28/11/2024
Michela Di Biase
GIANASSI, LACARRA e SERRACCHIANI
3-01588

Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con circolare del Capo del dipartimento di giustizia minorile del 1° ottobre 2024 è stata introdotta una nuova disciplina sull'utilizzo da parte degli agenti di polizia penitenziaria dell'uniforme di servizio negli istituti penali per minorenni, che a giudizio dell'interrogante appare in contrasto con quanto previsto dal decreto ministeriale del 24 febbraio 2004;

   nelle premesse della circolare viene motivata la decisione di rimodulare l'utilizzo dell'uniforme ordinaria, di servizio e operativa. In particolare si motiva sottolineando «la necessità di rimodulare la disciplina concernente l'uso delle uniformi del Corpo di Polizia Penitenziaria per il personale operante negli Uffici, Istituti e Servizi del Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità, in ciò rilevando, in particolare, l'esigenza di favorire e riaffermare una corretta introiezione da parte dei soggetti detenuti negli Istituti Penali Minorili, minorenni e giovani adulti, ed immessi nel circuito penale, in ordine al valore e al significato della pubblica funzione svolta dal personale di Polizia Penitenziaria ivi impiegato»;

   la circolare tra le ragioni del provvedimento riporta anche il fatto che «l'uso dell'uniforme da parte del personale di Polizia Penitenziaria assegnato al comparto detentivo minorile corrisponda all'esigenza di evidenziare e tutelare il principio di autorevolezza che deve permeare l'esercizio della pubblica funzione, anche nella percezione degli utenti, quale segno formale e simbolico di legalità democratica, onore e disciplina, connettendo il prestigio della divisa a una simmetrica correttezza e lealtà costituzionale, tesa all'assolvimento dei doveri istituzionali, in un quadro di rispetto delle regole e delle garanzie»;

   la decisione assunta dal Capo del dipartimento di giustizia minorile è stata aspramente criticata per l'intento repressivo di cui appare portatrice. In particolare l'associazione Antigone per i diritti dei detenuti si è espressa con chiarezza sul punto. «Da oggi – si legge in una dichiarazione a mezzo stampa della coordinatrice nazionale di Antigone Susanna Marietti – nelle carceri minorili i poliziotti indosseranno la divisa. Per segnare anche simbolicamente che pure verso i ragazzini ci vuole un carcere distante e autoritario. Nei decenni i poliziotti hanno vestito in borghese per facilitare la relazione educativa. Si tratta di un altro tassello di cultura repressiva che vince su quel buon senso di cui era impregnato il sistema della giustizia minorile e che ha sempre dimostrato di essere efficace nel reintegrare socialmente i ragazzi» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della circolare del Capo del dipartimento di giustizia minorile del 1° ottobre 2024 e se non ravvisi un'ingiustificata difformità con quanto previsto in ordine all'utilizzo delle uniformi del personale di polizia penitenziaria all'interno degli istituti penali per minorenni, dal decreto ministeriale del 24 febbraio 2004;

   se non ritenga che quanto disposto dalla circolare, viste anche le motivazioni in premessa, non rappresenti il rischio concreto di un'omologazione del sistema della giustizia minorile al sistema penitenziario per gli adulti.

Seduta del 3 dicembre 2024

Risposta del Sottosegretario di Stato Gianmarco Mazzi, replica di Michela Di Biase

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Grazie, Presidente. Devo innanzitutto evidenziare, rispetto alle criticità indicate, che la circolare del 1° ottobre 2024, emanata dal Dipartimento di giustizia minorile e di comunità in ordine alla disciplina relativa all'uso delle uniformi del Corpo di polizia penitenziaria operante negli uffici, istituti e servizi del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, viene descritta, nell'atto ispettivo in disamina, come asseritamente contrastante con precedenti disposizioni ministeriali e, in particolare, con il DM Giustizia 24 febbraio 2004, nonché simbolicamente affermatrice di un carcere distante e autoritario anche nei confronti dei minori. Per tali motivi, secondo l'interrogante, la circolare sarebbe foriera di una presunta omologazione al sistema penitenziario dettato per la popolazione detenuta adulta.

In ordine alle descritte affermazioni, non ci si può esimere dallo svolgere diversi ordini di considerazioni. Giova premettere, innanzitutto, che tra la circolare sottoposta al vaglio e il richiamato DM Giustizia 24 febbraio 2004 non sussiste alcun contrasto. Ed infatti, nel provvedimento normativo citato si legge, all'articolo 1, che “L'uniforme del personale del Corpo di polizia penitenziaria appartenente al contingente per la giustizia minorile è quella stabilita nel decreto ministeriale 24 gennaio 2002”. Quest'ultimo decreto, sempre all'articolo 1, descrive l'uniforme in uso agli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria senza prescrivere differenze o distinzioni di sorta per quanti sono assegnati al comparto della giustizia minorile, ma distinguendo unicamente tra le diverse tipologie di uniforme.

