17/12/2024
Chiara Braga
Provenzano, De Luca, Graziano, Orfini, Madia, Prestipino
6-00142

La Camera,

   premesso che:

    1) nel prossimo Consiglio europeo del 19 e 20 dicembre 2024, i Capi di Stato e di Governo discuteranno di importanti questioni inerenti all'Ucraina, al Medio Oriente, al ruolo dell'Unione europea nel mondo, alla resilienza, preparazione, prevenzione delle crisi e risposta alle stesse, alle migrazioni;

    2) i leader dell'Unione europea riuniscono per la prima volta dopo l'insediamento della nuova Commissione europea e del nuovo Presidente del Consiglio europeo il 1° dicembre 2024, a completamento dell'assetto istituzionale per il 2024-2029, nonché dopo le elezioni presidenziali negli Stati Uniti e l'avvio di una nuova fase politico-diplomatica, in cui l'Unione europea è inderogabilmente chiamata ad affermare il proprio ruolo e la propria centralità, assumendo una posizione chiara, autorevole ed autonoma sul piano politico-diplomatico, e rafforzando la propria sovranità economica ed industriale e l'autonomia strategica nei diversi ambiti, dalla sicurezza e difesa all'approvvigionamento energetico e alle tecnologie emergenti;

    3) nell'incertezza e conflittualità del contesto globale, rivendicare e consolidare la costruzione europea e i suoi valori fondanti è l'unica strada possibile per assicurare il benessere, la prosperità e la sicurezza dei cittadini;

    4) sono perciò necessari sforzi condivisi e convergenti nella direzione di una sempre maggiore integrazione politica, economico-finanziaria e sociale, senza arretrare di fronte a spinte nazionaliste e centrifughe, per sostenere la crescita e la competitività e assicurare al contempo la protezione sociale, l'inclusione e la coesione;

    5) il Consiglio europeo ha costantemente ribadito la ferma condanna dell'aggressione russa all'Ucraina e il pieno sostegno dell'Unione europea, per tutto il tempo necessario, al diritto naturale di autotutela dell'Ucraina, in linea con l'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite e il diritto internazionale, per la sua indipendenza, sovranità e integrità territoriale;

    6) l'Unione europea ha riaffermato la propria determinazione a sostenere la difesa, così come la ripresa e la ricostruzione dell'Ucraina, anche nel contesto del processo di allargamento, ed in tale segno è stato elaborato lo Strumento europeo per l'Ucraina il cui importo complessivo è pari a 50 miliardi di euro per il periodo 2024-2027 per tutti i tipi di sostegno e nel marzo 2024 l'Unione europea ha inoltre deciso di aumentare il massimale finanziario dello strumento europeo per la pace di 5 miliardi di euro, istituendo un apposito Fondo di assistenza per l'Ucraina. Inoltre, l'Unione europea ha già adottato 15 pacchetti di sanzioni europee volte a minare la capacità della Russia di portare avanti la sua guerra di aggressione illegale;

    7) la guerra in Medio Oriente dilaga, l'escalation iniziata un anno fa, con l'attacco di Hamas ad Israele, non si limita più ai soli territori di Israele e Gaza, ma è arrivata a coinvolgere di fatto l'intera regione con il Libano e, da ultimo, la Siria e, direttamente e indirettamente, molti attori regionali e internazionali: dall'Iran e i suoi alleati, come Hezbollah in Libano e gli Houthi nello Yemen, alla Russia, Giordania ed Egitto, Turchia, nonché l'occidente con Stati Uniti ed Europa;

    8) consapevoli che il rovesciamento del regime della famiglia Assad rappresenta uno dei cambiamenti più rilevanti nella storia contemporanea del Medio Oriente, l'avvenimento assume un significato cruciale sia per il suo valore strategico che simbolico, considerando il ruolo centrale della Siria negli equilibri regionali degli ultimi decenni e l'articolato sistema di alleanze con cui il regime alawita di Bashar al-Assad sembrava essere riuscito a ristabilire il controllo dopo una guerra civile devastante che ha provocato oltre 500.000 morti e alimentato l'orrore delle carceri della dittatura come la prigione di Saydnaya. Muhammad al Bashir è stato nominato formalmente Primo ministro del Governo di transizione della Siria, e dovrebbe restare in carica fino al 1° marzo 2025. Ma resta fondamentale il sostegno della comunità internazionale per garantire che qualsiasi transizione politica sia inclusiva e completa e che risponda alle legittime aspirazioni del popolo siriano, in tutta la sua diversità, affinché non si ripetano dinamiche già viste negli anni delle primavere arabe che hanno portato dal rovesciamento dei regimi all'imposizione dell'islamismo integralista;

