Grazie, Presidente. Quando nell'aprile scorso si era esaminato il DEF, avevamo messo in evidenza il vuoto e la mancanza di progettualità di quel documento, un vuoto però che era stato giustificato dalle nuove regole europee in via di definizione, che sarebbe stato poi riempito dai documenti vincolanti per la manovra. Ecco, il Piano strutturale di bilancio che esaminiamo oggi è tutto fuorché questo, è un piano previsto dalla nuova governance economica europea, che avrebbe dovuto definire il quadro programmatico per i prossimi cinque anni, impostando politiche di lungo respiro e, invece, è una grande occasione mancata. Quello che ci viene presentato oggi, su richiesta insistente delle opposizioni - perché per voi sarebbe stato sufficiente un benestare del Consiglio dei Ministri - è il compitino per l'Europa, in cui si dice poco e quello che si dice non può che preoccuparci, perché il Paese cresce meno di quello che vi siete affannati a raccontare in questi mesi.
Le vostre previsioni sono state giudicate ottimistiche e non esenti da rischi da parte di tutti gli auditi. Sostenete di volere mantenere tutte le misure in scadenza, dal cuneo fiscale al taglio dell'IRPEF e citate le buone intenzioni di aumentare la spesa sanitaria, ma senza dire come. Anzi, ieri in Commissione il Ministro Giorgetti ha detto due grandi verità: la prima, aumenterete di fatto le tasse sulla casa non per rendere più equo il prelievo, ma per fare cassa e soprattutto sulla sanità non aumenterete di un solo euro, in rapporto al PIL, le risorse che servono a salvare il Servizio sanitario nazionale, come ha ricordato ieri per ultima la Fondazione GIMBE. Non c'è nessuna indicazione né sulla dimensione del fabbisogno aggiuntivo, né sulle modalità di copertura, un'assoluta mancanza di trasparenza nei confronti del Parlamento, nessun indirizzo di natura economica orientato davvero allo sviluppo e alla crescita per le imprese e a sostegno dei cittadini.
Di fronte a un Paese che continua a fronteggiare l'effetto congiunto di grandi emergenze, con sempre più cittadini che scivolano verso la povertà, con i salari più bassi d'Europa, con una crescita dell'inflazione non contenuta in alcun modo; di fronte a un'emergenza climatica che vi ostinate a non vedere, ma che ci presenta a ogni occasione un prezzo economico e sociale sempre più alto; di fronte ai continui tagli e inefficienze dei servizi pubblici locali, dalla sanità ai trasporti, alla scuola, che colpiscono in primo luogo chi si trova in condizioni di fragilità, ma che ormai chiamano in causa sempre più cittadini rimasti soli ad affrontare problemi quotidiani ed emergenze imprevedibili; di fronte all'assenza di qualunque politica industriale, che penalizza settori strategici della nostra economia, dall'automotive, al siderurgico, all'edilizia.
Ecco, di fronte a un quadro così preoccupante, il Piano strutturale di bilancio poteva rappresentare l'occasione per programmare la politica economica dei prossimi anni, definendo obiettivi, strumenti e risorse per dare un respiro al Paese e, invece, vi siete limitati a prendere atto dei vincoli della nuova governance europea, presentando un Piano scritto in assenza di un vero confronto non con le opposizioni, ma con il Paese; ma tant'è, quindi prendiamo quello che ci avete dato e rimaniamo ai numeri.
