Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 13 Novembre, 2024
Nome: 
Marco Lacarra

A.C. 2128

Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, quello dell'aggressione al personale sanitario è un fenomeno che assume forme sempre più preoccupanti. Abbiamo letto proprio ieri dell'ultimo agghiacciante episodio, che ha coinvolto il primario del pronto soccorso dell'ospedale di Lamezia Terme, preso a manganellate da un parente di una paziente. È senz'altro giusto, anzi sacrosanto, che la politica si occupi di questo tema. Il problema di questo decreto, però, è che, come spesso accaduto con questo Governo, i contenuti del provvedimento non rispecchiano minimamente la risolutezza che troviamo nel titolo. Ed è questo il principale motivo per cui il Partito Democratico si asterrà. Ma vorrei partire dai numeri, perché forse possono aiutare il Governo e la maggioranza a comprendere quanto siano risibili, rispetto alla dimensione ed alla gravità del fenomeno, le soluzioni proposte nel decreto.

I dati che emergono da un rapporto molto recente di Amsi e Umem ci dicono che, dal 1° gennaio 2024, ogni giorno, nel corso di questo 2024, almeno un medico o un infermiere è stato oggetto di aggressione fisica o verbale durante le ore di lavoro: personale dei pronto soccorso e operatori del 118, innanzitutto. E se sono le donne a essere colpite in più dell'80 per cento dei casi, quasi un sanitario su due è stato vittima di almeno un'aggressione nell'arco della sua carriera. Le aggressioni sono gravemente aumentate, in numeri ed in intensità, negli ultimi cinque anni e le cause direttamente collegate a questo incremento invitano tutti noi ad una profonda riflessione: più 38 per cento delle aggressioni dovute alla carenza di professionisti della sanità; più 24 per cento delle aggressioni dovute ai lunghi tempi delle liste d'attesa. Questi numeri sono sostanzialmente in linea con quelli contenuti nell'ultima relazione dell'Osservatorio nazionale sulla sicurezza delle professioni sanitarie e socio-sanitarie. Un Osservatorio - tanto per puntualizzare - che è stato istituito appena quattro anni fa, nell'estate del 2020, nell'ambito di una legge che, come quella di oggi, si è occupata del tema delle aggressioni.

La sostanziale differenza, però, tra quella legge e questo provvedimento, sta proprio nei contenuti, perché all'epoca, in pieno COVID e in un clima di lavoro corale tra tutte le forze politiche, non ci concentrammo soltanto sugli aspetti punitivi di chi commette i reati, ma ci sforzammo di immaginare anche qualcosa di più: ad esempio, norme specifiche per la formazione degli operatori, perché non è detto che un buon medico o un buon infermiere abbia anche la capacità di gestire una situazione di tensione o che trascende in atti violenti. O ancora, norme per prevenire le aggressioni, perché pensavamo e continuiamo a credere che una punizione, per quanto severa, non aiuti affatto ad evitare un'aggressione. Il carcere o la sanzione pecuniaria arrivano sempre dopo che il fatto è stato commesso e sempre dopo che un sanitario ha subito quello che ha subito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

L'obiettivo non è punire di più, ma evitare quanto più possibile che queste cose accadano. All'apparenza sembra un discorso banale, signor Presidente, ma se continuate a scrivere decreti su decreti in questo modo è evidente che questo concetto non vi è poi così tanto chiaro. Ed è per questo che in quella legge prevedemmo la stipula di protocolli specifici tra ospedali e Forze di polizia per aumentare i presidi di sicurezza, soprattutto nelle strutture di emergenza-urgenza. Ecco, allora viene da chiedersi perché non abbiate finanziato quella misura con le risorse che servono o, ancora, perché non abbiate dato agli ospedali finanziamenti per installare sistemi di videosorveglianza.

Potevate fare tante cose diverse e, invece, no: avete scelto, come al vostro solito, di accanirvi sull'ordinamento penale, nell'ostinata quanto erronea convinzione che certi fenomeni si possano combattere a colpi di decreto e di aumento di pene. Tornando al 2020, quell'anno credevamo di avere iniziato anche un altro percorso ben più ampio: quello del rifinanziamento della sanità pubblica. Ce lo siamo ripetuti migliaia di volte, dentro e fuori da quest'Aula. La pandemia e le 200.000 morti che abbiamo pianto dovevano impartirci una lezione: mai più tagli alla sanità. La sanità è un investimento; non è una spesa o uno spreco. Beh, dopo tre anni di continui incrementi del Fondo sanitario nazionale, con voi al Governo questo trend si è di nuovo invertito: così, tutte quelle parole tornano ad essere vergognosamente soltanto “belle parole”, anzi, slogan ormai impolverati.