    9) il Ministro Tajani ha annunciato che una «consultazione permanente tra i Paesi del G7 e dell'Unione europea è un passaggio fondamentale»;

    10) dobbiamo purtroppo notare che non solo l'Unione europea è ancora una volta assente e senza una sola voce nella attività diplomatica per il Medioriente, ma anche l'Italia non è affatto protagonista come viene descritta dal Governo e, soprattutto riguardo la Siria, ha commesso un errore che ha esposto il nostro Paese ad una perdita di credibilità importante;

    11) ad esempio, durante gli undici giorni della offensiva dei ribelli in Siria, i governi di Stati Uniti, Francia, Germania e Regno Unito – assente l'Italia – hanno rilasciato una dichiarazione congiunta sollecitando «una de-escalation da parte di tutte le parti e la protezione dei civili e delle infrastrutture per prevenire ulteriori spostamenti e interruzioni dell'accesso umanitario»;

    12) e ancora, nei mesi precedenti, il Governo italiano aveva promosso in sede Unione europea, insieme ad altri sette Paesi (Austria, Cipro, Croazia, Grecia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Slovenia), un processo di revisione della Strategia dell'Unione europea sulla Siria, adottata nel 2017, «per verificarne i risultati conseguiti e valutarne l'adattamento a una realtà che – in sette anni – è profondamente mutata. Non solo in Siria ma anche a livello regionale, come dimostrano gli ultimissimi sviluppi in Libano»;

    13) l'Italia aveva anche nominato a luglio 2024 un ambasciatore a Damasco, unico Paese del G7 e dell'Unione europea, atto interpretato da molti come un cambio di strategia e una volontà di «normalizzare» i rapporti e interagire con la dittatura siriana, anche nell'ottica di facilitare operazioni di rimpatrio dei migranti, come anche detto dalla Presidente Meloni intervenendo al Senato: «È necessario rivedere la strategia dell'Unione europea per la Siria e lavorare con tutti gli attori per creare le condizioni affinché i rifugiati siriani possano tornare in patria in modo volontario, sicuro e sostenibile»;

    14) destano molta preoccupazione e meriterebbero un approfondimento in sede parlamentare, le ragioni sulla base delle quali l'Italia, invece, abbia deciso di non coordinarsi con gli altri partner europei o internazionali e abbia agito da sola, senza prendere le giuste misure, che difatti di lì a poco hanno visto il paese ripiombare nella guerra;

    15) non possiamo che pensare che il Governo abbia agito in questa scelta spinto da una logica, o meglio una ossessione, dei migranti, del poter mandare indietro i profughi siriani, al punto di normalizzare i rapporti con il regime di Assad, o di aprire dei centri inutili e costosi in Albania;

    16) la stessa ossessione securitaria e migratoria, che impedisce la possibilità di sviluppare una politica estera davvero efficace, ha portato a decidere e propagandare la sospensione dell'esame delle richieste d'asilo da chi proviene dalla Siria, seppur, in realtà si può sospendere l'esame delle domande pendenti, posticipandole nell'ipotesi che ci siano novità rispetto ai criteri per esaminare la domanda;

    17) come ricordato, tra gli altri, dal Segretario generale dell'Unhcr, l'agenzia Onu per i rifugiati, Filippo Grandi e dal Servizio Ue per l'Azione esterna, al momento «non ci sono le condizioni per rimpatri sicuri, volontari e dignitosi in Siria»;

    18) difatti, come sostenuto da molti analisti, il rientro in blocco di milioni di profughi rappresenterebbe una catastrofe umanitaria annunciata, dal momento che dopo 14 anni di guerra le città sono distrutte, i sistemi produttivi sono pressoché inesistenti e mancano i beni di prima necessità in diverse aree del paese;

