A.C. 2031
Grazie, Presidente. Io prenderò dei minuti, perché, come sempre quando ci sono le ratifiche, sembrano degli automatismi: sono accordi, si ratificano, sono elementi anche di condivisione, di corresponsabilità e di amicizia tra Paesi che costruiscono qualcosa insieme. Quindi questa Camera, giustamente, molte volte si fida della Commissione esteri e del presidente Tremonti, e dice “se la Commissione ha approvato avrà verificato tutti gli elementi al riguardo”. È evidente che un partito, il nostro partito, figurarsi se è suscettibile o critico sulle ratifiche, soprattutto quelle che datano anche periodi in cui eravamo al Governo.
Però qui è successo qualcosa di un po' particolare, e su questo vorrei chiedere l'attenzione non dei colleghi, ma del Sottosegretario, perché noi già al Governo avevamo posto in Commissione questo quesito: noi abbiamo una ratifica con un Paese a cui siamo legati da una storia, da un presente e da tante difficoltà. Non abbiamo lontananza a dire che è un elemento di condivisione e di corresponsabilità, però vorremmo capire come funziona un regime, anche dal punto di vista fiscale, della condivisione con uno Stato che sta attraversando un periodo un po' complicato.
Non è arrivata una risposta. Abbiamo iniziato a votare adesso, abbiamo votato gli articoli, abbiamo presentato un ordine del giorno che il Governo ha negato. Per questi motivi, caro Presidente, le premesse che sono state respinte dal Governo recitano: il provvedimento in esame reca la ratifica ed esecuzione, la Convenzione in via di ratifica sottoscritta nel 2009, l'intesa bilaterale, cioè è un elemento puramente descrittivo di quello che è all'ordine del giorno. Allora, l'interesse nazionale e la condivisione, che è una pagina bella come stiamo celebrando oggi, dice che l'opposizione sulla politica estera è disponibile sempre a guardare l'interesse generale, a guardare quello che è il nostro posizionamento e anche a votare delle ratifiche del 2009-2014, in un mondo ed in un Paese completamente cambiato.
Però noi chiediamo un ordine del giorno al Governo in cui si dice: scusa, caro Governo, dato che dal 2014 è successo di tutto in Libia - guerra civile, costruzione di 2 Governi, eliminazione delle elezioni, sono saltati gli inviati speciali delle Nazioni Unite - possiamo sapere come funziona? Perché anche un nostro cittadino, che ha il diritto di essere tutelato quando va a fare economia o commercio in Libia, deve sapere pure a chi si deve affidare per la coercizione, nel caso le doppie imposizioni non vengano rispettate. A una milizia di Tripoli? A una milizia di Bengasi? Questo è il punto politico, non tecnico, non a caso abbiamo votato gli articoli.
Politico è dire: caro Governo, noi stiamo lavorando con la Libia e sappiamo le difficoltà e le drammatiche condizioni, a partire da quelle che sono relative all'immigrazione. Possiamo sapere quali sono i passi? L'opposizione sostiene il Governo se c'è un'iniziativa di cui questo sappia la finalità, gli interlocutori e anche la realtà. Non vorrei essere catastrofista, figurarsi, bisogna, in questo mondo confuso, dotarsi di molto ottimismo della volontà, però è evidente che, se uno va in Libia e cerca di capire e di comprendere la stabilizzazione a che punto sta, deve parlare con un Parlamento a Bengasi e deve parlare con un Governo provvisorio che dal 2021 è stato contestato come Governo non in esecuzione.
