A.C. 2164
Grazie, Presidente. Il provvedimento che ci apprestiamo a votare oggi ha il sintetico titolo spot di decreto Ambiente, una di quelle definizioni che il Governo usa per mandare messaggi propagandistici dei propri provvedimenti, che sono sostanzialmente tutti decreti con la fiducia - oggi contiamo la settantaquattresima di questa legislatura - e sono tutti titoli spot. Basti ricordare i decreti Rave, Flussi, Cutro, Siccità, Qualità dell'aria, Sud, Agricoltura, Salva casa, Liste d'attesa, Svuota carceri, Sicurezza, senza però che alcuno dei problemi indicati da questi titoli sia stato veramente risolto, nessuno.
Il nome vero di questo decreto-legge del Governo che il Parlamento si appresta a convertire è “Disposizioni urgenti per la tutela ambientale del Paese, la razionalizzazione dei procedimenti di valutazione e autorizzazione ambientale, la promozione dell'economia circolare, l'attuazione di interventi in materia di bonifiche di siti contaminati e dissesto idrogeologico”. Ecco, il titolo reale rende evidente quali siano le caratteristiche di questa nuova norma.
Si tratta di un intervento che ha un contenuto limitato, non affronta le grandi questioni della transizione energetica ed ecologica, non ha l'organicità e la completezza che occorrerebbero per proteggere l'ambiente e raggiungere la neutralità climatica o, semplicemente, per raggiungere quegli obiettivi che il Governo stesso si è dato, nel gennaio dello scorso anno, con la previsione di un riordino della materia ambientale, e che dovevano essere ricompresi in una relazione sull'esito dei lavori di una Commissione, appositamente istituita, e che avrebbero dovuto essere presentati nel settembre scorso come proposta di legge delega, ma che nessuno di noi ha avuto il piacere ancora di vedere, nemmeno in Commissione, perché, per quanto ne sappiamo, ancora non c'è. Dunque, difficilmente verrà rispettata anche la data del 30 giugno prossimo per i relativi decreti legislativi.
Questo decreto si occupa di valutazioni ambientali per accelerare i progetti strategici legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza e del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, che sono già due grandi fallimenti del Governo e della propria maggioranza. Quello odierno è un'ennesima “pezza”, si dice a casa mia, sulle inefficienze e sui ritardi del Governo e sulla sua totale mancanza di strategia. Interviene sui rifiuti con alcune semplificazioni, ma non sostiene davvero la gestione ambientale; rafforza i poteri, ma non gli strumenti, in capo ai presidenti di regione, riguardo al dissesto idrogeologico. È un decreto che non appare coerente con gli obiettivi di transizione energetica che l'Italia si è data nel quadro europeo e internazionale, perché le norme di questo decreto rischiano di ostacolare lo sviluppo delle fonti rinnovabili, favorendo in maniera indiretta le fonti fossili.
Sono criticità che avevamo ampiamente previsto, in particolare a seguito dell'intervento che la Presidente del Consiglio dei ministri ha tenuto nella recente COP29 di Baku, enfatizzando tecnologie come gas fossile e biocarburanti, marginali rispetto alle rinnovabili e dove ha compiuto una mossa incredibile, parlando di fusione nucleare e sconfessando platealmente il proprio Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica e i suoi Vicepresidenti. Dov'è il vostro pragmatismo? Vi chiediamo ancora una volta di fare pace con voi stessi e di essere chiari con gli italiani sulla direzione che volete far prendere al nostro Paese rispetto alla transizione energetica. Per molteplici ragioni, continuate con ambiguità e colpi di scena a rallentare la transizione ecologica, che spesso bollate strumentalmente come ideologica, ma è perché non avete coraggio, idee, autonomia, e distorcete il dibattito sulla transizione, mentre ostacolate azioni rapide e concrete contro la crisi climatica, distogliendo l'attenzione dalle tecnologie già disponibili più efficaci, come le rinnovabili, verso le quali mostrate costantemente una serie di resistenze.
L'opinione pubblica potrebbe essere portata a pensare che questo provvedimento - disposizioni urgenti per la tutela ambientale del Paese - sia uno strumento fondamentale per occuparsi di un bene essenziale, che riguarda l'oggi, ma, soprattutto, le future generazioni, elaborando, in grande sinergia e collaborazione tra le forze politiche e parlamentari e i tecnici, all'interno di un percorso istituzionale partecipato. Invece no. I decreti-legge servono per sistemare alcune questioni puntuali che sono urgenti per il Ministro di turno, il passaggio parlamentare è un impiccio, serve far presto, andare veloci con la decretazione d'urgenza, perché, da una parte o dall'altra dei rami del Parlamento, si perde soltanto tempo. Il Governo, poi, pone l'ennesima fiducia, chiedendo l'adesione acritica dei suoi fedeli parlamentari di maggioranza.
