Discussione generale
Data: 
Martedì, 15 Ottobre, 2024
Nome: 
Maria Anna Madia

Doc. II, n. 9

Grazie, Presidente. Colleghi. Il pacchetto di proposta di modifica al Regolamento della Camera, che oggi è sottoposto alla nostra attenzione, ci invita a prendere parte attiva al 2o tempo - potremmo definirlo così - del procedimento di riforma del Regolamento dall'inizio della legislatura. Se la 1a serie di modifiche che abbiamo approvato, a novembre del 2022, ha riguardato gli adeguamenti numerici degli organi e degli istituti parlamentari conseguenti alla riduzione del numero dei deputati - diciamo quell'adeguamento strettamente necessario -, le proposte del 2o pacchetto di modifiche, che oggi sono al nostro esame, si muovono complessivamente nella direzione della semplificazione delle procedure. Di quali procedure? Di quelle considerate, sulla base della nostra comune esperienza, più obsolete e più farraginose.

Prima però di entrare nella valutazione di merito delle singole proposte, mi pare importante sottolineare che si tratta di un passo in avanti in una stagione rinnovata di riforme regolamentari, perché non dimentichiamo che nelle precedenti legislature i risultati furono disattesi. Dal 2000, infatti, il Regolamento della Camera - ad eccezione di due riforme importanti, sì, ma settoriali, che sono state approvate nel 2009 e nel 2012 e, poi, l'adeguamento dei riferimenti numerici alla riduzione del numero dei parlamentari, quello del 2022, che ho citato all'inizio di questo intervento -, ebbene, a parte questi tre interventi, di fatto, è rimasto sostanzialmente immutato.

La proposta di modifica, illustrata dal relatore, il collega Fornaro, pur riguardando alcuni aspetti tecnici circoscritti, va inquadrata proprio nella logica di progressiva costruzione delle modifiche regolamentari ed io sottolineo “progressiva” proprio come un auspicio di andare avanti. In questo senso l'approvazione di questo 2o pacchetto ci consentirebbe di andare oltre il minimo indispensabile della revisione regolamentare per aprirci ad un percorso riformatore di più ampio respiro - se vogliamo, a una modifica sostanziale - dell'assetto regolamentare della Camera.

Al contempo mi preme chiarire che questo 2o passaggio è fondamentale, ma non è ancora sufficiente rispetto alle sfide che ci pone la modernizzazione istituzionale. Modernizzare il Parlamento è un obiettivo fondamentale per garantire che le istituzioni siano al passo con i cambiamenti politici, con i cambiamenti sociali, con i cambiamenti tecnologici. La modernizzazione dovrebbe rendere il Parlamento più efficiente, più trasparente e più accessibile ai cittadini, assicurando una rappresentanza più attiva e un controllo efficace delle attività del Governo e, nel contempo, consentirci di partecipare con maggiore efficacia ai complessi procedimenti di decisione, che ormai si svolgono in ambito di Unione europea.

Vorrei, proprio su questo punto, anche come componente non solo della Giunta per il Regolamento, ma della XIV Commissione, qui, alla Camera, insistere, perché il Trattato di Lisbona nel 2009 ha previsto che i Parlamenti nazionali degli Stati membri acquisissero un ruolo più significativo nel processo decisionale europeo, e sul piano nazionale, poi, la legge n. 234 del 2012 ha voluto rafforzare il ruolo delle Camere sia nella fase ascendente che nella fase discendente della formazione delle politiche di derivazione europea. Tutto questo perché? Per rispondere alla perdurante questione della disconnessione democratica tra i processi decisionali europei e i Parlamenti nazionali.

È stata depositata, appoggiata e firmata da tutti i gruppi politici presenti in quest'Aula una riforma regolamentare proprio per incidere organicamente sulle procedure di collegamento con l'Unione europea di cui al capo XVIII, parte terza, del Regolamento, in coerenza con le disposizioni europee e nazionali che ho citato prima - il Trattato di Lisbona e la legge n. 234 -, con l'auspicio di riempire un vuoto che, solo in parte, è stato colmato dai pareri della Giunta del 2009 e del 2010. Quindi, spero davvero che in questa progressiva costruzione di modifiche regolamentari si possa, continuando con il metodo che il collega Fornaro ha voluto descrivere nel suo intervento, anche sciogliere questo nodo. Quindi, questa nuova fase riformatrice che ci attende può e deve essere affrontata a partire dalla consapevolezza che ai Regolamenti parlamentari è affidata una funzione importantissima, che è la diretta disciplina delle funzioni costituzionali primarie delle Camere. In ciò essi sono complementari alla nostra Costituzione, in quanto devono garantire l'equilibrio tra maggioranza e minoranze nel corretto esplicarsi della forma di Governo disciplinata in Costituzione, che è una dinamica fisiologica di alternanza fra le forze politiche nel ruolo di maggioranza e di opposizione.

