A.C. 2128
Grazie, Presidente. Sono incessanti da mesi le notizie della cronaca che ci riportano aggressioni e violenze con gravi lesioni a medici, infermieri, lavoratori degli ospedali e dei presìdi sociosanitari. Un vero scandalo per il nostro Paese contro il quale è assolutamente necessario reagire.
Solo alcuni mesi fa, in quest'Aula, abbiamo presentato un atto per impegnare il Governo ad assumere ogni iniziativa per l'attuazione della legge n. 113 del 2020, che interviene in questa materia, per il contrasto alle violenze contro il personale sociosanitario, e, in particolare, degli strumenti preventivi previsti in quella legge, con il lavoro dell'Osservatorio per la prevenzione degli atti di violenza contro il personale medico. Eppure in quella sede - era luglio -, il Governo, rappresentato dal Ministero della Salute e dal Sottosegretario Gemmato, espresse parere contrario; ancora a luglio, dinnanzi alle nostre sollecitazioni, perché era del tutto evidente la recrudescenza di questo fenomeno odioso e insopportabile, il Governo si voltava dall'altra parte.
I fatti dell'estate, la crescita dell'attenzione, le denunce del personale medico e dei sindacati del settore hanno indotto il Governo ad una retromarcia e a mettere mano, attraverso la decretazione d'urgenza, al codice penale.
Bene che il Governo abbia preso consapevolezza che si tratta di una vicenda intollerabile, bene che abbia deciso di agire secondo i principi dell'urgenza. Tuttavia, qui, in questa sede, dobbiamo prendere atto che l'intervento rappresenta troppo poco rispetto alla grandezza di questo problema e che, purtroppo, non sarà sufficiente ad invertire la rotta. Questo intervento, in particolare, prevede cinque novità legislative: l'estensione del reato di lesioni contro il personale sociosanitario anche agli addetti alla sicurezza che operano in ausilio all'interno delle strutture ospedaliere; il nuovo reato di danneggiamento di cose mobili o immobili al servizio dell'attività sociosanitaria, che, di fatto, prevede un ampliamento della punizione per questa fattispecie; l'arresto obbligatorio e non più facoltativo per gli autori delle lesioni al personale sociosanitario; l'arresto differito, un meccanismo eccezionale del nostro ordinamento, nelle successive 48 ore per gli autori di questi reati e il procedimento della citazione diretta a giudizio per gli autori del nuovo delitto di danneggiamento. Sono cinque interventi che si inseriscono in un quadro normativo che, anche recentemente, era stato novellato.
Allora, perché diciamo che è troppo poco e non sarà sufficiente a invertire la rotta? Innanzitutto, perché è prova della insufficienza dell'intervento penalistico la storia recente degli interventi normativi in questo Paese. Il primo intervento è quello del 2020, con il quale è stato introdotto il reato di lesioni gravi e gravissime contro il personale sociosanitario e con il quale è stata prevista l'aggravante comune per i delitti contro il personale sociosanitario.
Bene, a seguito di quell'intervento, che ha rappresentato un'importante novità e che era affiancato anche a strumenti preventivi, il Parlamento è stato costretto a intervenire successivamente, un'altra volta, nel 2023, con un decreto-legge per l'inasprimento, in quel caso, delle lesioni semplici. E, successivamente a questi due interventi specifici per il settore sociosanitario, abbiamo assistito anche a molti interventi su uno degli strumenti che oggi viene esteso, quello dell'arresto obbligatorio in differita, nelle successive 48 ore, perché anche attraverso gli interventi normativi questo strumento è stato modificato più volte. La prima volta, è stato introdotto nell'ordinamento nel 2003 per la normativa sugli stadi e poi nel 2017 per il Daspo urbano; nel 2019, un terzo intervento per la stabilizzazione dei due precedenti interventi normativi; nel 2020 per la previsione dell'arresto differito per i fatti di violenza in CPR o nei CAS e, nel 2023, per la violenza di genere. Cinque interventi, a cui si aggiunge questo, che è il sesto. Tutti questi importanti interventi normativi, che hanno affrontato tematiche difficili e complesse, che erano certamente finalizzati a contrastare e prevenire la violenza, non hanno prodotto i risultati che il legislatore intendeva ottenere.
Infatti, ancora oggi il Governo è costretto a intervenire in via d'urgenza per un nuovo intervento, ancora una volta sul codice penale, che incide su quei reati prevedendo sostanzialmente meccanismi di tipo repressivo, previsti appunto dall'ordinamento penale. Non è sufficiente, e ne abbiamo prova dal fatto che questo provvedimento è già in vigore - è già in vigore da un mese - e oggi stesso, ancora una volta, abbiamo letto le cronache di un ulteriore atto gravissimo di violenza, commesso contro un primario a Lamezia Terme. Il provvedimento è in vigore da settimane e non produce l'effetto di prevenire la violenza contro il personale socio-sanitario. Questo impone alle forze politiche di questo Parlamento e al Governo di allargare lo sguardo e provare a costruire una strategia che sia preventiva rispetto alla commissione di questi delitti.
Nella mia regione, nella Toscana, solo nel 2022 e nel 2023, comparando le due annualità, quindi in presenza di un intervento legislativo del 2020 e un successivo del 2023, le aggressioni contro i medici sono salite da 1.258 a 2.356, sono raddoppiate. Questi numeri sono più di un campanello d'allarme, indicano la gravità di un problema che merita di essere affrontato con strumenti idonei a raggiungere lo scopo di prevenire la criminalità contro il personale medico.
