A.C. 2150
Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, devo dire che sono rimasto colpito dall'intervento che mi ha preceduto. Abbiamo scoperto che oggi ci sono due fatti importanti: uno è la previsione OCSE per il PIL dei 20 Paesi più industrializzati del mondo, del PIL del 2024, e l'altro è la presentazione della quinta rottamazione da parte del Dipartimento economia della Lega.
Per entrare nel merito, invece, di questo provvedimento, è molto importante nell'ordinarietà della vita amministrativa ed economica del Paese, perché il decreto fiscale è quello che anticipa, è l'antipasto della manovra economica. Particolarmente quest'anno, tale decreto fiscale doveva essere la certificazione di un grande successo della destra nel Paese.
Infatti, questo decreto doveva garantire l'abbassamento permanente dell'Irpef, solo che lo faceva con un'invenzione degna della peggiore creatività fiscale, ovvero soldi occasionali, anche requisiti con modalità piuttosto dubbie, per tagli permanenti: insomma, un vero e proprio esercizio di illusionismo, finito male. Ora, su questo decreto Fiscale, che, ripeto, doveva essere il grande successo del Vice Ministro Leo, invece si sono infranti i proclami di compattezza e unità di una maggioranza che inizia a rivelarsi per quello che è, cioè un insieme unito solo dalla colla del potere e, invece, disunito su tutto.
Infatti, questo decreto si ricorderà soltanto e solamente per gli incidenti di percorso della maggioranza al Senato.
Mi viene in mente la fiaba di Hans Christian Andersen, quella intitolata I vestiti nuovi dell'imperatore. Penso a quel re superficiale e vanitoso che, attento al suo aspetto esteriore, si fa confezionare abiti nuovi con una stoffa preziosissima e invisibile. I dignitari di corte, senza alcuna dignità, si sperticano in complimenti, in segno di sudditanza. Tuttavia, nel giorno della parata, l'imperatore sfila con i suoi nuovi e particolarissimi vestiti, sicuro del trionfo. Senonché, a un certo punto, dalla folla si sente la voce di un bambino che, al cospetto dell'imperatore e della rappresentazione falsa della realtà, grida: “il re è nudo!”. Ora, è una fiaba sulla realtà e sull'ipocrisia che sembra su misura, invece, di questa maggioranza che sostiene il Governo Meloni.
Voi potete pure raccontare di 500.000 ore di lavoro in più nel mese di settembre, solo che sono solamente 3.000 persone a tempo pieno che, in quel mese, hanno lavorato in più, in un contesto tutto disordinato, che non conoscete, che non siete in grado di riprodurre, come dimostrano le previsioni di discesa del PIL di questo e dei prossimi anni, che denudano la vostra propaganda, com'è successo oggi con l'OCSE. Potete raccontare con sprezzo del ridicolo che siamo la locomotiva d'Europa, per poi essere smentiti dalle proiezioni di tutte le istituzioni.
Oggi, peraltro, l'OCSE certifica che siamo quartultimi; l'ultimo Paese, tra i 20 più industrializzati, è l'Argentina e, giustamente, il Presidente dell'Argentina viene invitato alla festa di Atreju, per spiegare come ha fatto. Potete raccontare del Mezzogiorno che cresce più del Nord, ma lo Svimez ha provveduto a denudare i vostri risultati del tutto casuali, comunicando - ahimè - che, nella striminzita crescita del PIL, nei prossimi 2 anni da zero virgola, il Sud rallenta inesorabilmente. Potete raccontare dei vostri successi nel contrasto all'immigrazione clandestina, ma sono i numeri e i risultati a denudarvi, persino con i vostri tentativi di aggirare la legge, accusando chi la applica di essere contro di voi. Vittimismo puro! Siete per il mercato, però dipende da quale banca compra un'altra banca.
Siete per la riduzione delle tasse, però solo per alcune categorie. Siete per la riduzione del canone TV, ma per farlo pagare alla fiscalità generale. Siete liberali a parole, ma statalisti nelle leggi che proponete e approvate. Siete patrioti nelle dichiarazioni quanto permeabili agli interessi delle multinazionali e dei loro proprietari. Tassate le banche, sì, però non oggi, meglio rimandare, anzi, meglio, facciamoci dare un prestito da restituire nella prossima legislatura, così qualcun altro pagherà.
Sì, care colleghe e cari colleghi, il re è nudo, il decreto fiscale lo ha reso evidente tra gli scricchiolii della maggioranza. Il patto di potere tra le forze che sostengono il Governo scricchiola, al Senato la maggioranza è arrivata a bocciare i propri emendamenti, prima quello sul canone RAI, proposto dalla Lega, ma poi, per vendetta, come una reazione infantile, quello successivo di Forza Italia. Avrebbero continuato al Senato, se non fosse intervenuto Palazzo Chigi a bloccare e a sminuire quanto è successo, mettendo la polvere sotto il tappeto.