Il DM Giustizia 24 gennaio 2004, che si assume contrastante con la circolare emanata dal Dipartimento di giustizia minorile e di comunità, al comma 2 dell'articolo 1 citato si limita a stabilire che “L'uniforme del personale del Corpo di polizia penitenziaria appartenente al contingente per la giustizia minorile, per quei servizi che per loro natura non possono essere espletati nell'uniforme di cui al comma precedente, è costituita da un insieme organico di vestiario a foggia civile”, tanto che il comma successivo stabilisce che il personale in servizio presso il comparto minorile debba essere dotato della predetta uniforme. La disposizione non definisce, peraltro, quali siano i servizi che non possano essere espletati in uniforme, lasciando evidentemente tale incombenza a disposizioni di rango inferiore.

Ed infatti, l'articolo 2 del citato decreto ministeriale statuisce espressamente che “il personale del Corpo di polizia penitenziaria appartenente al contingente per la giustizia minorile, indossa l'uniforme ordinaria di servizio di cui al comma 1 del precedente articolo”, mentre il successivo comma 2 attribuisce al Capo Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità il compito di disciplinare, con apposito provvedimento, per l'appunto, la circolare in questione, “i singoli posti di servizio per i quali è previsto l'utilizzo delle uniformi di cui ai commi 1 e 2 del precedente articolo”.

Inoltre, il comma 3 del citato articolo 2 espressamente dispone che “il personale del Corpo di polizia Penitenziaria appartenente al contingente per la giustizia minorile indossa l'uniforme ordinaria di servizio (…) quando è impegnato in servizi continuativi a diretto contatto con detenuti minori”.

Secondo il disposto appena citato, dunque, appare chiaro che la circolare in commento non sia stata emanata in contrasto con il decreto ministeriale, ma ne costituisca una legittima specificazione.

Fatta tale doverosa premessa sotto il profilo giuridico, deve altresì evidenziarsi che la circolare - lungi dal costituire espressione di un'impostazione autoritaria da parte del Dipartimento di giustizia minorile - ha rappresentato, invece, il frutto di un'attenta riflessione, volta a perseguire e a dare concreta attuazione ai principi fondamentali del procedimento penale e dell'ordinamento penitenziario minorile, in un'ottica volta alla rieducazione e alla risocializzazione.

È stato in sostanza attuato un bilanciamento: da una parte l'esigenza di restituire autorevolezza al Corpo di polizia penitenziaria assegnato al Dipartimento di giustizia minorile, assicurando sicurezza e legalità all'interno delle strutture dove la Polizia penitenziaria ha l'importante compito di accompagnare i minori nella direzione di un recupero concreto; dall'altra, portare la Polizia penitenziaria ad una maggiore consapevolezza del ruolo istituzionale svolto, visto che l'uniforme rappresenta e simboleggia la fedeltà costituzionale e i connessi doveri giuridici di correttezza deontologica e legalità.

Invero, tale rimodulazione, dunque, non può e non deve essere intesa come una svolta autoritaria perché è scaturita dall'esigenza di favorire e riaffermare una corretta percezione del valore e del significato della pubblica funzione svolta dal personale di Polizia penitenziaria da parte di quanti sono detenuti negli istituti penali minorili.

Ciò, come detto, anche al fine di riportare la giusta serenità all'interno degli istituti, sia in favore dei detenuti che del personale, garantendo sicurezza e corretto svolgimento delle attività trattamentali. In proposito è giusto ricordare il principio affermato dalla Costituzione in ordine alla potestà punitiva dello Stato, ossia l'articolo 27, secondo il quale “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”; ma convintamente crediamo che, rispetto a tale principio costituzionale, non si possa sostenere che l'utilizzo dell'uniforme richieda o implichi, quanto ai minorenni, il mancato rispetto del richiamato articolo 27 della Costituzione.

Sgombrato, dunque, il campo dall'equivoco della presunta difformità rispetto al decreto ministeriale 24 febbraio 2004, dobbiamo ancora ribadire come il competente Dipartimento abbia ritenuto che l'uso dell'uniforme, anche nel comparto detentivo minorile, corrisponda all'esigenza di evidenziare e tutelare il principio di autorevolezza della pubblica funzione - anche nella percezione degli utenti - quale segno formale e simbolico di legalità.

