A.C. 2164
Grazie, signor Presidente. Colleghi, siamo arrivati a 75 questioni di fiducia in due anni. Di fatto, siamo di fronte ad una democrazia sospesa, un Parlamento che è costantemente mortificato e svuotato. È un vero e proprio schiaffo alle Istituzioni e alla democrazia. Di fatto, nessun confronto con le opposizioni, qui alla Camera in particolar modo. Il Parlamento è un organo di ratifica, ormai, delle scelte prese dall'Esecutivo ed è, quindi, ridotto a passacarte. È anche una farsa, oserei aggiungere, perché un provvedimento di questo tipo ha pochissime ore per essere letto - qui, in particolare, penso alla Camera -, per essere analizzato e per scadenze per la presentazione di emendamenti, che sono ridicole. Lo voglio ricordare: questo provvedimento è arrivato dal Senato giovedì mattina e la scadenza per la presentazione degli emendamenti è stata fissata per l'inizio del pomeriggio dello stesso giovedì; li abbiamo votati il giovedì sera e venerdì eravamo già in Aula. Ora siamo già qui, a votare il voto di fiducia e il voto finale.
Non credo che stiamo trattando questo provvedimento con la dovuta attenzione, con la dovuta analisi e con il dovuto confronto e approfondimento. Quindi, francamente, temo che i livelli di questi lavori siano molto bassi. Qua facciamo un torto e un danno non soltanto alla democrazia, ma anche alla qualità di ciò che votiamo.
Venendo a questo provvedimento, il decreto Ambiente preoccupa. Preoccupa non solamente per quello che c'è - molto poco - e anche per alcune cose molto gravi, ma preoccupa anche per quello che non c'è in questo provvedimento, che, poi, è un po' è la cifra in materia ambientale di questo Governo: non fare nulla, continuare a portare avanti la logica dell'emergenza, dei commissariamenti, degli interventi sui sintomi dei problemi e mai sulle cause profonde e, dunque, sulla prevenzione e sulla pianificazione; continuare, di fatto, a tenere il Paese ostaggio delle fonti fossili e giocare a rallentare il più possibile la transizione ecologica ed energetica.
Tuttavia, questo non è un gioco, perché non c'è nulla da scherzare, quando un Governo consente a chi vuole estrarre gas o petrolio dai fondali marini di avvicinarsi alle coste alle spiagge e si dimentica, però, colpevolmente, l'eolico offshore, ad esempio, tra i progetti che dovrebbero essere strategici e con le procedure a VIA accelerate. Peraltro, guai, guai: questi ultimi devono restare ben distanti dalle coste, non come le bellissime, meravigliose piattaforme petrolifere.
Eppure, da un titolo così importante, da un provvedimento che voleva avere l'ambizione di intervenire sulla tutela ambientale, da un provvedimento che va a toccare il testo unico dell'ambiente con modifiche profonde, ci saremmo aspettati un atteggiamento e proposte molto diversi.
Ci sono pochissime cose, che reputo sufficienti, che per lo più sono recepimenti di direttive europee, quindi cose, anche importanti, che andavano fatte (penso alle acque reflue, penso agli imballaggi). Poi, ci sono cose fatte in modo confuso. In linea di principio, penso al tema della semplificazione, del dare priorità ai progetti strategici per il Paese. Questo è condivisibile in linea di principio, tuttavia, fate una lista di progetti prioritari per il raggiungimento degli obiettivi PNIEC per procedure accelerate di valutazione di impatto ambientale, e poi demandate tutto a un decreto successivo del Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, da adottare di concerto con il Ministro della Cultura e delle Infrastrutture e dei trasporti.
Qui, a mio avviso, subentra un fatto grave. Per non parlare del fatto che, da questa lista di progetti prioritari, rimangono fuori tecnologie innovative, che, per esempio, sono gli impianti eolici off shore, il fotovoltaico galleggiante, i progetti di repowering o, ancora, rimangono fuori i gli impianti fotovoltaici on shore che sono di potenza inferiore ai 50 megawatt, quando invece sappiamo dell'importanza di portare avanti progetti anche più piccoli. Peggio ancora: in questa lista di progetti prioritari, con un emendamento del Senato, rientrano i progetti di cattura e stoccaggio della CO₂, che, dal mio punto di vista, è un'altra illusione fossile per rallentare la transizione e tenerci legati al gas ancora per lungo tempo. Si tratta di una decisione, dal mio punto di vista, profondamente sbagliata, anche per quanto riguarda i costi, la sicurezza e l'efficacia di questa tecnologia, che è conosciuta da decenni, eppure, ancora oggi, così incerta. Quindi, di fatto, temo l'ennesimo palliativo.
