Grazie, Presidente. Oggi salutiamo - confesso, con una certa emozione - il nostro collega Enrico Letta, che lascia quest'Aula per un nuovo prestigioso incarico universitario.
Lo faccio a nome del suo gruppo, quello del Partito Democratico, e colgo l'occasione per ringraziarlo delle molte cose che ha fatto qui e nel partito. Penso al suo impegno, al fianco di Walter Veltroni, per dar vita a un nuovo soggetto politico nel centrosinistra e per essersene fatto carico in uno dei momenti più difficili della sua storia.
Le parole di molti colleghi che mi hanno preceduto danno il senso di quanto Enrico Letta ha seminato, anche in questa istituzione. Appartiene a quella generazione di politici che sentono il dovere di restituire quello che la politica dà. Facoltà di agire, opportunità, conoscenze, relazioni: tutte esperienze ed elementi che ha saputo valorizzare fin da giovane, ricoprendo incarichi importanti nelle istituzioni.
Certamente Enrico Letta ha svolto questo lavoro grazie alla sua formazione, allo studio, alla militanza politica, ma lo ha fatto anche grazie a una passione vera per la cosa pubblica, per le cose di tutti, che è stata il motore di tanta disponibilità e di non pochi sacrifici.
Quando è tornato al partito e poi in Parlamento, nel 2021, lo ha fatto con la forza e la consapevolezza, accresciute anche in anni di studio e di direzione della scuola di politica Sciences Po. Da Parigi ha portato a Roma - prima volta in Italia - l'esperienza delle Agorà, un grande esercizio di democrazia partecipativa, ma il suo contributo non si è fermato solo a questo: l'esperienza internazionale e la visione aperta e lungimirante sull'Europa ci hanno aiutato a capire dinamiche e prospettive del continente fino al suo rapporto sul mercato unico europeo, che ci dà indicazioni importanti su come proseguire nella strada di una vera integrazione europea più giusta, verso un futuro sostenibile di prosperità per tutti i cittadini dell'Unione, “molto più che un mercato”, appunto, come lui stesso lo ha voluto intitolare.
Oggi salutiamo Enrico per questo nuovo prestigiosissimo incarico a Madrid, nella capitale di una Spagna che sta attraversando un periodo di grandi trasformazioni. Il suo sarà un ruolo non più istituzionale e, quindi, non sarà più impegnato direttamente nel confronto politico quotidiano ma - come tu stesso, Enrico, ci hai detto - ci si dimette da molte cose, non ci si dimette mai dalla politica.
Per questo, sono convinta che continueremo ad avere il tuo sostegno alla costruzione di un'alternativa forte in Italia e di una nuova sinistra in Europa