Avete scelto la strada più facile e scontata, dove a pagare il conto delle restrizioni, i famosi sacrifici del Ministro Giorgetti, alla fine saranno sempre gli stessi: lavoratrici e lavoratori, pensionati e pensionate, pagheranno loro i conti in ordine e i condoni, fino al condono tombale, quello che è il più grave insulto ai contribuenti onesti che uno Stato può concepire. Forse, Ministro, quando lei parla di quella che la preoccupa, della società signorile di massa, dovrebbe pensare anche a queste misure, all'effetto che hanno queste misure. Le misure che volete confermare saranno l'unico mezzo a disposizione dei lavoratori per provare a fronteggiare l'aumento della spesa, dai carburanti - altro che cancellare le accise, come gridavate qualche anno fa, avete pronta una bella tassa Meloni, scritta nero su bianco in questo Piano - alle cure mediche con 4 milioni e mezzo di italiani che rinunciano a curarsi, al carrello del supermercato, ai prezzi incontrollati dell'energia che si abbattono su famiglie e imprese.
Mancano interventi in grado di sostenere l'economia, non pensate di ripristinare nessuno strumento vero a sostegno delle imprese, com'era l'ACE, non c'è un piano di assunzioni, né un piano per la transizione digitale e men che meno per quella ecologica. Altro che Piano casa, di cui non c'è traccia, al massimo un nuovo bel condono edilizio mascherato. Ad aggravare il quadro, poi, c'è il tema del Piano nazionale di ripresa e resilienza, degli investimenti e delle riforme previste. Alla preoccupazione fortissima per i ritardi che si stanno accumulando, dove solo un terzo delle risorse risulta essere utilizzato, come certifica l'Ufficio parlamentare di bilancio, c'è la mancanza di una strategia che guarda al domani, un progetto per dare continuità al PNRR, mentre invece annunciate tagli pesantissimi ai comuni e alle regioni, che significheranno, ancora una volta, tagli ai servizi, alle persone e alle comunità, dal sociale all'assistenza e al trasporto pubblico locale.
Si asseconda, così, un declino. Che cos'altro è se no una produzione industriale che scende da 18 mesi? E l'unica risposta che riuscite a immaginare è un attacco al Green Deal europeo, che oltre a essere disastroso sul piano scientifico - perché continuate a negare il cambiamento climatico - rischia di lasciarci indietro sul piano tecnologico e rispetto allo sviluppo delle politiche europee. E poi c'è il capitolo delle privatizzazioni, la svendita dei gioielli pubblici mentre il mondo va in direzione opposta. Porti, poste, banche per avere un po'di soldi in più, per riparare un debito che non siete in grado di risanare; e poi le ferrovie, quelle che il Ministro Salvini non sa far funzionare e che pensate solo di svendere per un po'di cassa.
Eppure un'altra strada è possibile, parliamo di investimenti pubblici, soprattutto quelli in ricerca e innovazione, per favorire una crescita economica che sia equa e sostenibile. Un'altra strada è possibile, con una riforma fiscale che garantisca equità e progressività, che rafforzi l'azione di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale, piuttosto che condoni su condoni per pagare chi non paga. Un'altra strada è possibile per favorire l'occupazione femminile, adottando misure dirette ad ampliare i congedi a entrambi i genitori e realizzare, finalmente, gli asili nido, i servizi che servono. Un'altra strada è possibile per sostenere il livello delle retribuzioni e il potere di acquisto dei salari, in primo luogo attraverso la riduzione strutturale del cuneo fiscale, dando priorità alle fasce più deboli, ma anche il rinnovo dei contratti, canali di accesso legali, lotta alla precarietà e ai subappalti selvaggi, riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario e, finalmente, un salario minimo legale per un lavoro dignitoso, mentre voi vi ostinate a boicottare una legge.
Conoscete però solo la strada dei tagli, per questo avete negato ogni confronto con le parti sociali, siete stati costretti almeno ad ascoltarle qui in Parlamento, quel Parlamento che ogni giorno vorreste umiliato e vostro utile passacarte, invece noi stiamo qui a esprimere tutto il disaccordo e la preoccupazione per come state conducendo il Paese, per come state compromettendo il futuro.
Qui oggi muore il populismo con cui vi siete riempiti la bocca nelle promesse elettorali. Questo piano ci dice che siete così impegnati a fare la storia che avete perso il senso della misura, e soprattutto la misura dei vostri fallimenti.