    19) a maggior ragione, non possiamo non notare come l'Europa sia debole nell'iniziativa politica e diplomatica riguardo una de-escalation nella regione e l'avvio di una soluzione di pace e stabilizzazione dell'area;

    20) anche l'Italia, da sempre protagonista di una equilibrata iniziativa diplomatica in grado di interloquire con tutti gli attori regionali, attualmente è risultata del tutto ininfluente e incapace di esercitare alcuna azione concreta per la costruzione del cessate il fuoco e per una pace duratura nell'area, a partire dal Libano, dove storicamente abbiamo guidato, con l'assenso di tutte le parti, la missione di pace delle Nazioni Unite Unifil, che opera su mandato della risoluzione Onu 1701 del 2006;

    21) il 27 novembre 2024 è entrata in vigore una tregua nella guerra tra Israele e Libano della durata di 60 giorni. Di fatto la tregua ripropone il testo della Risoluzione Onu 1701. A garantire i termini dell'accordo ci saranno, tra gli altri, Francia e Stati Uniti, che hanno promesso anche aiuti alle truppe regolari libanesi: tutti i media internazionali e nazionali hanno parlato di un accordo franco-americano. Infatti, nonostante proprio in quei giorni fosse in corso il G7 Esteri a presidenza italiana, due componenti del G7, Usa e Francia, definivano, in separata sede, i termini dell'accordo di tregua in Libano di cui sono anche garanti, mentre il Ministro Tajani parlava di un Italia che «torna protagonista della politica internazionale ricevendo assoluto riconoscimento dai suoi alleati»;

    22) ancora una volta, l'Italia non è stata protagonista della definizione dell'accordo, né tra i paesi che ne garantiranno l'attuazione, nonostante la lunga tradizione del nostro paese quale attore di mediazione nel Medio Oriente e in particolare in Libano;

    23) allo stesso tempo val la pena interrogarsi su quello che potrà essere il ruolo di Unifil in questo nuovo contesto e le eventuali evoluzioni del suo mandato e delle regole di ingaggio e anche a tal fine sollecitiamo che ne sia costantemente informato il Parlamento e anche su questo non possiamo far a meno di rilevare che il Ministro della difesa Crosetto continua a dire di chiederne la modifica, senza però sortire alcun effetto;

    24) la tregua in Libano dimostra che la diplomazia può essere incisiva e ottenere reali risultati. Un impegno che a tutt'oggi non è stato perseguito con altrettanta efficacia per il cessate il fuoco a Gaza, dove, ad oltre un anno dal brutale attacco di Hamas, il numero delle vittime è di oltre 44 mila. La situazione umanitaria è drammatica: il numero inaccettabile di vittime civili, in particolare bambini, nonché i livelli catastrofici di fame e il rischio imminente di carestia causati dall'ingresso insufficiente di aiuti rendono assolutamente necessario un cessate il fuoco per fornire aiuti salvavita a chi ne ha bisogno e per garantire il rilascio degli ostaggi israeliani;

    25) il Consiglio europeo nelle sue conclusioni del 17 ottobre 2024 ha ribadito la ferma condanna dell'accresciuta violenza dei coloni, dell'espansione degli insediamenti illegali e ha invitato il Consiglio a portare avanti i lavori su ulteriori misure restrittive nei confronti dei coloni estremisti nonché delle entità e delle organizzazioni che li sostengono;

    26) la crisi diplomatica tra il Governo israeliano e gli organismi internazionali sta subendo una pericolosa accelerazione che sta precipitando Israele in un crescente isolamento. Alla decisione del governo israeliano di dichiarare il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, «persona non grata» è seguita l'approvazione, il 28 ottobre 2024, di due leggi che definiscono l'Unrwa un'organizzazione terroristica e vieta all'Agenzia dell'Onu di condurre «qualsiasi attività» all'interno di Israele, a Gerusalemme Est e nella Cisgiordania oltre che a Gaza con evidenti ulteriori drammatiche ricadute sulla popolazione palestinese, sono seguiti diversi attacchi mirati dell'esercito israeliano contro Unifil nel sud del Libano;

