Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 16 Ottobre, 2024
Nome: 
Ilenia Malavasi

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Presidente, Sottosegretario, colleghe e colleghi, per il Partito Democratico, unendoci alle altre colleghe, è molto importante oggi presentare e discutere questa mozione, che è il frutto del lavoro e del tempo che abbiamo dedicato all'ascolto e al confronto con medici, con associazioni e con pazienti che quotidianamente si battono per la prevenzione e contro il tumore al seno, ma anche con le tante donne che in questi anni abbiamo avuto la fortuna e il privilegio di ascoltare e di incontrare per comprendere l'impatto psicologico, fisico, sociale e familiare che il tumore al seno ha avuto su molti aspetti della loro vita.

È assai complesso - come credo ognuno di voi possa immaginare - gestire dapprima una scoperta, con tutto il carico emotivo, e poi un'operazione, con tutto quello che significa per una donna: un'operazione spesso così invasiva con conseguenze anche psicologiche rilevanti e il carico di cure successive all'operazione. Una diagnosi e un percorso che generano un sentimento, spesso, di smarrimento, di rabbia e di paura delle terapie e anche delle loro possibili conseguenze con una condizione di fragilità che può essere anche un ostacolo al ritorno alla normalità ed è una condizione molto diffusa se guardiamo, purtroppo, ai numeri.

Il mese di ottobre - lo hanno ricordato le colleghe che mi hanno preceduto - è il mese dedicato alla prevenzione contro questa forma di tumore e di tutta la prevenzione che riguarda la vita di moltissime donne e uomini del nostro Paese. Questa, però, è una malattia delle donne, così come possiamo definirle, e sinceramente vorrei dedicare un pensiero affettuoso, da parte di questo Parlamento, a tutte le donne che hanno affrontato questa battaglia (Applausi), alle donne che l'hanno persa, alle donne che l'hanno vinta e a chi lo sta facendo con coraggio e con dignità. A tutte loro vada il nostro pensiero, ma anche il nostro impegno per migliorare gli investimenti in prevenzione, ampliare gli screening e finanziare la ricerca. A tutte queste donne, come abbiamo appena fatto, dedicherei ovviamente il nostro applauso. Dico questo perché, se è vero che il carcinoma mammario colpisce anche gli uomini, è altrettanto vero che l'incidenza non è certamente paragonabile: di tumore al seno in Italia si ammala 1 donna ogni 8; la media maschile, invece, è di 1 uomo ogni 620.

Il report di tumori “I numeri del cancro in Italia 2023”, curato da AIOM, conferma che il carcinoma mammario è il tumore femminile più frequente, rappresentando il 30 per cento di tutti i tumori nelle donne. Nel 2023 sono stati diagnosticati quasi 56.000 nuovi tumori alla mammella, un numero sul quale è necessario aprire una riflessione urgente - in ragione dei risultati ottenuti in questi anni insieme, con ancora maggiore forza - su ciò che può essere migliorato ed implementato, tenendo a mente sempre una questione fondamentale: l'Italia è un Paese dove, grazie al sistema sanitario nazionale, ogni individuo può curarsi gratuitamente, anche affrontando malattie complesse che richiedono cure molto costose, che poche persone si potrebbero permettere. È per questo motivo che difendiamo sempre, con molta forza e determinazione, il nostro sistema sanitario pubblico. Dovrebbe essere una battaglia che ci unisce tutti, perché ne va della garanzia di equità, di universalità e anche della nostra democrazia.

Ricorderei, come hanno fatto le colleghe, che su questo tema è molto importante parlare di prevenzione, lo è parlando di prevenzione primaria, di prevenzione secondaria, visto che dalla fine degli anni Novanta si osserva una continua tendenza alla diminuzione della mortalità per carcinoma mammario, attribuibile ad una maggiore diffusione dei programmi di diagnosi precoce e anche dei progressi terapeutici. Dal tumore al seno, finalmente - come ricordava la collega Loizzo -, si guarisce. Merito dell'avanzamento della ricerca, sicuramente, ma anche dalla diagnosi precoce.

Grazie allo screening e alla maggiore consapevolezza delle donne, la maggior parte dei tumori maligni mammari è diagnosticata in fase iniziale, quando il trattamento chirurgico può essere più spesso conservativo e la terapia adottata più efficace, permettendo di sopravvivere a 5 anni con dati molto elevati di età. Tuttavia, nonostante il miglioramento sui dati della mortalità, il tumore al seno rimane la prima causa di morte nelle diverse fasce di età, rappresentando il 28 per cento di cause di morte oncologica prima dei 50 anni, il 21 per cento tra i 50 e i 69 anni, il 14 per cento dopo i 70 anni.