Solo che sotto il tappeto non siete riusciti a nascondere la profonda spaccatura politica in Europa, quella emersa nel voto della Commissione europea, che sarebbe passata forse inosservata, se non fosse stato per lo stalking della Presidente Meloni nei confronti del PD. E ora, Presidente, non accusa la Lega di essere anti-italiana perché non ha votato la Commissione con il Vicepresidente Fitto? Ci dica, Presidente, perché non una parola su questo suo alleato? Perché gli interessi primari del Paese valgono per le opposizioni e diventano secondari se si deve tenere attaccata con la colla del potere una coalizione del Governo nazionale?
Il PD si è comportato responsabilmente ancora una volta, come non ha fatto il partito che rappresenta la Presidente Meloni in tanti altri momenti di difficoltà e di unità del Paese, che sarebbe stata necessaria, solo per lucrare qualche voto in più e qualche percentuale in più.
La verità è che la maggioranza è sull'orlo di una crisi di nervi e si basa su un equilibrio instabile che il ridimensionamento e le sconfitte di alcuni dei suoi partiti e l'agitarsi in maniera disordinata rendono sempre più difficile. Voi avete creduto fosse semplice guidare questo Paese con un Governo di fedeli e di amici o di “amichetti”, come dite voi, ma nonostante questi mostrino ogni giorno di più i propri limiti pubblici e privati, l'instabilità dell'alleanza porta la Premier a chiudersi nel piccolo mondo della sua giovinezza come mostrano le ultime scelte del dopo Fitto, un arrocco ancora più evidente della Premier e del suo partito.
Il decreto Fiscale che ci chiedete di votare con la fiducia è un clamoroso flop, che non risponde a nessuna vera esigenza o necessità degli italiani: non migliora la sanità, non fa crescere il Paese, non sostiene più deboli, non contrasta la povertà, anzi peggiorerà i conti del Paese. Lo avete fatto con le riaperture dei termini del concordato preventivo biennale, peraltro facendo confluire un decreto in un altro decreto. Guardate, non è soltanto un problema di correttezza istituzionale, sul quale si continua a mettere a dura prova la funzione del Parlamento, continuamente umiliato da questo Governo, dato che siamo oltre le 70 fiducia in due anni, prima o poi ci sarà un giudice superiore che bloccherà questi abusi e lo ha già fatto la Suprema Corte con la legge sull'autonomia differenziata, stabilendo l'unità del Paese quanto la centralità del Parlamento. Dicevo, peggiorerà i conti del Paese, perché sono i conti sono presto fatti: voi avete incassato 1,2 miliardi divisi tra 400 milioni nel 2024 e 800 nel 2025, a fronte di 8,5 miliardi di imponibile per 500.000 contribuenti. Ora, questi dati ci dicono chiaramente che ogni contribuente pagherà 2.600 euro in due anni, cioè il 15 per cento di tasse a fronte di 40 per cento medio che avrebbe dovuto pagare su quell'imponibile. Se uno fa i conti quel 25 per cento che voi avete sottratto dai prossimi due anni di correttezza economica vale, da solo, 2,5 miliardi di mancato gettito che mancheranno ai conti del 2025 e del 2026, un condono anticipato che si trasformerà in un nuovo buco finanziario, solo che lo pagheremo nella prossima legislatura in maniera irresponsabile, come voi avete deciso.
Mentre si tolgono le risorse dell'assegno di inclusione - 200 milioni -, si appostano 350 milioni per sanare i debiti delle concessioni autostradali. Con il decreto Fiscale ritornate ancora sulla ZES unica, mantenendo quell'intervento a pioggia non selettivo e non indicativo di una strategia industriale per il Mezzogiorno da cui tagliate, nella somma - non lo diciamo noi, lo dice lo Svimez - solo nel 2025, 6 miliardi, perché non avete un'idea di sviluppo industriale oppure ce l'avete solo per il Nord.
Poi c'è il bonus Natale: guardate, è una misura ingiusta e inadeguata; sono 100 euro a tutti senza distinzione; non c'è distinzione sul numero di figli, non c'è distinzione sull'aliquota reddituale, non c'è distinzione sulla necessità reale; è solo una marchetta usata per le elezioni europee e riportata all'incasso, creando un'altra ulteriore ingiustizia nei confronti dei cittadini. Con i nostri emendamenti, che presenteremo anche alla legge di bilancio, abbiamo cercato di fermare quelle norme che consideriamo un contributo all'ingiustizia che state generando e aumentando in questo Paese, anche in quelli che l'unica cosa che fanno è provare a fare del bene come volontari. Per dire, voi rendete più difficile la vita del Terzo settore, che riducete a un ente di vendita, a un ente commerciale e che voi promettete di correggere. Noi lo facciamo e l'abbiamo provato anche in questo decreto con due norme, ma voi avete rimandato dopo, sempre dopo. Solo che il dopo arriva - guardate -, i nodi vengono al pettine e i conti delle tante promesse non tornano. Insomma, nel complesso questo decreto, anziché contenere interventi migliorativi, è una sommatoria di misure per la maggioranza ingiuste o inutili senza alcuna prospettiva per il Paese. Serviva ben altro profilo, ma si è consumata soltanto una resa dei conti in maggioranza al Senato, ma succederà prossimamente anche alla Camera. Guardate, il re è nudo. Per questo, il gruppo del Partito Democratico alla fiducia su questo provvedimento, come alle politiche che state proponendo, voterà convintamente no-