A.C. 2150
Grazie, Presidente. Accidenti, credevo che il Black Friday fosse finito, ma sentendo questi interventi vedo che non è così.
Il decreto di cui parliamo per la sua insipienza dovrebbe essere chiamato “misurette” e non misure in materia economica e fiscale e in favore degli enti territoriali. Di solito un decreto di questo tipo si fa in questo momento dell'anno per anticipare di un anno, il 2024, spese che riguardano il 2025, sfruttando un po' di economie. Si definanziano misure che hanno avuto un tiraggio basso per finanziarne altre. Succede tutti gli anni, ma quest'anno la questione è differente. C'era un'attesa che definirei messianica, l'attesa delle entrate che dovevano derivare dal concordato preventivo biennale, con i diversi partiti della maggioranza pronti a sbranarsi per sapere come impiegarle e dico “sbranarsi” perché faccio riferimento alla scena che abbiamo visto al Senato nel passaggio sul canone Rai. L'attesa messianica delle entrate del concordato si è però via via trasformata in un'attesa angosciosa. Il messaggio arrivava da subito forte chiaro: l'adesione sarebbe stata bassa, bassissima.
Si è allora dipanata un'assurda telenovela di interventi e correzioni, una telenovela finalizzata a rendere più appetibile un concordato che nessuno voleva. Non si sono fatti persuadere e, allora, per cercare di convincerli sono stati attuati tanti interventi al ribasso e con sempre più favori: l'allargamento della platea agli infedeli, cioè a quelli che hanno un voto basso quanto a fedeltà fiscale; l'abbassamento della quota da pagare al 50 per cento il primo anno, a proposito di saldi di stagione o fuori stagione; imposte sostitutive molto basse; tolleranza per sotto dichiarazioni del reddito effettivo; affiancamento al concordato di un mega-condono per cinque anni, ancora passibili di accertamento. I favori sono diventati così tanti che, con tutta probabilità, invece che aumentare le entrate dello Stato, col concordato, probabilmente diminuiranno e aderiranno solo quelli a cui conviene, coloro, cioè, che non aderendo avrebbero pagato di più.
Con questo decreto si è messo in scena un ulteriore tentativo disperato, cioè quello di allargare la platea anche a chi ISA non è, riaprire i termini e allargare le maglie del condono, un condono pudicamente chiamato ravvedimento operoso in cui non paghi su quanto hai davvero evaso ma su un importo definito in modo forfettario, che favorisce, quindi, chi ha evaso di più. Paghi aliquote basse, dal 10 al 15 per cento, e naturalmente niente sanzioni e niente interessi, nonostante riguardi anche anni prima della grande inflazione. Uno strano cortocircuito: noi tutti, cioè la società, paghiamo - e in effetti è stata prevista una cifra di 900 milioni circa a carico dell'erario - per far pagare qualcun altro. È una raffinatissima strategia dagli esiti alquanto modesti, se non negativi.
Però, mentre arrivano notizie sempre più allarmanti sulla nostra economia, con cassa integrazione crescente del 23 per cento e settori in fortissima difficoltà, come la moda e gli elettrodomestici e con l'automotive in ginocchio, abbiamo visto e vediamo tutta la maggioranza in spasmodica attesa di qualche euro in più non per migliorare il sostegno ai lavoratori, che restano senza lavoro, ma per distribuire qualche euro in meno di tasse per un solo anno.
Tutto ciò per mettere un altro tassello a una riforma fiscale che doveva tagliare le tasse al ceto medio ma, per ora, ha sortito l'effetto di assoggettare i redditi fra i 35.000 e i 50.000 euro - quelli del ceto medio, appunto - ad aliquote marginali superiori al 56 per cento. Vuol dire che se hai un aumento contrattuale di 100 euro al mese, 56 se li tiene lo Stato. Bella riforma.
L'abitudine di fare misure pensate male - direi tecnicamente imbarazzanti - non riguarda, però, solo il fisco. In questo stesso decreto va in scena la revisione di un altro intervento, il bonus Natale. Doveva essere detassazione delle tredicesime, poi bonus Befana e ora, appunto, bonus Natale, deciso, però, in tempo per fare una promessa elettorale da spendersi nella campagna per le europee.
