Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
la crescita del Fondo sanitario nazionale per il 2025 e gli anni seguenti risulta nettamente insufficiente rispetto alle difficoltà della sanità pubblica di garantire in maniera equa il diritto universale alla salute;
la riduzione degli investimenti per la sanità rispetto alla ricchezza prodotta dal Paese dimostra che il rafforzamento del Servizio sanitario nazionale e la tutela della salute non sono una priorità per l'attuale Governo. Infatti, in termini di percentuale di prodotto interno lordo, il Fondo sanitario nazionale scende dal 6,12 per cento del 2024 al minimo storico del 5,9 per cento nel 2027, per poi scendere ancora negli anni seguenti;
gli impegni di spesa che il disegno di legge di bilancio mette in carico al Fondo sanitario nazionale e alle regioni assorbono molto di più delle risorse stanziate per le misure previste per il periodo 2025-2030, lasciando scoperti 19 miliardi di euro, che si tradurranno in tagli ai servizi o in nuove tasse ai cittadini;
nel disegno di legge di bilancio non c'è traccia del piano straordinario di assunzione per medici e infermieri, dell'abolizione del tetto di spesa per il personale, nonché di risorse adeguate per restituire attrattività al Servizio sanitario nazionale;
a fronte di questa drammatica situazione, mentre il Servizio sanitario nazionale cade a pezzi, la spesa sanitaria privata aumenta, con 4,5 milioni di italiani che non riescono a curarsi, in attesa ancora dei decreti attuativi del «decreto liste d'attesa», il Sottosegretario Gemmato, che – viste le sue competenze istituzionali – dovrebbe occuparsi di far funzionare il servizio sanitario pubblico, detiene una quota pari al 10 per cento della società Therapia s.r.l.;
Therapia s.r.l. opera nella sanità privata e gestisce tre poliambulatori a Bitonto e Bari che offrono visite specialistiche, fisioterapia, esami diagnostici, con l'impegno di «non dover attendere i lunghi tempi del servizio sanitario pubblico»;
una pubblicità quella della Therapia s.r.l. che reclamizza, quindi, accertamenti diagnostici rapidi al contrario di quelli offerti dal Servizio sanitario nazionale; affermazione questa ancor più grave visto che proviene da chi quel sistema lo rappresenta istituzionalmente –:
quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare per riportare la spesa sanitaria rispetto al prodotto interno lordo a valori in linea con gli altri Paesi europei e per garantire il diritto universale alla salute dei cittadini difendendo il Servizio sanitario nazionale, anche in relazione al fatto che un Sottosegretario detiene quote di una società privata che opera nel medesimo settore in aperto conflitto di interessi.
Seduta del 6 novembre 2024
Illustrazione di Marco Furfaro, risposta del Ministro della salute, replica di Chiara Braga
MARCO FURFARO, Grazie, Presidente. Fondamentale, l'articolo 32 è l'unico articolo della Costituzione che cita come fondamentale un diritto, il diritto alla salute, eppure per 4 milioni e mezzo di persone non è così. Sono coloro che non riescono più a curarsi perché le liste d'attesa sono troppo lunghe o perché non hanno i soldi per farlo. Non solo, il diritto alle cure è minato anche dalla mancanza di operatori sanitari, mancano 30.000 medici e 70.000 infermieri. Ma il Governo Meloni è così ossessionato dall'immigrazione da non importargli niente del fatto che sono emigrati 40.000 medici all'estero negli ultimi anni e decine di migliaia sono andati nel privato.
Servirebbero assunzioni, ma non c'è un euro previsto nella legge di bilancio; servirebbero risorse, che sono insufficienti, e lo dicono l'Istat, la Fondazione GIMBE, persino il CNEL. Eppure mettete oltre un miliardo sui condoni, mettete un miliardo per un centro vuoto in Albania e continuate a far morire la sanità pubblica per favorire quella privata.
La prova provata è la presenza di quote societarie del suo Sottosegretario alla Salute in una società in cui si pubblicizza il privato a danno del pubblico. Ministro, siamo qui a chiederle di smentire questa tesi, di riportare i valori del PIL rispetto alla spesa sanitaria ai livelli europei con fatti e numeri e, soprattutto, di farlo con una calcolatrice che non sia truccata.
ORAZIO SCHILLACI, Ministro della Salute. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli del quesito. Prioritariamente, smentisco quanto affermato in merito alla riduzione degli investimenti per la sanità rispetto alla ricchezza prodotta dal nostro Paese. In questo senso, parlano i fatti. È un fatto, la legge di bilancio appena varata dal Governo, all'esame di quest'Aula, stabilisce che il livello del finanziamento del fabbisogno sanitario standard cui concorre lo Stato è incrementato di un miliardo e 302 milioni di euro per l'anno 2025, ai quali si aggiungono un miliardo e 100 milioni di euro, già stanziati nella legge di bilancio dello scorso anno, e 5 miliardi e 78 milioni di euro per l'anno 2026.