Insomma, un passaggio normativo come questo meritava un confronto aperto con le opposizioni, perché sul futuro dell'ambiente ci sarebbe bisogno sempre di equilibrio, responsabilità e condivisione, mentre su queste questioni il Governo esprime costantemente un misto di negazionismo, ambiguità, malafede, nostalgia del passato e fastidio per la sostenibilità, di cui vede solo i costi e non l'impellente necessità.
L'improvvisazione dozzinale del Governo con questi decreti-legge concepiti in questa maniera di miscellanea, che arrivano all'ultimo momento, pieni di criticità e contraddizioni rivelano una modalità anche procedurale inaccettabile, che svilisce l'autorevolezza e il ruolo del Parlamento. Al Senato, dove il testo era incardinato, vi è stato un tentativo di discussione nel merito, ma il Governo ha dato pareri tardivi, confusi e spesso cambiati nel giro di poche ore, umiliando talora il lavoro dei senatori sia di minoranza che di maggioranza, dove si sono viste le divisioni e le posizioni diverse, anche all'interno della maggioranza stessa.
Avete cercato, lì al Senato, di far approvare un emendamento gravissimo che prevedeva l'affidamento diretto del servizio idrico a società in house ma con la partecipazione obbligatoria di capitali privati. Avete provato - di fatto - a cancellare la volontà che gli italiani hanno espresso con grande chiarezza nel 2011, in occasione del referendum sull'acqua, e cioè che quel bene primario deve restare pubblico. E voglio dire qui, con grande chiarezza, che se quello che è uscito dalla porta, pensate di farlo rientrare dalla finestra con un emendamento sul bilancio che porti alla privatizzazione dell'acqua pubblica, noi ve lo impediremo.
Quanto al merito di questo “testo-macedonia”, noi avevamo presentato diversi emendamenti - ad esempio su come potenziare il contrasto al dissesto idrogeologico, alla siccità, soprattutto al Sud, in Sicilia e in Sardegna - ma non siamo stati ascoltati. Abbiamo chiesto di introdurre all'interno del sistema di valutazione del ponte sullo Stretto la possibilità di un parere obbligatorio dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia che si occupa di dare un parere sugli aspetti sismici. Eppure, anche questo emendamento che era a costo zero è stato bocciato, fregandosene appunto dell'affidabilità sismica del progetto. Sempre riguardo alla Sicilia, il Partito Democratico aveva proposto di risolvere anche la crisi industriale gravissima che riguarda il polo industriale siciliano.
Torno, però, Presidente, sulla timidezza, se non addirittura resistenza della maggioranza e del Governo alla promozione dell'energia da fonti rinnovabili. In questo provvedimento, mentre dichiarate in relazione che lo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile sono il principale strumento per conseguire i macro-obiettivi della decarbonizzazione e la sicurezza energetica del Paese, in un quadro di forte instabilità, ignorate in realtà tra i progetti da considerare prioritari ai fini della valutazione ambientale, quindi per accelerarne lo sviluppo, alcune tecnologie innovative come gli impianti eolici offshore, il fotovoltaico galleggiante, i progetti di repowering, quegli impianti fotovoltaici onshore di potenza inferiore ai 50 megawatt; mentre prevedete come prioritari gli impianti di stoccaggio di CO2 che mantengono in vita il modello fossile. Infine, confondete la sicurezza energetica, che dovrebbe significare autonomia e autosufficienza energetica da raggiungere con energie rinnovabili e pulite, con lo sfruttamento al massimo del gas presente nel sottosuolo nazionale. E così finite per ridurre la distanza dalle linee di costa in cui sono vietate la ricerca e l'estrazione di idrocarburi in mare, diminuendola da 12 a 9 miglia. Impudentemente, sotto il titolo dell'articolo, scrivete “coniugare esigenze di salvaguardia dell'ambiente con la sicurezza degli approvvigionamenti”. Consentite di fatto concessioni senza scadenza perché gli operatori potranno estrarre tutto fino a esaurimento dei giacimenti.
Concludo, Presidente. Noi del Partito Democratico, che consideriamo quello dell'adattamento e la mitigazione per il contrasto al cambiamento climatico come la sfida più importante per guardare al futuro, per guardare in faccia alle giovani generazioni con una responsabilità morale seria di garantire loro la salvaguardia della biodiversità e della sostenibilità del pianeta, non possiamo dare parere positivo a questo provvedimento. Presidente, è per quei tanti giovani che sono andati alla COP di Baku, che hanno sperato in soluzioni credibili e reali e che ne sono rimasti delusi anche dal Governo italiano e che vedranno anche in questo provvedimento l'assenza di quel cambio di passo deciso verso una vera transizione ecologica ed energetica, noi non possiamo dare parere positivo a questo provvedimento.