La nostra Presidente Meloni si scaglia ogni giorno contro i bonus, eppure elargisce ora un nuovo bonus, 100 euro. Per chi? Una distribuzione di soldi a caso, senza alcun criterio ragionevole. Chi ottiene questi 100 euro potrà, a ragione, ritenersi fortunato vincitore di una lotteria. Anche in questo caso, il decreto che oggi discutiamo interviene a riscrivere una norma da subito scritta malissimo, aggiustando alcune storture, come quella di riconoscerlo solo a chi aveva il coniuge a carico. Ma la norma resta scritta malissimo, resta il problema che dicevo: perché questo bonus…
Dicevo che è una norma scritta malissimo. Resta il problema: perché questo bonus? Per chi? Per chi ha figli? È un bonus per chi ha figli? No! Ad esempio, se sei un lavoratore autonomo e hai dei figli non ce l'hai, eppure noi abbiamo, anche con il voto unanime di questo Parlamento, costruito un assegno universale per i figli anche per superare l'esclusione dei lavoratori autonomi dai precedenti assegni familiari. È un bonus per chi è povero? No! Perché se sei povero ma non sei lavoratore dipendente non ce l'hai, perché se sei un lavoratore dipendente sei molto povero, hai un reddito, ad esempio, inferiore agli 8.500 euro ma non ce l'hai. Però, ce l'hanno tutte le famiglie in cui, è vero, magari, che un genitore è un lavoratore dipendente, che ha un reddito sotto i 28.000 euro, ma l'altro ha un reddito alto, altissimo, e a questa famiglia, in cui c'è un uno dei due coniugi, uno dei due genitori che ha un reddito altissimo, i 100 euro gli vengono dati. Se vi sembra una cosa che ha senso, ditemelo, votatela, anzi. Persino il vostro assegno di inclusione, che ha peggiorato moltissimo il reddito di cittadinanza, fa meglio, perché almeno valuta la povertà con riferimento alla condizione economica di tutto il nucleo familiare. Invece, paradossalmente, è proprio dall'assegno di inclusione che prendete i 200 milioni che servono per finanziare, allargandola, questa misura senza alcun significato. Un bonus di 100 euro che, però, ricordiamolo, non è di 100 euro per tutti, neppure per tutti i lavoratori dipendenti, neppure di quelli con reddito fra 8.500 e 28.000 euro, perché se sei un lavoratore precario e non lavori tutto l'anno, non prendi 100 euro; se tu lavori solo 9 mesi il tuo bonus è di 75 euro; se hai potuto lavorare solo 6 mesi ne prendi 50. Il danno oltre la beffa. Potrei continuare, ma sono già stanca, perché, veramente, di fronte a queste cose fatte con questo grado di insipienza, si resta senza parole.
In conclusione, signor Presidente, questo decreto è vuoto di contenuti, e si caratterizza per misure pasticciate e ingiuste, che consumano soldi pubblici che dovrebbero essere spesi meglio in una situazione difficile per il Paese, difficile. Sento toni trionfalistici che non hanno nessuna motivazione, perché lo sappiamo come sta andando l'economia, con la produzione industriale in continuo calo. Ma com'è possibile non vedere queste cose e prendere 800 milioni per un condono, si chiama condono, abbiate almeno pudore di chiamarlo con il vostro nome. Promettiamo rottamazioni a cartelle ancora ad arrivare, ma siamo matti? Ma cosa pensiamo che sia il sistema fiscale? E facciamo anche la finta di dire che lo faremo anche per i lavoratori dipendenti?
Va bene, allora se volete essere conseguenti facciamo lo sbraco totale, togliamo ai lavoratori dipendenti e ai pensionati il sostituto d'imposta, e voglio vedere chi la finanzia la baracca, perché se c'è ancora un po' di sanità, se c'è ancora un po'di istruzione è perché c'è qualcuno che le tasse le paga, anche fra i lavoratori autonomi, e 10 anni di rateizzazione che arrivano non quando tu vai dal fisco e gli dici: guarda, non posso pagare - che allora ci sto anch'io, gliene dò anche 20 di anni di rateizzazioni - ma no, non ci vai quando sei accertato, ci vai quando abbiamo speso tutti i soldi per trovare il fatto che hai evaso, è una cosa diversa. La rateizzazione dopo che l'evasione è stata scoperta è diversa rispetto alla rateizzazione quando tu sai che devi pagare, dici che devi pagare e chiedi che ti si venga incontro perché sei in difficoltà.
Su questa seconda proposta, noi ci siamo, su quell'altra che divide il popolo in categorie dicendo: voi siete buoni e voi siete cattivi, voi pagate e voi no, noi non ci saremo mai. Anche per questo, esprimiamo parere contrario a questo decreto.