A.C. 2112-bis-A
Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, è una manovra di galleggiamento piena di mance e proroghe. Insomma, tutto l'opposto di quello che serviva al Paese. Una manovra che dimentica il Sud e le categorie più fragili. Bocciate gli emendamenti proposti dal PD che provavano a raddrizzare il tiro, a partire dalla decontribuzione al Sud, dove si concretizza uno scippo netto di 4 miliardi solo per il 2025; cancellata così una delle misure simbolo più efficaci del nostro tempo, che aveva dato grande respiro al Mezzogiorno. Nessuna risposta, poi, sul tema del lavoro del lavoro povero e irregolare, tema del tutto ignorato dal Governo sia nella proposta originaria che nei successivi emendamenti e riformulazioni. Sono numeri che fanno paura: solo nella mia terra, la Sicilia, ci sono 62.000 operai irregolari e 2.000 lavoratori che rischiano di perdere il posto il 31 dicembre e di non essere neanche classificati all'interno alla cassa integrazione o della cassa integrazione straordinaria. Sono lavoratori per cui in queste settimane abbiamo presentato iniziative parlamentari significative e, in particolare, mi riferisco ai lavoratori di Kalat Ambiente, a quelli di Almaviva, a quelli di A2A e a quelli relativi alla riconversione di Eni-Versalis: 2.000 lavoratori, dicevamo, che rischiano di perdere il posto di lavoro senza neanche paracadute e tanti lavoratori che in questo momento aspettavano la stabilizzazione e, invece, non è arrivato un rigo, un solo rigo, dal Governo, come, ad esempio, quelli impegnati nella delicatissima opera di ricostruzione dopo il sisma di Santo Stefano e a cui il Governo, ancora una volta, dice no, nonostante gli impegni assunti in Aula, tempo fa, con l'accoglimento di uno specifico ordine del giorno.
Nessun cenno neanche verso il dramma della siccità che vede, ancora oggi, 3 province siciliane con l'acqua razionata una volta ogni 10-15 giorni, roba da terzo mondo; solo annunci, solo cabine di regia o tavoli tecnici che si dovrebbero insediare o fintamente già insediati, ma risorse in manovra assolutamente 0. Ed, ancora, tagli consistenti agli enti locali: nel Sud sono proprio i comuni, come è noto, a gestire il welfare - ricovero minori, scuolabus, asili nido, sostegno alle famiglie povere e assistenza domiciliare agli anziani -, ma sono proprio i comuni ad essere abbandonati dal Governo; in regioni come la Sicilia un terzo dei comuni è, ahimè, in dissesto e in predissesto, un terzo dei comuni che vale oltre la metà della popolazione dei siciliani. Abbiamo chiesto in manovra interventi che avrebbero dato grande respiro agli enti locali, a tutti gli enti locali, del Paese come la modifica del Fondo crediti di dubbia esigibilità, che ogni anno costringe i sindaci ad accantonare risorse preziose oppure come il garantire nuove capacità assunzionali, perché gli enti locali, a fronte delle tantissime competenze - lo dico con la consapevolezza e la responsabilità di chi per tanti anni ha vestito la fascia di sindaco -, hanno il personale ridotto all'osso. Restano inascoltate alcune battaglie poi che anche in questi giorni prevedevano risorse specifiche per il sostegno agli enti locali come, ad esempio, i contributi straordinari che avevamo chiesto per garantire la copertura delle risorse che i comuni avevano garantito ai più deboli durante gli eventi alluvionali oppure anche per quelle relative ai danni dalla cenere vulcanica.
C'è, poi, il tema dell'assenza di Fondi per la realizzazione di infrastrutture: il Ponte continua ad essere lo specchio per le allodole, un progetto da sbattere in faccia agli italiani per speculare sulla sede di infrastrutture che pervade calabresi e siciliani; è buono soltanto per le campagne elettorali di Salvini. Dei 24 miliardi destinati per i prossimi anni alle infrastrutture italiane, ben 6 miliardi, un quarto, vengono destinati in questa manovra al Ponte sullo Stretto, il cui costo continua a salire: da 11,6 miliardi a 13,6 miliardi. Restano all'asciutto un sacco di opere su cui c'erano progettazioni esecutive pronte e lotti esecutivi pronti ad essere aggiudicati e, quindi, interi territori che aspettavano opere pubbliche significative: in questi anni abbiamo fatto battaglie relative alla Modica-Scicli, che ancora oggi col progetto esecutivo resta a secco, dopo il definanziamento ad opera del Ministro Fitto; per non parlare del nodo ferroviario di Catania o della Nord-Sud o della Palermo-Agrigento.
Per non parlare, poi, di un altro grande assente in questa manovra ed è il tema della lotta alla mafia. In settimana, questo dato ci ha colpito molto, Presidente, la CGIA di Mestre, ha tracciato un quadro preoccupante, che vede ben 150.000 imprese italiane a rischio di infiltrazione da parte della criminalità organizzata. La mafia, in sostanza, rappresenta - per essere chiari - la quarta industria del Paese, solo in Sicilia il 10 per cento del dato nazionale.
Tuttavia, dal Governo Meloni, neanche un rigo in tutta la manovra. In questi anni l'incisività della legge Rognoni-La Torre è messa in discussione da procedure sempre più lente e farraginose e da un sistema che va assolutamente rafforzato. In questo senso vanno letti gli emendamenti che abbiamo proposto in questa manovra e - ahimè - sono stati tutti bocciati, bocciati i nostri emendamenti a proposito delle maggiori risorse per l'Agenzia dei beni confiscati alla mafia, ci è stato detto “no” per le maggiori risorse, per ristrutturare i beni confiscati e ci è stato detto “no” per il maggiore personale per la Direzione investigativa antimafia. Non solo, la battaglia epocale di Pio la Torre rischia di essere svilita dai “no” questo Governo e dobbiamo pure subire la sfacciataggine di qualche big del centrodestra che dice, senza rossore, che la legge Rognoni-La Torre andrebbe modificata perché ormai superata. Presidente, mi avvio a concludere. Le battaglie sulla scuola pubblica e sulla sanità pubblica completamente ignorate dal nostro, da questo Governo: ecco, per queste ragioni, ci opporremo in ogni sede a questa manovra iniqua e dannosa per il Paese.