Al contempo, nel riscrivere le regole parlamentari, occorre porre grande attenzione affinché siano sempre tutelati i poteri e le facoltà dei singoli parlamentari, cercando così di arginare ogni rischio di abuso riconducibile al continuum maggioranza-Governo. Questo vale ancora di più alla luce della giurisprudenza della Corte costituzionale, che ha riconosciuto che i singoli parlamentari sono soggetti legittimati a difendere in conflitto le proprie prerogative costituzionali, qualora patiscano una lesione o un'usurpazione manifesta delle attribuzioni che la Costituzione riconosce loro da parte di altri organi parlamentari.

Vengo ora al merito della proposta di modifica che è al nostro esame, e lo farò in modo sintetico proprio perché il relatore collega Fornaro lo ha già fatto in modo, dal mio punto di vista, esauriente. I punti principali del pacchetto di riforma che discutiamo oggi riguardano la riorganizzazione dei tempi di intervento, la riduzione dei tempi massimi e la semplificazione dei tempi per i relatori. C'è poi una parte sulle modifiche procedurali sul numero legale e la sospensione delle sedute, dalla verifica del numero legale alla riduzione dei tempi di sospensione, alla riduzione del preavviso di votazione.

C'è poi una terza parte che riguarda la riforma della discussione degli articoli e la gestione degli emendamenti, che, in particolare, si sofferma sull'unificazione della discussione e sulla limitazione degli interventi. C'è poi una quarta parte innovativa sugli ordini del giorno, dai tempi di presentazione al contenuto, alla formulazione e all'eliminazione di alcune fasi di discussione. Una quinta parte che è volta a migliorare le procedure di votazione, sia proprio, ancora una volta, riguardo la votazione degli ordini del giorno, che sull'uniformità nella procedura.

Ci sono poi alcune modifiche, direi, manutentive, alcuni aggiornamenti minori, dall'abrogazione di norme obsolete all'introduzione delle petizioni digitali, alla durata del turno di presidenza del Comitato per la legislazione. Si prevede che questo pacchetto di modifiche possa entrare in vigore, qualora approvato, il 1° gennaio del 2025. Quello che, in conclusione, mi preme sottolineare, oltre a questi punti di merito che ho evidenziato, è il valore strategico di alcuni profili del metodo che è stato utilizzato in questa legislatura nell'elaborazione di questi primi due pacchetti di riforme regolamentari.

Lo ha già detto il collega Fornaro, ma vorrei insistere su questo: è stata allargata la composizione della Giunta, includendo i rappresentanti dei gruppi parlamentari non rappresentati, per assicurare una base di consenso più ampia; sono stati costituiti dei gruppi di lavoro informali, con la presenza di un rappresentante per ciascun gruppo; a tutti i gruppi è stato richiesto di presentare le proprie proposte e c'è stata un'interlocuzione informale con i gruppi, mantenuta con costanza nel corso dei lavori; c'è stata la scelta di far guidare l'istruttoria a due deputati, che ringrazio, Fornaro e Iezzi, espressione sia di maggioranza che di opposizione; sono state accolte alcune proposte emendative presentate dai gruppi.

Insomma, il confronto è stato ampio, è stato franco fra tutte le forze politiche, e questo, credo, ha creato le premesse per la formazione delle convergenze necessarie ad assicurare un esito positivo al percorso di riforma. L'auspicio, ma anche il richiamo che vorrei fare con forza a tutti noi presenti in Giunta e in quest'Aula, è che il metodo con il quale siamo andati avanti finora possa continuare, perché è un metodo, credo, che risponde allo spirito della Costituzione e che deve essere salvaguardato anche in futuro sugli ulteriori e diversi temi decisivi che dovremo affrontare per completare l'opera di riforma, in misura coerente con le molteplici sfide del nostro sistema politico-istituzionale.