A.C. 2119-A
Grazie, signor Presidente. Signora Vice Ministra, interverrò nel merito di questo provvedimento, su cui abbiamo deciso di dare un voto di astensione. Però, mi preme l'obbligo di ricordare che questa è una giornata molto particolare.
Oggi, per quattro ore, le lavoratrici e i lavoratori della provincia di Firenze hanno scioperato, perché due giorni fa in un impianto dell'ENI sono morti cinque lavoratori. È la quinta strage con numeri significativi, importanti, enormi. Nella memoria di questo Paese è incisa la tragedia indimenticabile della ThyssenKrupp: da lì scaturì una legge quadro sulla sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro molto importante, che ancora oggi è in vigore. Eppure, veniamo da un anno dove abbiamo avuto cinque ThyssenKrupp. Vorrei ricordare che di queste cinque ThyssenKrupp, quattro sono accadute in aziende partecipate dallo Stato. Brandizzo, RFI; Suviana, ENEL; Casteldaccia, AMAP; e oggi ENI, a Calenzano. Ora, io la dico proprio chiara: che aspetta il Governo a convocare gli amministratori delegati delle grandi società partecipate per metterli davanti alle loro responsabilità?
Perché la scelta di subappaltare può accadere nel privato (e non dovrebbe succedere), ma quando accade nel pubblico che si sceglie di comprimere i costi e di abbassare il livello delle tutele, significa che c'è qualche problema. Vede, signora Vice Ministro, quando il rapporto tra lavoro e impresa è così squilibrato...
Quando sono tre al giorno - anche oggi - i lavoratori che muoiono, lo dico sommessamente alla collega Nisini: utilizzerei meno i toni trionfalistici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Ho letto oggi una dichiarazione della Ministra Calderone che gradiremmo avere più spesso da queste parti. Una cosa è certa: dovrà venire una volta all'anno. Sì, perché nel collegato lavoro è passato l'emendamento del Partito Democratico che impone che ci sia una relazione annuale sullo stato della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro, che venga la Ministra e che quel voto si concluda entro l'anno. Però, ho letto che le sue leggi non producono precarietà. Si chiama così: non è flessibilità quando togli il tetto al lavoro somministrato; non è flessibilità quando elimini le causali dei contratti a termine. Non avrò fatto le scuole alte come la Ministra Calderone, ma a me hanno insegnato che quando si liberalizzano i contratti a termine si sta dando un contributo decisivo alla crescita della precarietà. Inoltre, come tutti i dati confermano - a partire da quelli dell'INAIL - nei luoghi di lavoro, chi è precario corre il rischio di morire il doppio rispetto a chi ha un contratto stabile. Stampatevelo bene in testa.
Vede, noi oggi abbiamo costruito un compromesso - io credo - alto. Lo abbiamo fatto, innanzitutto, guardando alla concretezza della vita reale e alla concretezza di un comparto - uno dei tanti - attraversato da crisi industriali molto significative. Il comparto della moda, soltanto in una regione come la Toscana, riguarda 130.000 lavoratori. Migliaia e migliaia di imprese: quelle grandi, ma soprattutto quelle della filiera della subfornitura, che sono quelle più fragili e quelle più sole. Questo intervento - lo voglio dire con grande chiarezza - è profondamente parziale.
Tant'è che sarà stata la “mano invisibile del buon senso” e abbiamo apprezzato con grande forza il contributo che anche i parlamentari del centrodestra hanno dato per approvare l'ordine del giorno, a prima firma dell'onorevole Simona Bonafe', perché quell'ordine del giorno impegna il Parlamento e il Governo a dare gli ammortizzatori sociali a quei lavoratori per tutto il 2025. Non è stato un errore, lo voglio dire ai colleghi del centrodestra: avete fatto bene, è stata la volontà del Parlamento. Io penso che quando il Parlamento sta sopra e il Governo un po' più sotto è sempre una giornata positiva per la democrazia. Ciò però non basta, perché su quella filiera dobbiamo intervenire attraverso politiche strutturali di sostegno alle imprese a partire dall'accesso al credito, dallo sconto sull'IVA e da un'iniziativa che ponga il tema di politiche di filiera e di tutela dei marchi. Abbiamo troppe piccole e medie imprese, dobbiamo metterle in rete e dobbiamo rilanciare il settore, soprattutto - attenzione - perché una regione come la Toscana e tante altre regioni, che sono investite dal comparto moda e dalla sua crisi, vivono prevalentemente delle esportazioni. Questo settore è all'80 per cento un settore di esportazioni e il vostro amico Donald Trump, che annuncia i dazi, probabilmente minaccia un po' il comparto moda. Lo dico sommessamente, colleghi del centrodestra: c'è poco da festeggiare se guadagniamo, giustamente, 4 settimane di cassa integrazione e se un signore oltre oceano sceglie la strada dei dazi anche in settori fondamentali come quello della moda, che è made in Italy.
Allora, attenzione anche sulla retorica: noi ci asteniamo. Abbiamo ottenuto un risultato, per quanto parziale, ma avvertiamo l'umiliazione di aver dovuto aspettare dietro la porta del MEF e della Ragioneria dello Stato per ottenere questo risultato, quando invece ci è voluto un attimo per togliere le multe ai no-vax. Cento milioni, signor Presidente, 100 milioni! Noi per ottenerne 33 per i lavoratori del settore moda abbiamo dovuto sudare, c'è qualcosa che non va.
Mi avvio a concludere. Entriamo dentro un anno difficilissimo, le crisi si moltiplicano. Oggi, la filiera dell'indotto Stellantis ha annunciato che c'è il rischio di 45.000 licenziamenti in quel settore e ieri si è sventato il pericolo riguardo Trasnova che riguardava 400 lavoratori dell'indotto, ma il problema è più profondo e serio. Allora, signor Presidente, o si mette la testa sulle politiche industriali e si salvaguarda la manifattura, quando abbiamo l'elettrodomestica in crisi, l'automotive in crisi, la metalmeccanica in generale in crisi, l'agroalimentare, il settore del tessile. Di fronte a questi dati, di fronte a dati che riguardano, ad esempio…
Io mi rendo conto che è più importante farsi i selfie in Aula, ma qui parliamo della vita di migliaia di persone. Allora, signor Presidente, se i dati della produzione industriale vanno giù - lo abbiamo scritto persino in un ordine del giorno, il Governo non lo accetta, però sono dati Istat, sono indiscutibili -, se la cassa integrazione quest'anno è cresciuta del 23 per cento rispetto allo scorso.
Se i dati che riguardano l'occupazione in quei settori rischiano di avere un anno molto difficile, allora dico così: piuttosto che continuare ad autoelogiarsi, occorrerebbe un grande patto per la qualità del lavoro e della produzione, occorrerebbe un sussulto da parte di questo Governo e del Parlamento per salvare la manifattura italiana. Noi su questo terreno siamo disponibili a discutere con chiunque, ma vogliamo degli interlocutori, e fino ad oggi non li abbiamo avuti.