    27) a quanto detto, si aggiunga l'approvazione all'unanimità del Consiglio dei ministri israeliano di una proposta di legge volta a colpire il quotidiano Haaretz, una delle più autorevoli voci israeliane critiche sull'operato del governo, che prevede la sospensione di qualsiasi tipo di finanziamento pubblico in favore del giornale, decisione che arriva sei mesi dopo la chiusura dell'emittente araba Al Jazeera in Israele;

    28) già nell'ottobre scorso, il Governo italiano si era pilatescamente astenuto sulla risoluzione delle Nazioni Unite, per una «tregua umanitaria immediata e duratura» del conflitto tra Israele e Hamas, così come, si era astenuta anche il 18 settembre 2024, quando l'Assemblea generale dell'Onu aveva approvato una risoluzione non vincolante in cui chiedeva, tra le altre cose, il ritiro, entro un anno, di tutte le forze israeliane e l'evacuazione dei coloni dai territori palestinesi occupati in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, in conformità con il parere emesso dalla Corte internazionale di giustizia (Cig) a luglio scorso;

    29) in Europa si sono intensificati gli appelli per un embargo sulla vendita di armi a Israele, per il timore di complicità nella commissione di potenziali crimini di guerra a Gaza e in Libano, da ultimo, anche il presidente francese Macron e il presidente spagnolo Sanchez si sono uniti alle richieste di fermare la vendita di armi, così come l'ex l'alto rappresentante Borrell;

    30) la Corte penale internazionale (Cpi) ha emesso mandati di arresto per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il suo ex Ministro della difesa Yoav Gallant e il leader di Hamas Mohammed Diab Ibrahim Al-Masri – noto come Deif – per crimini di guerra e crimini contro l'umanità per la guerra a Gaza e gli attacchi dell'ottobre 2023;

    31) la posizione del Governo italiano è apparsa ai firmatari del presente atto di indirizzo da subito ambigua e reticente. Il Ministro Tajani ha affermato che l'Italia «rispetta e sostiene la Corte penale internazionale, ma siamo convinti che quello che deve svolgere sia un ruolo giuridico e non politico. Esamineremo inoltre le carte per capire quali sono le motivazioni che hanno portato la Corte a fare questa scelta»;

    32) inoltre, nei giorni precedenti, lo stesso Ministro aveva dovuto specificare – a seguito delle dichiarazioni dell'altro vicepremier, Ministro Matteo Salvini, con le quali affermava che il premier israeliano «sarebbe il benvenuto se venisse in Italia» e del Presidente del Senato, La Russa, che sosteneva che «non arresteremmo Netanyhau»-, «che la posizione dell'Italia su questo punto è quella espressa da premier e Ministro degli esteri»;

    33) si sta assistendo ad un più generale mutamento dell'orientamento prevalente nell'unione in materia di migrazioni e asilo, che sembra dimenticare, in un'ottica puramente difensiva dei confini, i principi essenziali del diritto europeo ed internazionale a tutela dei diritti fondamentali dei migranti, e mira invece al rifiuto del sistema di asilo, alla esternalizzazione delle frontiere dell'Unione europea e al rigetto della solidarietà europea nella gestione dei fenomeni migratori; ne sono esempio le posizioni assunte a più riprese dalla Presidente della Commissione Von der Leyen, che ha aperto alla revisione del patto sulla migrazione e l'asilo in una direzione che si avvicina pericolosamente a quanto auspicato dalle destre sovraniste, come anche quanto emerso dal Consiglio europeo di ottobre 2024 che in materia di migrazioni ha posto l'accento sull'esigenza di assicurare il controllo delle frontiere esterne dell'unione «attraverso tutti i mezzi disponibili» – anche attraverso una revisione in tal senso della legislazione europea – e di considerare «nuovi modi» per prevenire e contrastare la migrazione irregolare, che sembra evocare il deprecabile e fallimentare «modello Albania»; ancora più preoccupanti sono, nel silenzio delle istituzioni europee, le decisioni annunciate da alcuni Stati membri, tra cui l'Italia, di sospendere le procedure d'asilo per i richiedenti siriani, che hanno seguito la sospensione temporanea generalizzata del diritto d'asilo decisa dalla Polonia a causa dell'aumentato numero di ingressi dal confine bielorusso, col supporto della Commissione europea, che nella comunicazione COM(2024) 570 final ha stigmatizzato l'utilizzo delle migrazioni come minaccia ibrida;