Si tratta, poi, di livelli di incremento del Fondo sanitario nazionale che saranno di 35 miliardi nei 5 anni, mai raggiunti negli anni precedenti. Come più volte sottolineato, il dato percentuale del rapporto spesa sanitaria/PIL è influenzato dall'andamento di quest'ultimo, per cui non possiamo certo augurarci, come è accaduto nel 2020, che ci debba essere un crollo del PIL per consentire al rapporto di raggiungere il dato percentuale del 7 per cento. Tuttavia, lasciatemi dire che il vero nodo non è tanto e solo il volume delle risorse, quanto la loro efficace allocazione ed utilizzo. La disparità nei servizi sanitari tra le diverse regioni italiane ne è la prova più evidente.
È un fatto, inoltre, che tutte le recenti manovre di questo Governo sono impegnate per migliorare le condizioni economiche del personale sanitario e rendere più attrattivo il servizio sanitario pubblico, a cominciare dai settori di maggiore disagio. Nelle leggi di bilancio degli anni 2023 e 2024 è stato previsto un incremento della specifica indennità per il personale della dirigenza medica e del comparto sanità operante nei pronto soccorso, la facoltà di ricorrere ad incrementi delle tariffe orarie delle prestazioni aggiuntive del personale medico e sanitario, anche con una flat tax del 15 per cento.
La legge di bilancio appena varata prosegue su questo percorso, incrementando l'indennità di specificità della dirigenza medica e veterinaria, della dirigenza sanitaria non medica e infermieristica e l'indennità infermieristica di tutela del malato per la promozione della salute. Quello che è mancato in passato è stata una visione sistemica e strutturata. Per anni si è proceduto con interventi spot e misure tampone, che non hanno prodotto certo i risultati sperati. Il nostro Governo sta invece lavorando ad una riforma organica, che metta insieme risorse, organizzazioni, efficienza. Cito come esempio il decreto Liste di attesa, questa è una risposta organica, dal monitoraggio alle azioni precise.
A questo proposito, non è un fatto il tentativo dell'opposizione di finalizzare una proposta di legge per l'incremento progressivo del Fondo sanitario nazionale al rapporto del 7,5 per cento sul PIL, che è stato bocciato dalla Commissione bilancio di questa onorevole Camera nel giugno scorso per mancanza di coperture finanziarie.
Per quanto riguarda il riferimento al Sottosegretario Gemmato, tengo a precisare che l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha escluso la presenza di violazioni normative. Il Sottosegretario stesso ha affrontato la questione di opportunità politica con trasparenza, chiarendo di non avere ruoli gestionali e mettendo le quote a disposizione degli altri soci.
Non ho dubbi che, proprio per non dare adito a ulteriori opacità, il Sottosegretario sarà a disposizione per ogni ulteriore chiarimento, a tutela di quella disciplina ed onore a cui tutti guardiamo.
Concludo, ribadendo che questo Governo sta lavorando per un rafforzamento concreto del Servizio sanitario nazionale. La vera sfida - e concludo - non è alimentare polemiche, ma collaborare insieme per garantire a tutti i cittadini, specie a quelli indigenti, il diritto costituzionale alla salute.
CHIARA BRAGA, Grazie, Presidente. Servono almeno 4 miliardi di euro: questa richiesta per far fronte alla spesa sanitaria nel nostro Paese non l'hanno avanzata i medici e gli infermieri che sciopereranno contro le scelte del vostro Governo il prossimo 20 novembre, non l'ha chiesta neanche il Partito Democratico, che da tempo raccomanda che ci sia un investimento nella sanità pubblica per difendere il diritto costituzionale di tutti i cittadini a potersi curare; 4 miliardi di euro sono quanto lei, Ministro, chiedeva, qualche mese fa, al suo collega, Ministro Giorgetti, perché lei per primo sa che, con meno di quella cifra, dire che avete aumentato le spese per la sanità è una bugia, come hanno confermato tutte le audizioni che abbiamo fatto in Commissione bilancio in questi giorni.
Avete bocciato la nostra proposta di legge sulla sanità, nascondendovi dietro la copertura di bilancio. Ma, sa dove l'avreste dovuta trovare, quella copertura? Nella manovra che avete presentato, dove, invece, non c'è un euro in più per finanziare davvero le riforme che servirebbero alla sanità e dove portate a diminuire le risorse del Fondo sanitario nazionale, fino a toccare il minimo storico del 5,9 per cento in rapporto al PIL. Ma cosa smentisce, Ministro? Mancano 19 miliardi per coprire gli impegni di spesa che voi stessi confermate e i cittadini devono sapere che, per coprire quella cifra, le regioni saranno costrette a fare due cose: a tagliare ancora di più i servizi o a mettere nuove tasse.
E mi rivolgo a lei, che viene dal mondo della ricerca e della sanità pubblica, per dirle che, invece, ciò che continua a crescere sono le spese nella sanità privata, quella a cui i cittadini sono costretti a rivolgersi per fare una gastroscopia o una risonanza magnetica, se non vogliono aspettare 8 o 9 mesi, perché in fondo il vostro disegno è questo: la sanità basata sul portafoglio di chi ha i soldi per saltare le liste d'attesa e, magari, anche per la gioia di qualche rappresentante che ricopre incarichi di Governo e che ha interessi nelle strutture private….Mentre per gli italiani e le italiane, oltre al danno, c'è la beffa e il vero dramma è che chi non ha i soldi per farlo rinuncia a curarsi. Vergognatevi