Grazie, Presidente. Nel 2014, al fine di contrastare il declino demografico che caratterizza talune aree del Paese, creare nuove possibilità di reddito e assicurare accessibilità ai servizi essenziali, con riferimento prioritariamente ai servizi di cura, presa in carico della domanda di salute, di istruzione e mobilità, il Programma nazionale di riforma ha previsto una politica specifica: la Strategia nazionale delle aree interne.
Dopo anni di assenza dal dibattito pubblico e dalle agende politiche, tale Strategia collocava al centro di una politica pubblica gli enti locali caratterizzati da una significativa distanza dai principali centri di offerta di servizi di cittadinanza, penalizzati dalla tendenza alla concentrazione della parte più rilevante degli investimenti pubblici e privati in porzioni di territorio sempre più piccole.
L'incapacità di prefigurare percorsi di sviluppo per territori in cui vivono 13 milioni e mezzo di abitanti (oltre il 20 per cento della popolazione del Paese) e che rappresentano, complessivamente, il 53 per cento dei comuni italiani, ha innescato processi di svuotamento di questi luoghi in termini di persone, servizi e attività produttive.
Per capire la portata del fenomeno basti pensare che, negli ultimi 10 anni, nel settore dell'istruzione sono state chiuse circa 1.200 sedi scolastiche (428 negli ultimi cinque anni), passando in termini assoluti da 41.483 a 40.321 e, in base agli attuali criteri di dimensionamento, altre 1.200 scuole rischiano di cessare di esistere entro il prossimo quinquennio.
Dal punto di vista dell'offerta culturale, nelle aree interne si trovano meno del 20 per cento delle biblioteche esistenti, spesso con poche postazioni e con orari limitati a causa dei costi e della carenza di personale. Poche sono anche le sale cinematografiche e con cartellonistica attiva nel corso dell'anno.
Sulle attività commerciali, recentissimi studi condotti da Confesercenti e Confcommercio, hanno rilevato una contrazione del numero di esercizi pari al 10 per cento nei comuni sotto i 15.000 abitanti e del 14 per cento nei piccoli borghi. Hanno chiuso circa 23.000 unità di attività di vicinato nelle aree interne, come minimarket, edicole, macellerie, ferramenta, distributori di carburante e bar. Per quanto concerne i servizi, gli sportelli bancari sono diminuiti del 20,7 per cento (meno 5.248).
Voglio ricordare, inoltre, che il 49,6 per cento delle aree esposte a rischio sismico è collocata in un'area interna e i comuni periferici e ultraperiferici sono quelli maggiormente interessati da fenomeni franosi. La Strategia nazionale per le aree interne ha indicato la direzione del rilancio: un modello di sviluppo diverso, inclusivo e sostenibile, basato sulla cura dei luoghi. Nel primo ciclo di programmazione 2014-2020, sono stati finanziati 1.788 progetti, che hanno interessato 1.077 comuni ricompresi in 72 aree distinte in base alla lontananza dai servizi essenziali in intermedie, periferiche e ultraperiferiche.
Entro il 2027, la Strategia nazionale per le aree interne, di cui è iniziato il secondo ciclo di programmazione, interesserà 124 aree di progetto, 1.904 comuni (di cui 35 nelle isole minori) con 4.570.731 abitanti. Con l'insediamento dell'attuale Governo, il sub-investimento relativo al potenziamento di servizi e infrastrutture sociali di comunità è stato espunto dal PNRR l'8 dicembre 2023, mentre, per quanto riguarda il sub-investimento per i servizi sanitari di prossimità territoriale, sono stati spesi poco meno del 20 per cento delle risorse.
Aggiungo che dalle considerazioni dell'Ufficio valutazione di impatto del Senato, contenute in una sua recente relazione, si evince che, al fine di contrastare lo spopolamento delle aree interne, c'è la necessità di rafforzare le politiche centrali, affinché accompagnino in maniera complementare la programmazione a cui ho fatto riferimento in settori strategici come l'istruzione, la sanità e le reti infrastrutturali, con la finalità di garantire gli stessi diritti e le medesime prestazioni ai cittadini su tutto il territorio nazionale. Una filosofia esattamente opposta a quella delineata nella riforma cosiddetta dell'autonomia differenziata voluta dal Ministro Calderoli.
Per questo noi abbiamo presentato questa mozione, impegnando il Governo a diverse azioni che voglio qui rapidamente ricordare. Innanzitutto, si intende impegnare il Governo a favorire la crescita economica delle aree interne, attraverso la creazione di misure di fiscalità di vantaggio.