E allora ci permettiamo di dire, in questa sede, perché non lo riteniamo sufficiente e perché pensiamo che sarebbe stato invece necessario cogliere questa occasione per introdurre ulteriori interventi innovativi. Innanzitutto, occorre prendere atto che la modificazione normativa del 2020 non è stata pienamente attuata. L'Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie deve svolgere una funzione importante; gli è stata assegnata una funzione enormemente importante di studio delle migliori pratiche, di individuazione dei casi più problematici, di proposte al Ministero. Il Ministero stesso è competente a svolgere una funzione di informazione, importantissima nell'attività di prevenzione; sono previsti corsi di formazione per la gestione del conflitto; devono essere elaborate proposte e misure per la riduzione del rischio. Insomma, ci sono molti interventi che erano previsti in quella norma e che non sono stati pienamente attuati e, quindi, occorreva in questa sede cogliere l'occasione per fare un punto sulla capacità di quell'intervento di radicarsi in modo pieno. Non c'è stata, il Governo se ne deve fare carico, era uno degli obiettivi del nostro atto che fu respinto solo qualche mese fa.
E, poi, servono strumenti preventivi rispetto alla commissione dei delitti, come l'assunzione delle Forze dell'ordine e i presìdi, soprattutto nelle strutture più delicate, come quelle dei pronto soccorso. Questo provvedimento, che voi portate all'attenzione dell'Aula, non contiene un euro di investimento. Ma come si può produrre sicurezza nel nostro Paese, a favore, in questo caso, del personale medico e socio-sanitario, se non si investono risorse?
Scrivere un decreto-legge è piuttosto semplice, basta che vi riuniate - nel caso della decretazione d'urgenza - nel Consiglio dei ministri, prendiate un foglio, scriviate una nuova norma penale e lo firmiate, ma non è sufficiente se non ci sono risorse, se non ci sono strategie complessive e queste mancano. Abbiamo proposto nell'attività emendativa, anche al Senato, interventi per l'installazione delle telecamere di videosorveglianza a supporto delle strutture mediche; la proposta è stata respinta. Servono risorse, ma è un impegno che il Governo deve assumere. Serve assumere il personale medico, socio-sanitario, perché siamo in presenza di strutture di frontiera che affrontano situazioni difficilissime e sono sotto organico.
E non è accettabile ascoltare l'autocelebrazione della destra sulla manovra di bilancio, perché siamo in presenza di una manovra di bilancio che non ha il coraggio di investire in sanità, dopo che nei precedenti Governi si era assistito ad un'inversione di tendenza e avevamo raggiunto un investimento in spesa sanitaria superiore al 7 per cento del PIL. Oggi, siamo sotto il 6 per cento, lo ripeto, siamo sotto il 6 per cento: in soli due anni c'è stata una retrocessione della capacità di investimento sul PIL del Paese. È inutile fuggire da questi temi. Se pensiamo che questa sia una grande sfida, ed è una grande sfida, anche per quanto attiene alla sicurezza del personale socio-sanitario, noi dobbiamo investire risorse e, quindi, l'invarianza finanziaria è inaccettabile, è una sconfitta, rende questo provvedimento inutile rispetto all'obiettivo.
E poi c'è un tema anche culturale. Se nel nostro Paese si alimentano - anche a volte con la connivenza di forze politiche o di frange politiche estreme - culture antiscientifiche che contestano il metodo scientifico, di cui sono rappresentanti ogni giorno negli ospedali i nostri medici e i nostri infermieri, mettiamo questi ultimi in una condizione di debolezza rispetto all'aumento dilagante della violenza che c'è nelle nostre comunità e che riguarda, quindi, anche gli ospedali. Se ci mettiamo nella condizione di non accettare la capacità scientifica e la competenza professionale, contestandole continuamente, li mettiamo in una condizione di grande difficoltà. Insomma, serve un grande sforzo culturale, come era avvenuto durante un momento di grande difficoltà per il Paese, cioè durante il COVID, dove giustamente fu riconosciuto il valore straordinario di quel personale. E però, siamo un Paese che si dimentica troppo presto della sua storia e lo ha fatto di nuovo.
Allora, serve un patto tra le forze politiche, tra il Parlamento e il Governo, per riconoscere il valore e la dignità di quelle figure così straordinarie che ogni giorno combattono negli ospedali e nei presidi socio-sanitari per la tutela della salute pubblica. Tutto questo non c'è in questo provvedimento. Quindi, non sarà raggiunto il risultato e, tra qualche settimana o qualche mese, saremo costretti, a fronte del dilagare dei fatti di violenza, a chiederci quale altro strumento occorra.
Allora, in quel momento, vi chiederemo di non procedere ancora una volta esclusivamente ponendo modifiche al codice penale: è semplice farlo, ma è inutile rispetto al risultato, se quelle misure non sono accompagnate da una strategia complessiva. Queste ragioni le ripeteremo anche domani nella nostra dichiarazione di voto, quando spiegheremo il perché dell'astensione. Certamente, però, non faremo mancare il nostro supporto, qualora vi sarà la volontà della maggioranza e del Governo, a lavorare per questa battaglia, che è una battaglia di civiltà che il Partito Democratico rilancerà in ogni occasione.