglio dare il mio abbraccio più affettuoso e alla comunità di Forza Italia e di Fratelli d'Italia, ultimo partito in cui Maurizio era approdato, quello del mio partito, il Partito Democratico, con forza e con vicinanza.
Ciao, caro Maurizio. Ciao.