Infine, vale la pena ricordare che le previsioni introdotte dalla circolare non possono determinare un processo di omologazione tra il sistema della giustizia minorile penale e il sistema penitenziario per adulti, differenziati dall'approccio trattamentale, caratterizzato da modalità multidisciplinari e da valori atteggiamenti educativi, nei confronti dell'utenza giovanile, intrinsecamente diversi dalle prassi in uso nelle carceri per adulti.

 

MICHELA DI BIASE. Grazie, Presidente. No, non posso naturalmente definirmi soddisfatta. Anzi, mi faccia esprimere anche il mio rammarico e disappunto sul fatto che, su un tema tanto sensibile, oggi a rispondere in Aula alla mia interrogazione, che riguarda la giustizia minorile, tema delicatissimo nel nostro Paese, anziché il Sottosegretario alla Giustizia o il Ministro competente, ci sia il Sottosegretario alla Cultura. Per correttezza, Sottosegretario, già conoscevo la risposta che le hanno oggi dato da leggere in quest'Aula, la conoscevo perché è la stessa che ci ha letto il capo Dipartimento della giustizia minorile e di comunità che ha, in qualche modo, anticipato questa sua risposta durante, appunto, un'audizione in Commissione giustizia.

Vede, non avevo bisogno che voi faceste questo tipo di lettura, perché il decreto - il succitato decreto, quello del 24 febbraio del 2004 - l'ho letto, è un atto che può essere facilmente riscontrabile e, anche in base a questo, naturalmente, ho fatto la mia interrogazione parlamentare. Mi faccia dire che, però, le cose che lei ha detto, purtroppo, non sono assolutamente esatte, perché vede, questo è un decreto che, ormai, ha vent'anni, e per vent'anni all'interno degli IPM (gli istituti penali per i minorenni) è valso un principio che finora - mi sento di dire - ha assolutamente funzionato, che è quello di premiare la funzione rieducativa della pena rispetto, invece, ad altre fattispecie di comportamento.

Dico questo perché durante l'audizione di Sangermano, del Capo di Dipartimento, e anche oggi, dalla sua lettura, si sottolinea quanto la divisa, all'interno degli IPM, venga impartita per questioni di autorevolezza percepita. Vede, io ritengo che siano altre le questioni che, invece, siano a cuore a questo Governo, e penso che la vostra prima preoccupazione dovrebbe essere quella di formare il personale di Polizia penitenziaria che lavora all'interno degli IPM, perché è chiaro - e su questo non c'è dubbio, ed è una difficoltà che riscontra la stessa Polizia penitenziaria, e di cui noi ci vogliamo far carico - che c'è un tema legato alla formazione.

Allora, su questo mi domando, visto che siete voi stessi ad ammettere che c'è un problema di autorevolezza - e mi piace se parliamo di autorevolezza, perché troppo spesso i vostri provvedimenti, invece, ci hanno portato a parlare di autorità, che sono due cose ben diverse, e su questo verrò -, per quale motivo voi non abbiate deciso di puntare sul tema della formazione del personale che ha a che fare con questi ragazzi. A questa domanda non ho avuto risposta, ma, naturalmente, mi riserverò, quando tornerà il capo di Dipartimento Sangermano, di chiedergli anche che attività, che azioni si intendono intraprendere, invece, per colmare questa lacuna, che è una lacuna che ci viene riportata da più fronti.

L'altra questione, che è tutta, invece, di natura politica, ma che, però, in questa sede mi sento di sottolineare, è che gli atti che voi avete portato avanti in questi due anni di legislatura sono degli atti che ci portano, invece, ad avvicinare, purtroppo, gli istituti penali minorili alle carceri degli adulti. Oggi lei ha detto: il principio di omologazione con istituti per adulti non esiste. No, esiste, esiste eccome nel momento in cui smantellate il sistema minorile, per esempio con il decreto Caivano, sminuendo quello che è il sistema della messa alla prova.

Lo fate su tante altre questioni, Sottosegretario. Viene, per esempio, fatto quando, in seguito al decreto Caivano, noi, per la prima volta, assistiamo al sovraffollamento degli istituti di pena minorile, sovraffollamento che, sinora, non c'era mai stato ed era un problema gravissimo che aveva riguardato solamente, invece, gli istituti penali per adulti. Rispetto a queste domande avrei voluto una risposta. Invece mi sono trovata, purtroppo, ancora una volta, a dover ascoltare una risposta del tutto burocratica, che nulla attiene a quella che è l'interrogazione che avevo posto.