È criticare qualcosa? No, è parlare di politica estera e di interesse generale e, soprattutto, anche di combinare l'intelligenza di quello che leggiamo, cioè una ratifica, alla realtà di quello che viviamo. Qui non c'è scritto da nessuna parte che quello che abbiamo sottoscritto il 2009-2014 non è che non è rivedibile, perché nell'interesse dei nostri cittadini è fondamentale, ma è rivedibile qual è l'attore politico con cui noi stiamo discutendo, abbiamo chiesto solo questo e il Governo ci ha bocciato l'ordine del giorno. Allora per serietà, perché siamo persone serie e la politica estera per noi non è un dettaglio, non è un automatismo o un tecnicismo: noi abbiamo votato gli articoli, ma dato che il Governo ci nega la possibilità di discutere della Libia, di discutere e di risponderci soprattutto sui quesiti posti in Commissione e posti anche nell'Aula, noi non possiamo non astenerci come segnale politico. Lo dico anche per una questione di correttezza, caro Sottosegretario, noi non stiamo a fare opposizione così, per tirare il can per l'aia, ma stiamo facendo un ragionamento che riguarda l'interesse e l'interesse del nostro Paese è avere una politica estera verso la Libia di stabilizzazione. Dal 2014 è successo di tutto: abbiamo le truppe turche in Libia; abbiamo le basi russe che si spostano dalla Siria verso Bengasi; abbiamo, attorno alla Libia, Paesi che sono saltati in aria con colpi di Stato e che stanno riversando sulla Libia gravi problemi. Noi di fronte a questo diciamo: vabbè, ma questa è una ratifica del 2009, ma che ce frega tiriamo avanti e ratifichiamola. No, non abbiamo problemi a difendere i nostri interessi, ma possiamo discutere una volta per tutte di politica estera in questo Parlamento? Possiamo utilizzare anche una ratifica per capire che cosa succede in quel Paese oppure dobbiamo sempre assistere, come sempre è avvenuto nelle ultime settimane, a decisioni del Governo che arrivano dopo? Oggi abbiamo una pagina spettacolare in questo Paese: opposizione e Governo compatti ed uniti per salvare una nostra cittadina; questo è il senso della politica estera mossa da valori, mossa dalla Costituzione e mossa da un interesse collettivo. Ma se noi poniamo un problema, come abbiamo fatto in Commissione esteri e come facciamo qui, non è per fare opposizione strumentale, ma per dire che l'Italia, nel Mediterraneo come nel mondo, ha bisogno di avere una visione, una strategia e anche un modo di interpretare e di fronte a un quesito semplicissimo e a delle premesse che potevano essere sottoscritte credo da tutti quanti, il Governo dice no. Perché? Non si sa. Perché sono maggioranza e noi siamo l'opposizione. Allora io credo che la politica estera debba essere libera da questo tipo di ring, perché nessuno di noi è troppo risoluto per pensare che quello che decidiamo o facciamo abbia un senso. Se siamo uniti, nell'interesse dei nostri valori costituzionali, possiamo aiutare un popolo come quello libico alla stabilizzazione, perché se non c'è stabilizzazione politica non ci sarà mai la risoluzione della violazione dei diritti umani dei migranti, non ci sarà mai la risoluzione di un problema come quello dei traffici dall'Africa e l'Europa e non ci sarà mai anche il diritto del Paese e del popolo libico avere uno Stato unitario e democratico, dopo tanti problemi. Caro Sottosegretario, non me l'aspettavo, glielo dico francamente nel rispetto che ci deve legare. Un ordine del giorno facilitava anche un lavoro che si può fare tra la democrazia e la diplomazia parlamentare e il Governo. Avete detto che in Libia va tutto bene, che le premesse non ci sono, ratifichiamo questo e poi aspetteremo qualche altro evento. Io non credo che sia così, soprattutto in Medio Oriente e nel Mediterraneo dove c'è bisogno di unità, di intelligenza e di visione. Avete aperto l'ambasciata in Siria un mese prima che le truppe entrassero a Damasco, avete fatto delle cose senza passare dal Parlamento e, invece, quando si passa dal Parlamento e dalle forze anche di opposizione, come avviene nella pagina che abbiamo vissuto oggi, si migliora tutti e si migliorano anche l'interesse collettivo, i nostri valori e il nostro modo di fare. Per un motivo politico e non per un motivo tecnico, perché abbiamo votato gli articoli, dinanzi alla chiusura del Governo, noi non possiamo che non astenerci su questa ratifica, pensando che il futuro della Libia si debba costruire, passo dopo passo, tutti insieme e che questo Parlamento, che dal 2014 ha visto pagine meravigliose e pagine dolorosissime della storia libica, abbiano il diritto di avere il Governo in Commissione, in Parlamento a riferire su quello che succede, non perché c'è una ratifica del 2009, ma proprio grazie a una ratifica al 2009, avere una visione che unisca questo nostro Paese.