Ma, soprattutto, in questo provvedimento ci sono cose gravi - come ho già avuto modo di dire durante la discussione generale - che voglio sottolineare nuovamente. La vostra ipocrisia tocca livelli altissimi all'articolo 2, che si intitola “Disposizioni urgenti per coniugare le esigenze di salvaguardia dell'ambiente con le esigenze di sicurezza degli approvvigionamenti”. È una vera e propria presa in giro sfacciata, questa, perché, sì, viene meno il PiTESAI, annullato dal TAR e ora abrogato da questo provvedimento, però, cosa fa? Dice di vietare i conferimenti di permessi di ricerca e coltivazione di nuove concessioni, ma a questo divieto pone le solite eccezioni. Per non parlare delle proroghe, che sono consentite, di fatto, fino a esaurimento dei giacimenti.
In che modo le estrazioni di gas e di petrolio potranno essere in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione? Ve lo dico io: in nessun modo. Voi continuate a confondere la sicurezza energetica, che dovrebbe essere intesa come autonomia e autosufficienza energetica, da raggiungere con energie rinnovabili e pulite, con la sicurezza di sfruttare al massimo quel poco di gas presente nel sottosuolo nazionale. Lo fate andando addirittura a cambiare la distanza dalle linee di costa in cui sono vietate le attività di ricerca e di estrazione di idrocarburi in mare, passando da 12 a 9 miglia. Quindi, altro che coniugare la tutela degli ecosistemi! Altro che riduzione delle emissioni climalteranti.
Sul fronte del dissesto idrogeologico, con riferimento alla siccità e all'adattamento ai cambiamenti climatici, si persegue - come detto prima - con la solita logica dell'urgenza e dell'emergenza, con la solita tendenza a imporre opere infrastrutturali ingiustificate spesso nei territori, senza un'adeguata valutazione delle alternative. Quindi, gestione di emergenza, commissariamenti, programmi di opere, invece di dare spazio alla pianificazione e alle soluzioni basate sulla natura, ad esempio.
Si parla di interventi integrati per la riduzione del rischio di alluvioni, che avrebbero bisogno di essere promossi, anche finanziando studi di fattibilità che, però, spesso mancano. Dovrebbe essere, oggi più che mai, chiaro a tutti che, se oggi continuiamo ad accelerare sui progetti che già sono presenti nei cassetti, senza le opportune valutazioni di aggiornamenti e le verifiche, avremo sempre opere grigie, avremo sempre opere infrastrutturali molto probabilmente inefficaci e mai interventi integrati di prevenzione, che promuovano interventi di adattamento ai cambiamenti climatici, che prevedano ad esempio la restituzione di spazio ai corsi d'acqua o, ad esempio, l'arretramento di opere di difesa, in particolare in occasione di eventi eccezionali, invece che ricostruire tutto laddove era prima o la ricostruzione dei ponti con luci insufficienti. Dovremmo, invece, puntare alla riapertura dei corsi d'acqua che sono stati tombati o anche, ad esempio, alla delocalizzazione dei beni che si trovano in aree ad elevata pericolosità. Tutte cose su cui ancora si fa troppa fatica a dare risposta.
Quindi, da un provvedimento che mira alla tutela ambientale ci saremmo aspettati le cose che ancora mancano all'appello, come il Piano nazionale di ripristino della natura, un altro fronte su cui il Governo deve attivarsi.
Sul fronte della siccità, come sempre, non c'è nulla per intervenire, anche per promuovere una riduzione della domanda che è per lo più irrigua, e non solo intervenire dal lato della disponibilità idrica. O ancora, interventi che mancano, ad esempio, da parte del MASE, come l'istituzione dell'Osservatorio nazionale sull'adattamento ai cambiamenti climatici, che è ancora mancante, per dare finalmente operatività ad un Piano, il PNACC, che ancora oggi è una scatola vuota. E cosa manca anche? Manca - e questo, sì, manca, per fortuna - quell'emendamento voluto da Forza Italia per far entrare i privati nelle società che gestiscono l'acqua pubblica, rendendo di fatto questa presenza obbligatoria: Avete dimostrato ancora una volta di voler calpestare la democrazia, calpestare l'espressione popolare con il referendum del 2011. Non c'è in questo provvedimento e lo volete inserire nella manovra di bilancio: noi nuovamente ribadiamo e vi chiediamo di fermarvi.
Chiudo, Presidente. Insomma, ancora una volta questo Parlamento lavora di fretta sull'ennesimo decreto urgente ed è piegato a questo Governo che pone l'ennesima questione di fiducia. La visione che manca completamente, da parte di questo Governo, è il coraggio di questo Governo, che è sempre chiuso nei palazzi, invece di rendersi conto che l'urgenza c'è ed è quella di contrastare la crisi climatica, le diseguaglianze, la crisi di biodiversità, l'urgenza di spingere sulle rinnovabili, sull'efficienza energetica, e di predisporre piani industriali per una conversione ecologica della nostra economia, come chiedono i lavoratori, come chiede la scienza, come chiedono le cittadine e i cittadini preoccupati per il futuro. Per questi motivi, noi voteremo contro il voto di fiducia.