Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:
continua la strage di donne uccise dalla violenza maschile quasi ogni giorno nel nostro Paese;
la legge di bilancio per il 2024, legge 30 dicembre del 2023, n. 213, con l'articolo 1, comma 187, al fine di incrementare la misura del reddito di libertà introdotto ai sensi dell'articolo 105-bis del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, al fine di garantire l'effettiva indipendenza economica e l'emancipazione delle donne vittime di violenza, ha incrementato di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026 e di 6 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2027 il fondo di cui all'articolo 19, comma 3, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248;
la norma che stanzia maggiori risorse per il reddito di libertà è riconducibile all'approvazione di un emendamento delle opposizioni alla medesima legge, che ha stanziato 40 milioni di euro complessivi per il contrasto alla violenza contro le donne, così ripartiti: formazione degli operatori e operatrici che entrano in contatto con le donne vittime di violenza, reddito di libertà, rete dei centri antiviolenza, progetti rivolti a uomini maltrattanti, decontribuzione in caso di assunzione di donne che hanno subìto violenza, realizzazione di nuove case rifugio;
nel complesso si tratta di misure volte a rafforzare le politiche di prevenzione e contrasto della violenza e il sostegno ai percorsi delle donne di fuoriuscita dalla violenza;
ad oggi non risulterebbe ancora adottato il decreto di assegnazione delle risorse all'Inps destinate al cosiddetto «reddito di libertà», come denunciato già nell'agosto 2024 nell'Osservatorio antiviolenza;
dai dati contenuti nel report presentato da Inps, dall'avvio della misura e fino al 31 maggio 2024 si evinceva come su 6.489 domande presentate agli sportelli comunali dalle donne vittime di violenza, solo 2.772 richieste siano state evase e hanno quindi ricevuto il sostegno economico, mentre al 31 maggio 2024 sono 3.026 le donne vittime di violenza che hanno chiesto questo sostegno economico ma non hanno ancora ricevuto risposta –:
se non ritenga di dover fornire ogni utile elemento in merito all'effettiva, esatta ed omogenea assegnazione dei fondi stanziati destinati al reddito di libertà, alla formazione del personale della giustizia, delle forze di polizia e della polizia municipale, del personale sanitario e socio-sanitario e degli insegnanti, alla rete dei centri antiviolenza, a progetti rivolti a uomini maltrattanti, alla decontribuzione in caso di assunzione di donne che hanno subìto violenza, alla realizzazione di nuove case rifugio.
Seduta del 30 ottobre 2024
Illustrazione di Antonella Forattini, risposta della Ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, replica di Sara Ferrari
ANTONELLA FORATTINI, Grazie, Presidente. Signora Ministra. I cinque femminicidi nell'ultima settimana, oltre 90 nel 2024, dovrebbero portare tutte le forze politiche ad agire celermente. Con il bilancio del 2023 tutte le opposizioni hanno voluto destinare 40 milioni di euro di propria competenza al contrasto alla violenza sulle donne, ripartiti sulla prevenzione, sulla formazione e sull'assistenza. Abbiamo scelto anche di incrementare il Fondo del reddito di libertà: 10 milioni per gli anni dal 2024 al 2026, che scenderanno a 6 milioni nel 2027. Ebbene, Ministra, l'INPS non ha ricevuto questo riparto per aiutare le donne ad uscire dalla violenza e ad oggi non abbiamo contezza, purtroppo, di quanto dei 40 milioni sia arrivato alle regioni, in quali tempi e come siano soprattutto stati suddivisi nei diversi obiettivi di prevenzione e assistenza. Vede, Ministra, la trasparenza è fondamentale per evitare rimpalli di responsabilità che finiscono, come sempre, per danneggiare sempre e solo le donne..
EUGENIA ROCCELLA, Ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità. Il nostro Governo tiene molto al reddito di libertà, tant'è vero che lo abbiamo reso strutturale, cosa che finora non era stata fatta, sottraendolo all'incognita annuale dei rinnovi. Questa decisione si inserisce in un quadro di grande attenzione al tema della violenza, che fin dal primo giorno è stato per noi una priorità: abbiamo, fin da subito, incrementato fino a quasi raddoppiarla la dotazione finanziaria a sostegno del Piano antiviolenza, quindi dei centri antiviolenza e delle case rifugio; abbiamo favorito l'accesso delle vittime all'assegno di inclusione, che è anche cumulabile con il reddito di libertà; abbiamo varato una nuova legge, approvata all'unanimità; infine, la nuova manovra stanzia altri 3 milioni strutturali per l'orientamento e la formazione professionale delle donne vittime di violenza. Abbiamo apprezzato il fatto che l'opposizione abbia contribuito, nella scorsa legge di bilancio, a implementare le risorse destinate a combattere questa piaga. Proprio le positive innovazioni, introdotte nella disciplina del reddito di libertà, oltre alla presenza di un numero consistente di domande pregresse, oltre un terzo delle quali risalenti al 2022, hanno comportato un'istruttoria molto complessa, che è oggi in dirittura d'arrivo. Segnalo che l'impianto del decreto, concordato informalmente a livello tecnico già a giugno, nell'imminenza della seduta della conferenza unificata, che avrebbe dovuto esprimersi, è stato oggetto di ripensamento da parte delle stesse regioni: ciò ha comportato una revisione e, quindi, un allungamento dell'iter con il necessario assenso delle regioni, dell'ANCI e il concerto da parte dei Ministri del Lavoro e dell'Economia. Questa ulteriore istruttoria, però, è stata conclusa e il decreto sarà ufficializzato con il passaggio nella prossima conferenza unificata.