    34) alla luce della complessa situazione internazionale, della potenziale pressione ai confini, delle drammatiche condizioni cui i migranti sono sottoposti in alcuni dei Paesi di transito e dei continui tragici naufragi nel Mediterraneo, l'Unione europea deve al contrario garantire, assieme al rafforzamento dell'azione esterna, la costruzione di un sistema che permetta una gestione comune e coordinata del fenomeno migratorio, basata sulla solidarietà e la responsabilità condivisa a livello europeo, garantendo la vita e i diritti fondamentali dei migranti e dei richiedenti asilo, il ripristino delle procedure d'asilo, la creazione di corridoi umanitari che permettano di giungere in Europa senza mettere a repentaglio le vite di bambini, donne e uomini in fuga da guerre e persecuzioni, nel rispetto delle convenzioni internazionali e dei principi e dei valori fondanti l'Unione;

    35) le nuove minacce geopolitiche hanno riportato l'attenzione sulle capacità di difesa dell'Unione europea, in tal senso basti pensare al ritorno della guerra nel cuore dell'Europa, all'emergere di nuovi tipi di minacce ibride, dagli attacchi cyber-informatici a quelli alle infrastrutture strategiche, fino alle politiche dell'aerospazio con pericolose ricadute per la sicurezza dell'intero continente. Le scelte della nuova presidenza degli Stati Uniti potrebbero indicare come prioritarie altre aree, a partire dall'indo-pacifico, fatto che comporterebbe per l'Unione Europea una crescente responsabilità per la propria difesa e sicurezza Accanto a un nuovo protagonismo politico e diplomatico per la costruzione di percorsi di pace giusta nei diversi scenari bellici, la difesa comune europea diventa pertanto fondamentale per garantire l'autonomia strategica dell'Unione europea sia in materia di sicurezza esterna, sia in relazione all'innovazione tecnologica, che dovrà rafforzarsi in termini di capacità e know-how mettendo in comune competenze, ricerca e strumenti. La sua realizzazione – da perseguire non certo a scapito delle priorità sociali, ambientali e industriali di investimento – rappresenta un passaggio decisivo per la costruzione di un'Europa politica, sogno dei padri fondatori;

    36) solo il percorso di integrazione politica, economica e sociale può garantire le necessarie capacità di resilienza, preparazione, prevenzione e risposta a crisi multidimensionali, complesse e transfrontaliere, quali guerra, pandemia e catastrofi ambientali, per proteggere i cittadini e le imprese europee; l'azione dell'Unione europea, e della nuova Commissione in particolare, dovrebbe essere orientata a consolidare tale percorso per giungere ad un vera autonomia strategica, che può essere fondata solo su una piena autonomia economica, industriale ed energetica, contrastando approcci sovranisti, rigoristi e ogni arretramento nell'integrazione. L'Italia avrebbe ogni interesse a contribuire a tale processo in modo sostanziale, favorendo il consolidamento della costruzione europea e la sua resilienza;

    37) ne sono azioni necessarie, da sostenere politicamente e perseguire attraverso adeguati finanziamenti e strumenti di debito comune, una sempre più stretta cooperazione sanitaria per realizzare l'Unione della salute, l'attuazione del Pilastro europeo dei diritti sociali, la tutela dell'occupazione nella duplice transizione verde e digitale, una strategia di ampio respiro per la resilienza del sistema economico, la competitività e la produttività, l'implementazione e la modernizzazione del mercato interno come motore di sviluppo e coesione, la realizzazione dell'unione bancaria, approvvigionamenti energetici sicuri e accessibili a tutti;

    38) da settimane davanti al parlamento, a Tbilisi, si tengono grandi manifestazioni di protesta contro il partito di governo filorusso, che ha annunciato di avere posticipato il processo di adesione all'Unione europea, riavvicinando nei fatti la Georgia alla Russia di Vladimir Putin. Tali manifestazioni vengono represse con enorme durezza, con brutali aggressioni contro giornalisti indipendenti e l'incarcerazione di centinaia cittadini;