In secondo luogo, si impegna il Governo ad estendere, con adeguate risorse aggiuntive, ai nuovi investimenti effettuati nelle aree interne le agevolazioni previste a legislazione vigente per quelli realizzati nel Mezzogiorno; a prevedere incentivi economici e di carriera, nonché soluzioni abitative sia per il personale sanitario dei presidi periferici che per i medici di famiglia che coprono gli ambulatori anche per il servizio di guardia medica nelle zone scoperte; a modificare le norme relative a ruoli e funzioni degli ospedali di area disagiata, con particolare attenzione all'urgenza e alle aree di eliosoccorso; a garantire, nel pieno rispetto dei LEA, in collaborazione con le regioni, che nell'ambito del servizio del 118 per le aree interne le ambulanze in servizio abbiano sempre il medico a bordo; a garantire un adeguato sostegno alla non autosufficienza con rafforzamento dei servizi integrati socio sanitari puntando sulla domiciliarità; a cambiare le disposizioni vigenti in materia di dimensionamento scolastico per evitare la chiusura delle scuole e garantire il diritto all'istruzione nelle aree interne così come i servizi di trasporto, per gli alunni e gli studenti diversamente abili; a prevedere un piano di investimento pluriennale a sostegno delle biblioteche pubbliche e delle strutture che promuovono cultura; ad incrementare il finanziamento del Fondo di sostegno ai comuni marginali per sostenere le attività artigianali e commerciali di prossimità nei comuni delle aree interne, stanziando risorse anche oltre il 2026; a scongiurare il rischio che la privatizzazione di Poste Italiane - e questo è un punto a mio avviso molto importante - limiti la diffusione degli sportelli postali su tutto il territorio, ad attivare una interlocuzione con Abi per fermare la desertificazione degli sportelli bancari e garantire la presenza di punti Atm e a garantire la presenza sul territorio con punti di prossimità comprensoriali di enti pubblici come Inps, Inail e Agenzia delle entrate; a impedire il paradosso di avere zone coperte dalla fibra grazie ai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza ma raggiungibili dal segnale di telefonia mobile perché considerate non economicamente vantaggiose dai gestori; a prevedere adeguate risorse per il finanziamento di un nuovo Piano di sostegno alle province e ai comuni per la manutenzione ordinaria e straordinaria della viabilità, in particolare di quella rurale; a prevedere un Piano straordinario di riuso e rigenerazione del patrimonio edilizio pubblico privato; ad aumentare le risorse destinate al trasporto pubblico locale, incentivando nuove modalità più flessibili ed efficaci, come il cosiddetto “trasporto a chiamata”; a finanziare un Piano straordinario di rafforzamento degli organici degli enti locali situati nelle aree interne e periferiche, per consentire la migliore erogazione di servizi ed intercettare efficacemente risorse e finanziamenti; ad incentivare, anche a livello europeo attraverso agevolazioni fiscali, le aziende che favoriscono il lavoro agile nelle aree interne e a sostenere la realizzazione di postazioni di coworking; a prevedere misure specifiche per incentivare la costituzione di comunità energetiche nelle aree interne; a riconoscere indennità compensative a favore dei comuni nel cui territorio vi siano servizi ecosistemici e ambientali di cui all'articolo 70 della legge 28 dicembre 2015, n. 221, che permettono il mantenimento della qualità della vita in altri territori; a promuovere investimenti coordinati per il contrasto al dissesto idrogeologico, per la manutenzione idraulico forestale, per la pulizia di alvei e canali, per la piantumazione di alberi e la lotta agli incendi; a prevedere un Piano straordinario per la forestazione e la manutenzione idraulico-forestale delle aree interne, anche ricorrendo all'aumento delle giornate lavorative dei lavoratori impiegati a livello regionale; a prevedere, infine, azioni mirate di sostegno e di investimento che permettano ai territori sedi di stazioni sciistiche di promuovere anche nuove forme di accoglienza turistica e ricettività che non si sostituiscano ma si affianchino al turismo legato agli sport invernali.
Per concludere, voglio ricordare a me stesso e a tutti noi il secondo comma dell'articolo 3 della nostra Costituzione: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Ebbene, io credo che lavorare perché si superino le diseguaglianze fra i territori sia uno dei modi che abbiamo per rendere effettivo quel principio costituzionale così importante per la nostra Repubblica.