Ed è da questi numeri, che sono storie di donne, di vite e di volti che hanno lottato contro questa terribile malattia, che nasce l'esigenza di questa mozione, che impegni e rafforzi tutte le misure di prevenzione e di assistenza per il contrasto al carcinoma mammario. In Italia aumenta il numero delle giovani donne colpite dal tumore al seno, e il 20 per cento ha meno di 40 anni. È una percentuale importante, equivale a quasi 12.000 donne l'anno e riguarda persone nel pieno della loro attività lavorativa, familiare e sociale, determinando enormi problemi dal punto di vista sociosanitario e una drammatica ricaduta psicologica, oltre ai danni e ai costi indiretti che gravano su tutto il nostro sistema Paese.

Allo stesso tempo, si registra anche un incremento di diagnosi fra le donne con più di 74 anni, che sono ormai escluse dai programmi di screening. Ecco perché, tra i primi impegni che chiediamo al Governo, c'è quello di rivedere i limiti di accesso agli screening gratuiti, estendendoli su tutto il territorio nazionale almeno dai 40 ai 74 anni. Oggi sono solo poche le regioni in Italia che provano a farlo, ma serve con urgenza rendere strutturale questa nuova soglia, garantendo accesso alla prevenzione a tutte le donne e, soprattutto, garantendo uniformità territoriale.

Non ci stancheremo mai di dirlo, ma ci chiediamo ogni giorno: quanto è civile un Paese che garantisce cure innovative in una determinata area del Paese, ma non è in grado di farlo in un'altra? Parliamo di insopportabili discriminazioni nell'accesso e nell'equità delle cure, alle quali è necessario ed urgente porre rimedio. È anche necessario migliorare l'accessibilità al tempo stesso, che deve essere assicurata alle donne con alto rischio per familiarità, mutazione e seno denso. Sull'importanza degli screening mi pare ci sia un ampio consenso nell'opinione pubblica, ma c'è un punto su cui dobbiamo insistere. Serve alimentare più cultura della prevenzione come impegno civico, come dovere civico, l'unico che può garantire conoscenze e sviluppare responsabilità, anche partendo dalle scuole.

Inoltre, è importante investire sullo screening, quindi sulla prevenzione secondaria, come abbiamo detto, per superare quel gradiente Nord-Sud, che oggi è così rilevante, fino a 20 punti percentuali, con campagne di informazione e di sensibilizzazione che possono utilizzare tutti gli attori presenti sul territorio, dai nostri consultori ai medici di medicina generale, agli specialisti, ai farmacisti e alle case di comunità, proprio perché non possiamo arrenderci davanti a niente. Ed occorre investire anche per migliorare i modelli di avviso e di informazione per gli screening mammari, utilizzando gli obiettivi della transizione digitale, provando ad utilizzare per le comunicazioni a tutte le donne, anche accogliendo le riformulazioni che il Sottosegretario ha proposto, gli sms, il fascicolo sanitario ed altra tecnologia digitale, al fine di garantire un'informazione più puntuale e una risposta tempestiva.

C'è un altro punto, secondo me, centrale che condivido: il sostegno psicologico a chi affronta questi percorsi, che scuotono violentemente le vite di chi ne è colpito e delle persone vicine. Chiediamo un impegno preciso per garantire, di concerto con le regioni, il necessario supporto psico-oncologico per le donne colpite da tumore al seno, determinante per permettere alle pazienti di affrontare un iter terapeutico lungo e spesso doloroso. Parlavo, infatti, poco fa di senso di smarrimento e di rabbia, e di fronte a questi sentimenti, che scaturiscono da un evento traumatico, si rende necessario un intervento psicologico e di supporto per accompagnare la donna nel processo di accettazione di un percorso di cura spesso difficile.

Sullo psico-oncologo siamo disponibili a lavorare in Commissione per analizzare le proposte che le colleghe hanno già depositato per riconoscere la figura dello psico-oncologo, che va previsto nelle Breast Unit e nei team multidisciplinari di presa in carico.

Sarebbero tantissime le cose da dire, ma ci tengo a dire una cosa in particolare. Questo tema non riguarda solamente le donne. La salute delle donne non riguarda solamente la salute delle donne. Come dice l'Organizzazione mondiale della sanità, dal benessere della donna dipende il benessere della nostra collettività. È la cartina di tornasole per capire come sta una società, come sta il nostro Paese. La promozione della salute delle donne promuove, infatti, la salute della popolazione, è misura della qualità e dell'equità del sistema sanitario pubblico e universalistico, è il paradigma del livello di civiltà di un Paese. La salute delle donne incrocia piani complessi, che riguardano le politiche sanitarie, ma anche quelle non sanitarie, che attraversa le sfide inedite e straordinarie dello sviluppo tecnologico e scientifico, ma anche il modo di vivere le relazioni fra le persone. È un grande tema, quindi, per la politica e per le istituzioni, ma anche per la società.

Mi auguro che la politica sappia cogliere questa sfida, che tutti noi siamo in grado di coglierla, garantendo, in modo unitario, tutti gli impegni per assicurare alle donne prevenzione e assistenza. Un Servizio sanitario all'altezza - e chiudo, Presidente - può fare la differenza: per tutte noi e per questo Parlamento deve essere la principale battaglia di civiltà.