    39) nel corso delle ultime elezioni dell'ottobre 2024 gli osservatori Osce che hanno seguito lo svolgimento delle operazioni di voto in Georgia hanno dichiarato che il processo elettorale nel Paese ha suscitato preoccupazioni sia prima che durante le elezioni, denunciando un ambiente teso e sotto pressione prima delle elezioni, nonché diversi casi di intimidazione e di incoerenze procedurali durante la giornata elettorale;

    40) in Romania, la Corte costituzionale ha annullato le elezioni che si sono tenute a novembre 2024, sulla base di documentazione che attesterebbe l'interferenza della Russia nel processo elettorale che ha portato alla vittoria del candidato filo-russo Georgescu. Ancora una volta, il governo si divide al suo interno con un vicepremier, il Ministro Salvini, il cui partito in una nota ha scritto di «seguire con grande rispetto e viva preoccupazione quanto sta accadendo in Romania: annullare il voto democratico perché il risultato non è gradito a Bruxelles, al politicamente corretto e a certi potenti come Soros, è un precedente allarmante e molto pericoloso» e l'altro vicepremier, il Ministro Tajani che ha scritto di essere «molto preoccupato per la denuncia di attività ibride russe volte a influenzare il voto in Romania. L'Italia, anche come presidenza G7, è in prima linea per proteggere la democrazia e i processi elettorali. Continuiamo a lavorare con i partner dell'Unione europea per difendere i valori comuni»;

    41) alla luce dei progressi del processo di allargamento dell'Unione europea nella complessa situazione geopolitica, desta allarme la tesa situazione dei Balcani, dove la Serbia ha recentemente ordinato alle unità dell'esercito di avvicinarsi al confine con il Kosovo, dopo che sono scoppiati nuovi scontri tra manifestanti e polizia in una città a maggioranza serba; il Kosovo è stato a lungo fonte di tensione tra l'Occidente e la Russia, che sostiene Belgrado nei suoi sforzi per bloccare l'adesione della nazione alle organizzazioni globali, tra cui le Nazioni Unite; in tutti i Balcani si fa comunque sentire l'influenza della Russia ed è attiva nello stesso senso anche l'Ungheria di Orban che sostiene apertamente la Republika Srpska di Dodik,

impegna il Governo:

   1) a contribuire responsabilmente ed attivamente ad un sempre maggiore livello di integrazione politica, economica e sociale, per un'Unione europea più forte e unita nel quadro dei valori fondanti del progetto europeo e capace di centralità, autorevolezza e autonomia strategica;

   2) a ribadire la ferma condanna della grave, inammissibile e ingiustificata aggressione russa dell'Ucraina e a continuare a garantire pieno sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine, mediante tutte le forme di assistenza necessarie, nel rispetto di quanto previsto dall'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite;

   3) ad adoperarsi in ogni sede internazionale per l'immediato cessate il fuoco e il ritiro di tutte le forze militari russe che illegittimamente occupano il suolo ucraino, ripristinando il rispetto della piena sovranità e integrità territoriale dell'Ucraina;

   4) a sostenere un rinnovato e più incisivo impegno diplomatico e politico dell'Unione europea – anche alla luce del cambio dell'amministrazione americana – in collaborazione con gli alleati, per mettere in campo tutte le iniziative utili al perseguimento di una pace giusta e sicura, anche favorendo le basi per lo svolgimento del secondo vertice per la pace e a sostenere, altresì, la ripresa e la ricostruzione dell'Ucraina, nonché il suo ammodernamento e le opportune riforme nel contesto del processo di adesione all'Unione europea;

   5) a sostenere in sede europea – forte dell'impegno assunto nel 2014 dal Parlamento europeo – il riconoscimento dello Stato di Palestina, nel rispetto del diritto alla sicurezza dello Stato di Israele, per preservare la realizzazione dell'obiettivo di «due popoli, due stati»;

   6) a sostenere ogni iniziativa diplomatica, a partire da un rinnovato impegno europeo, volta a ottenere un immediato cessate il fuoco a Gaza: per la liberazione degli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas, per la protezione dei civili e per la fine delle violenze nei territori palestinesi occupati, per il rispetto della tregua in Libano e per scongiurare il rischio di futuri attacchi da parte di Hezbollah e Iran, e le violazioni del diritto internazionale da parte di Israele, affinché siano rispettate le risoluzioni delle Nazioni Unite, per rilanciare il processo di pace;

