Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
le dimissioni di Tavares da amministratore delegato di Stellantis, motivate da profonde divergenze strategiche, è solo l'ultimo tassello di un mosaico che vede la situazione del settore automotive in Italia e in Europa diventare sempre più critica, una situazione che, in assenza di una netta inversione di direzione, rischia di compromettere definitivamente la prospettiva industriale e occupazionale dell'industria manifatturiera italiana ed europea;
mentre Usa e Cina difendono questo settore con fortissimi investimenti, in Europa si assiste ad un vero terremoto che mette in discussione le prospettive produttive e occupazionali dell'automotive, un settore che rappresenta circa l'11 per cento del prodotto interno lordo italiano e che contribuisce per 460 miliardi di euro al prodotto interno lordo in Europa, impiegando 4 milioni di lavoratori;
per quanto riguarda la situazione in Italia, mese dopo mese si sta assistendo ad un peggioramento tangibile della situazione produttiva di Stellantis, con volumi in calo e impatti negativi sull'occupazione, aggravati dal crescente ricorso agli ammortizzatori sociali, tanto che i sindacati dei metalmeccanici hanno proclamato il 18 ottobre 2024 uno sciopero unitario con manifestazione nazionale del settore auto, per sollecitare il Governo ad intervenire convocando i vertici aziendali a Palazzo Chigi ed avviare un confronto concreto volto a ottenere maggiori investimenti e garanzie per il nostro Paese;
per uscire da questa situazione servirebbero investimenti strategici in Italia per nuove piattaforme produttive di modelli «mass market», investimenti in ricerca e sviluppo, garanzie che non ci siano chiusure di stabilimenti e licenziamenti unilaterali, azioni per la formazione, l'erogazione di ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro, un forte sostegno alla riduzione dell'orario di lavoro, tutto questo anche per il settore della componentistica;
neanche un mese fa, John Elkann ha declinato l'invito della Commissione attività produttive, commercio e turismo a riferire sul «Piano Italia» di Stellantis, affermando di riporre piena fiducia nelle dichiarazioni rese in audizione parlamentare dall'allora amministratore delegato Carlos Tavares, oggi dimissionario, mentre Stellantis mette in cassa integrazione lavoratrici e lavoratori, riduce le produzioni, svuota gli stabilimenti, ridimensiona l'indotto, non rinnovando le commesse come nel caso Trasnova, e chiede soldi pubblici a un Governo che non sta concretizzando nulla al tavolo automotive, anzi taglia dell'80 per cento il fondo automotive per la transizione –:
se e cosa intenda fare il Governo con tempestività per garantire la salvaguardia degli interessi nazionali ed avviare un confronto concreto realmente volto a ottenere maggiori investimenti e garanzie per il nostro Paese.
Seduta del 4 dicembre 2024
Illustrazione di Vinicio Peluffo, risposta del Ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, replica di Andrea Orlando
VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Grazie, Presidente. Signor Ministro, non è certo la prima volta che la interroghiamo sulla crisi del settore automotive, ma c'è una novità di assoluto rilievo, data delle dimissioni di Tavares, da parte del cda di Stellantis, motivate da profonde divergenze strategiche ed è solo l'ultimo tassello di un mosaico che vede la situazione del comparto dell'auto in Italia ed in Europa diventare sempre più critica. Mentre Stati Uniti e Cina difendono questo settore con fortissimi investimenti, in Europa non sono stati ancora definiti strumenti di sostegno e di accompagnamento dell'intero sistema nella transizione. In Italia la legge di bilancio del Governo, di cui lei fa parte, taglia dell'80 per cento, da qui ai prossimi anni, le risorse destinate al settore dal Governo precedente, fondi destinati all'incentivo della domanda e al sostegno dell'offerta. Mese dopo mese abbiamo assistito un peggioramento tangibile della situazione produttiva di Stellantis, tant'è che i sindacati hanno proclamato, lo scorso 18 ottobre, uno sciopero unitario per sollecitare il Governo a convocare il tavolo a Palazzo Chigi, richieste contenute anche nella mozione unitaria presentata dalle opposizioni in quest'Aula. Quindi la domanda, Presidente, che rivolgiamo al Governo è cosa intenda fare tempestivamente per garantire un settore così strategico per gli interessi nazionali.
ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Pochi giorni fa la Ford ha previsto di tagliare 4.000 posti di lavoro in Europa, la Volkswagen ha annunciato la chiusura di 3 dei suoi stabilimenti tedeschi. A ciò si aggiungono i tagli delle aziende della componentistica come il produttore svedese di batterie Northvolt, che ha presentato accesso alla procedura fallimentare; ACC ha annunciato la sospensione dei primi investimenti a Termoli e in Germania; Bosch ha previsto il taglio di migliaia di lavoratori in Germania. È urgente, dunque, un intervento in Europa che riveda le regole del Green Deal, le folli regole del Green Deal: al riguardo proprio l'Italia si è mossa per prima con lungimiranza; al Consiglio competitività del 28 novembre ho presentato un non-paper, chiedendo l'anticipo alla prima metà del prossimo anno della clausola di revisione sulle emissioni dei motori endotermici. Il non-paper, che ha raccolto ampio consenso tra gli Stati membri, le associazioni industriali e le organizzazioni sindacali europee, non mette in discussione l'obiettivo finale dell'azzeramento delle emissioni entro il 2035, ma propone un approccio tecnologicamente neutrale, pragmatico e sostenibile per l'industria dell'auto. Con questo documento abbiamo evidenziato anche le contraddizioni dell'attuale regolamento che, nell'intento di evitare pesanti multe e sanzioni, induce i produttori europei a fermare linee produttive di vetture endotermiche e a stipulare accordi commerciali per la distribuzione in Europa di auto elettriche fabbricate in Cina. Prima ancora che in Italia, quindi, la politica industriale per l'automotive riguarda l'Europa e finora solo un amministratore delegato dei grandi gruppi automobilistici europei non aveva sostenuto l'azione del nostro Governo, proprio Carlos Tavares, le cui dimissioni aprono una nuova fase nel dialogo con l'azienda. Nel prossimo tavolo Stellantis del 17 dicembre attendiamo novità concrete, che riaffermino la centralità del nostro Paese nel piano industriale del gruppo, come anticipato dal recente colloquio che ho avuto con il Presidente John Elkann: non è stato fatto quando Stellantis si presentò e chiese l'esercizio del golden power, perché a loro fu chiesta dall'azienda, ritenendola doverosa, la procedura della golden power; fu quel Governo a lavarsene le mani, ritenendo quelle procedure non esercitabili; ma l'azienda presentò la richiesta, questa è la verità.
Oggi dobbiamo riparare e sicuramente lo stiamo facendo. Lo faremo, come dicevo, anche in questa legge di bilancio e assicuriamo che alla fine del percorso - anche grazie ai contratti di sviluppo in favore delle filiere strategiche, che da gennaio avranno a disposizione 500 milioni di euro di fondi del PNRR sommati alle risorse nella legge di bilancio - pensiamo di raggiungere una cifra almeno equa o addirittura superiore per l'anno prossimo destinata al settore dell'automotive e, nello specifico, alle imprese della componentistica, affinché possano valorizzare o anche diversificare la produzione in settori a più alto sviluppo. Noi siamo convinti che sia possibile farlo e che il tavolo del 17 possa rappresentare un nuovo inizio per gli stabilimenti italiani. Siamo impegnati a questo con tutte le forze sociali e produttive, perché noi lavoriamo, sì, nel tavolo come altrove con i sindacati e con le forze produttive nella consapevolezza che questa non è la sfida di un Governo, ma è la sfida di un Paese, la nostra Italia.
ANDREA ORLANDO. Grazie, Ministro. Finalmente un po' di chiarezza sul perché delle dimissioni di Tavares che, a quanto apprendiamo, sono frutto della sua iniziativa politica. Vorrei dire che lei ha ragione, non è una vostra responsabilità la subalternità storica che lo Stato italiano ha nei confronti di FIAT, FCA e poi Stellantis e neppure l'andata in malora di una serie di occasioni perdute per rafforzare le garanzie occupazionali e persino il silenzio che ha caratterizzato, in qualche modo, tutta questa vicenda. Ciò però è una rendita politica che non potete utilizzare all'infinito, perché voi siete riusciti a peggiorare persino le condizioni negoziali rispetto al momento in cui vi siete insediati. Credo che la spocchia di Elkan sia un po' il segno della irrilevanza politica che in questo momento ha il Governo nel rapporto con Stellantis. Avete nei fatti pregiudicato la via di una risposta comune europea per la gestione della transizione dell'automotive, chiedendo un rinvio e deroghe per un percorso che per molti aspetti è determinato dal mercato globale - attenzione: un conto è la flessibilità, un conto è puntare tutto sui rinvii e sulle deroghe - e avete, alla fine, dato un alibi a Tavares, non determinato le condizioni. Così avete scartato la via di una risposta, che poteva essere una risposta di competitività del sistema europeo. Sul tavolo avevate trovato una proposta che era quella di trasformare SURE, fatta dal Governo Draghi, in uno strumento per guidare la transizione, ma avete la scelto la strada di una via nazionale. Che si tratti di un problema di modelli e non di carburanti non ve l'ha detto Greta Thunberg, ve l'hanno detto la FIOM e la FIM. Lei in audizione, signor Ministro, è venuto a spiegarci che la sua strategia si basava su 3 cose: il cambio delle regole a livello europeo, un secondo produttore, rivedere gli incentivi; le regole sono le stesse, il secondo produttore non c'è, nonostante Elon Musk ormai faccia parte integrante della maggioranza di Governo e gli incentivi non solo non li avete rimodulati, ma li avete cancellati. Ora io faccio una previsione molto semplice da fare: li scriverete sotto dettatura del nuovo amministratore delegato di Stellantis. Io credo che siete colpevoli per quello che non fate e per la velleitarietà di quello che avete provato a fare in questo passaggio.