Vorrei in ogni caso ricordare che nella passata legislatura il provvedimento di assegnazione, pur non dovendo farsi carico di alcune innovazione legislativa, ha ripartito non solo le risorse stanziate per il 2022, ma anche quelle del 2021, per cui il provvedimento di riparto è arrivato nell'esercizio finanziario successivo. Per quanto riguarda l'emanazione delle linee guida per la formazione degli operatori, prescritta dalla nuova legge, il comitato tecnico scientifico dell'osservatorio antiviolenza ha concluso l'elaborazione di un libro bianco, che sarà presentato, a breve, in occasione del 25 novembre.
Quanto, infine, alla decontribuzione per chi assume le vittime di violenza, che ad oggi ha interessato poche donne, agli stanziamenti per la rete dei centri antiviolenza e ai progetti rivolti agli uomini maltrattanti, i provvedimenti di competenza del mio Ministero saranno a breve sottoposti in sede tecnica al Coordinamento regionale per il passaggio in Conferenza Stato-regioni, con una tempistica in linea con quella delle precedenti annualità. Approfitto, infine, per comunicare che, anche per quest'anno, si prevede di integrare le risorse specificamente dedicate alla violenza con ulteriori fondi del Dipartimento Pari opportunità, che abbiamo voluto destinare all'empowerment delle donne vittime di violenza.
SARA FERRARI, Grazie, Ministra. Come ha detto lei, siamo a un anno dall'approvazione dell'ultima legge sulla violenza, in quest'Aula: l'abbiamo condivisa tutte e tutti, nella elaborazione e nel testo finale, perché tutte e tutti siamo convinti che ci voglia un impegno comune nel contrasto ad una piaga sociale che attanaglia troppe donne nel nostro Paese, attraverso forme di violenza quotidiana, domestica e nelle relazioni affettive, spesso invisibile, accettata, troppo spesso ignorata e normalizzata, che fa parlare di sé solo quando purtroppo causa la morte delle vittime.
Ministra, noi siamo talmente convinte e convinti che si tratti di un problema prioritario d'aver scelto -come detto - che nel 2024 fossero dedicati 40 milioni di euro del tesoretto delle opposizioni al contrasto alla violenza. Infatti, siamo convinti che ci voglia un cambio di passo e questo vuol dire organizzare meglio la gestione e la prevenzione, e questo si fa anche con i soldi; viceversa, quella norma, lei, l'aveva lasciata senza finanziamento. Ora, con questa risposta che ci ha appena dato e che suona come una pubblicità progresso, noi siamo felici di sapere che alcune di quelle risorse sono arrivate a destinazione (sempre e comunque in ritardo), ma il reddito di libertà ancora oggi non è stato distribuito: in quel riparto, infatti, ancora non c'è. Ci ha detto che era in dirittura di arrivo in agosto e oggi ce lo ripete.
Ma servono anche i regolamenti attuativi della legge sui dati e sulle statistiche, perché solo quando verrà conosciuto in tutte le sue specifiche caratteristiche questo fenomeno potrà avere delle risposte, dei servizi e degli strumenti che siano adeguati ed appropriati: per questo serve trasparenza. I CAV devono lavorare con certezza di finanziamento, non con operatori su base volontaria. Il reddito di libertà, come tutte queste altre misure, deve arrivare in tempo e la formazione degli operatori deve essere obbligatoria e garantita: la formazione, soprattutto, della magistratura, che deve saper assegnare le misure cautelari quando necessario e non sono accettabili sentenze che negano la violenza. Dobbiamo verificare il funzionamento degli strumenti, come il braccialetto..
...e assicurare questi fondi anche ai centri per gli uomini maltrattanti, perché molte donne sono costrette a rientrare con i loro aguzzini. E concludo, Ministra. Lei ci ha lasciati l'anno scorso con la promessa che avremmo lavorato sulla prevenzione primaria; siamo in attesa che le nostre proposte di legge sull'educazione all'affettività, che è prevenzione primaria, possano andare avanti.