Stamattina ho presentato un ordine del giorno per chiedere al Governo di impegnarsi a prevedere delle forme di congedo/astensione dal lavoro, retribuite e con copertura previdenziale, per gli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie vittime di violenza. Una premura quasi obbligatoria, credo, ancor più associata ad un provvedimento che ha l'ambizione di occuparsi di misure urgenti per contrastare i fenomeni di violenza nei confronti dei professionisti sanitari e socio sanitari. Il Governo però ha voluto riformulare il mio odg con una formula blanda, in base a cui non si sarebbe preso l'impegno ma avrebbe valutato di farlo, restando all'interno dei vincoli di finanza pubblica, ammettendo in pratica di non avere alcuna intenzione di costruire questa forma di tutela e rispetto per chi subisce violenza. D'altronde c'era da aspettarselo, dal momento che nella legge di bilancio 2025 presentata dal Governo i finanziamenti destinati alla Sanità bastano a malapena per i rinnovi dei contratti, checché ne possa dire la Presidente Meloni che sciorina numeri confusi con la calcolatrice in qualche salotto televisivo. Gimbe denuncia che nel 2027, con questa manovra, la spesa sanitaria arriverà al rapporto minimo storico in confronto al PIL, evidenziando che nei prossimi anni mancheranno fino a 19 miliardi di euro, utili solo a far sopravvivere la nostra sanità, di certo non a potenziarla e migliorarla. In questo contesto, decidere di non volere spendere quanto serve per venire in contro al personale delle nostre strutture sanitarie quando è vittima di violenza è una presa in giro. Ancora una volta le soluzioni del governo sono a posteriori, e cioè aumentare le pene ed inventare nuovi reati, oltre a non dare ascolto alle opposizioni che con emendamenti e ordini del giorno provano a migliorare il migliorabile, cercando di aggredire le cause più profonde, come la mancanza drammatica di personale. Ma al Governo non importa, e questo è chiaro. Noi non lo possiamo accettare.