Con la legge di bilancio in discussione in questi giorni fate mancare alla sanità 19 miliardi di euro nel prossimo quinquennio. Fate mancare 19 miliardi di euro: risorse che sarebbero servite per assumere nuovo personale, investire in nuove strumentazioni, costruire nuovi ospedali, pagare dignitosamente le risorse umane. E, invece, no: ci è ormai chiarissimo che per voi la sanità (quella pubblica, quantomeno) non è una priorità. E così oggi ci propinate questo decreto-legge per rispondere soltanto mediaticamente all'escalation di aggressioni nei pronto soccorso e nei luoghi di cura e assistenza.

Un bel titolo - come detto - ma basta guardare la legge per accorgersi che si tratta di una nuova versione della solita ricetta del Governo Meloni: pene più aspre e zero euro. Perché, dei tre articoli che troviamo qui dentro, il più eloquente sembra essere il terzo; non quello relativo al reato di danneggiamento né quello circa l'arresto in flagranza, ma quello contenente la clausola di invarianza finanziaria che, tradotto per i non addetti ai lavori, significa semplicemente questo: “chi aggredisce il personale sanitario pagherà più caro, ma per il resto arrangiatevi”.

Torno a dire che il Partito Democratico si asterrà e non voterà contro questo decreto, perché non c'è nulla di più odioso di chi commette violenza contro coloro che si occupano, giorno e notte, dei bisogni di salute delle persone, ma non possiamo minimamente pensare che questa soluzione sia sufficiente. Un governo serio affronterebbe la questione per quella che è: prima di tutto, un riflesso culturale spaventoso, perché è indubbio che ci siano in giro per l'Italia persone che credono di poter fare il bello e il cattivo tempo in un pronto soccorso. Però, qui dentro, dovremmo avere la saggezza per chiederci da dove nasce questa deriva. Com'è che si è passati da chiamarli “angeli” durante la pandemia, a leggerne sui giornali come vittime di aggressioni? Non è forse il caso di riflettere su quelle forme di delegittimazione sotterranee e silenziose ma pervicaci, che colpiscono i dipendenti pubblici e ne fanno il parafulmine di tutte le disfunzionalità delle pubbliche amministrazioni?

Non è che forse il personale sanitario e pubblico, in generale, si sta facendo ingiustamente carico di tutti i danni che derivano dalle politiche di austerity, dai tagli, dal mancato turnover del personale e dalle tendenze di disinvestimento che sono state portate avanti negli ultimi anni? Sarebbe proprio un paradosso se proprio coloro che fanno turni massacranti e che si sacrificano quotidianamente per far funzionare una macchina malandata, sopperendo alle carenze di personale e di risorse, debbano - proprio loro - scontare le conseguenze delle decisioni del Governo.

In secondo luogo, c'è la questione delle risorse. Non è un modo per giustificare i cittadini esasperati che ricorrono alla violenza, sia chiaro. La violenza è sempre e comunque una non risposta e in qualunque caso deve essere condannata e giustamente sanzionata. Però, sarebbe ingenuo non collegare il dato dell'aumento di aggressioni con l'allungamento dei tempi delle liste d'attesa, con l'insufficienza del personale nei presidi di emergenza e urgenza, eccetera eccetera.

Insomma, questo decreto è l'ennesimo specchietto per le allodole, l'ennesimo frutto marcio di un Governo che non ha fatto un'idea chiara di come risolvere i problemi del Paese e che ricorre al mix, decretazione d'urgenza e norme penali, per salvare la faccia e far parlare di sé, ovviamente a costo zero, come si è detto. Beh, sappiate che da domani non cambierà assolutamente nulla. I pronto soccorso continueranno a essere stracolmi di persone, a fronte di un personale insufficiente in numero e sempre più stanco. Le aggressioni continueranno ad esserci, purtroppo, perché nessuno si sentirà dissuaso dalla prospettiva di una pena più lunga o di una sanzione più pesante. Tra tre mesi o tra sei mesi torneremo qui a esaminare un nuovo decreto che aumenta le pene e inventa nuove aggravanti. La finzione scenica si ripeterà ancora e ancora.

Presidente, concludo, innanzitutto esprimendo tutta la mia solidarietà e quella del Partito Democratico al personale sanitario, sociosanitario, di assistenza e di cura che lavora strenuamente nel nostro Paese. Voglio rivolgere loro il mio grazie per tutto quello che fanno e continueranno a fare per gli italiani e malgrado questo Governo che continua a remare dalla parte opposta, ma soprattutto voglio dire loro qualcosa che la maggioranza e il Governo non ha il coraggio di dire: scusateci. Scusateci se la politica non è capace di ascoltare le vostre esigenze, scusateci se il Governo del nostro Paese non è più in grado di assicurare l'universalità delle cure, scusateci se vi fanno mancare risorse e personale, scusateci se non riusciamo a darvi neppure una buona ragione per continuare a credere nella sanità pubblica e in tutto ciò che rappresenta per la nostra storia e per il nostro futuro.