   7) a sostenere le sanzioni già proposte dall'Alto rappresentante Borrell nei confronti dei ministri israeliani che hanno lanciato messaggi di odio inaccettabili contro i palestinesi e nei confronti dei coloni violenti, nonché i pronunciamenti della Corte internazionale di giustizia;

   8) ad adoperarsi affinché gli Stati membri rispettino e diano piena attuazione a tutte le decisioni assunte dalla Corte penale internazionale;

   9) ad adoperarsi con i partner europei perché sia sempre riconosciuta la piena agibilità nel territorio israeliano delle diverse agenzie delle Nazioni Unite, come Unrwa o Ocha, World Food Programme, nonostante l'approvazione da parte di Israele di leggi apertamente lesive delle prerogative degli organismi internazionali;

   10) ad adottare ogni iniziativa utile in coordinamento con i Paesi Ue e i partner internazionali perché la tregua del conflitto tra Israele e Libano sia rispettata e ponga le condizioni per il ripristino della pace nel pieno rispetto della risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu 1701 oltre che del diritto internazionale;

   11) a farsi promotore in sede europea di un sostegno convinto agli appelli per un embargo sulle armi a Israele, a maggior ragione, in questa fase di escalation del conflitto a livello regionale;

   12) ad adoperarsi in sede europea per l'adozione di misure di contrasto alle crescenti forme di antisemitismo;

   13) ad adoperarsi con i partner europei perché siano sempre rispettate le prescrizioni imposte dal diritto dell'Unione europea riguardo il diritto di asilo, anche relativo alle domande di asilo provenienti da cittadini siriani e che siano, invece, evitate decisioni generalizzate da applicare in modo indistinto a tutte le domande di asilo provenienti dalla Siria per ragioni di pressione migratoria;

   14) a ribadire il dovere di accoglienza e protezione degli esseri umani quale cardine dell'appartenenza all'unione europea, e a garantire l'assistenza umanitaria e il rispetto dei diritti umani e della dignità delle persone nella gestione migratoria;

   15) a sostenere la realizzazione di corridoi umanitari sicuri e l'istituzione permanente di una missione europea di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo, e a promuovere la costruzione di un sistema comune, coordinato e solidale per la gestione strutturale del fenomeno migratorio;

   16) a garantire procedure e percorsi equi, sicuri e legali per migranti e richiedenti asilo, in particolare i minori, nonché a contrastare efficacemente il traffico di esseri umani, anche attraverso partenariati responsabili e trasparenti con i Paesi di origine e transito, evitando in ogni caso disumane, inefficaci e costose forme di esternalizzazione delle frontiere dell'Unione europea;

   17) a favorire l'adozione di processi decisionali più rapidi, anche attraverso il superamento dell'unanimità, e ulteriori forme di coordinamento e cooperazione, nella direzione di una maggiore integrazione, per rispondere alle sfide, alle crisi e alle minacce spesso caratterizzate da una natura ibrida e senza confini, talvolta con rischi di destabilizzazione delle stesse democrazie europee;

   18) a ribadire e rivendicare il modello europeo di sviluppo, garantendo che le politiche per la crescita e la competitività siano coniugate con il perseguimento della coesione, dell'inclusione e della protezione sociale;

   19) a promuovere la realizzazione di un'Unione della salute e la piena attuazione del Pilastro europeo dei diritti sociali, con particolare riferimento alle politiche di sostegno dell'occupazione nella transizione verde e digitale;

   20) a favorire la rapida adozione di una strategia capace di garantire la resilienza del sistema economico, il rafforzamento della base industriale, l'autonomia energetica dell'unione europea e il completamento del mercato unico;

   21) a garantire a livello europeo un'adeguata risposta al fabbisogno di investimenti del sistema economico e sociale mediante la previsione di un adeguato sostegno sul piano finanziario, e a tali fini favorire l'emissione di strumenti di debito comune per progetti europei congiunti;

   22) ad adoperarsi affinché si proceda ad imporre sanzioni personali nei confronti dei responsabili della regressione democratica in Georgia e delle azioni di repressione e violenza nei confronti degli oppositori.