Grazie, signora Presidente. Io voglio portare il mio contributo a questa discussione generale con un episodio che mi riguarda da vicino, personalmente. Nel 2008 allenavo una squadra di pallavolo molto prestigiosa, a Montichiari, in provincia di Brescia. Lì vicino, a pochi chilometri, c'era un ospedale psichiatrico giudiziario, gli OPG, che non esistono più dal 2015: quello di Castiglione delle Stiviere. Venni avvicinato, in quella mia esperienza, dalle persone che si occupavano della parte medica dell'OPG di Castiglione delle Stiviere per propormi un progetto di lavoro con lo sport per alcuni detenuti.
Io venni accompagnato a visitare questa struttura. È un ricordo agghiacciante, uno dei posti più terribili che abbia visto con i miei occhi in questo Paese. Quindi, non c'erano le condizioni per poter lavorare con la pallavolo, che era quello che io facevo. È uno sport, peraltro, che insegna la bellezza del passaggio, lo sport di squadra per eccellenza, l'obbligatorietà, anzi, del passaggio della palla. Però - ripeto - non c'erano le condizioni. Proposi un tentativo: da parte loro, di convincere un giudice a fare quella attività fuori rispetto alla struttura dell'ospedale psichiatrico giudiziario e di farla nel palasport di Montichiari, nel mio giorno libero, era il lunedì, presupponendo che avrei chiesto alla mia società di allestire il palazzetto come se quel giorno ci fosse la partita di serie A, cioè tutto illuminato, con la rete quella bella, con i palloni quelli veri, con le magliette della prima squadra.
Iniziò questo percorso e il giudice concesse di fare questa attività. Durò circa sei mesi; sei mesi straordinari, anche molto divertenti. Io ricordavo a queste persone, a questi detenuti, che erano la peggior squadra che io avessi mai allenato. Loro ridevano e incominciavano ad allenarsi. Finì quell'esperienza in modo hollywoodiano, con un torneo dove giocammo contro ragazzi di una scuola superiore di Montichiari, quindi diciottenni e diciannovenni, e dove vincemmo un set e una di quelle persone realizzò sei ace consecutivi in quella partita. Sembrava Fuga per la vittoria, per chi si ricorda il film.
Però, la cosa incredibile avvenne qualche settimana dopo, quando gli stessi operatori della parte sanitaria dell'OPG di Castiglione delle Stiviere tornarono da me con un foglio, un foglio di excel, con dei dati e numeri. Su quel foglio c'era scritto che quelle persone, rispetto all'inizio di quel progetto, consumavano esattamente la metà degli psicofarmaci a cui erano sottoposti. Gli allenatori tendenzialmente hanno un ego ipertrofico e, quindi, immaginavo: porca miseria, quanto sono stato bravo a insegnare addirittura un po' di tecnica e addirittura a incidere sulla salute e sul benessere di queste persone. Poi, fortunatamente, rientrai in me e capii che non c'entravo niente. Quello che era successo era che le condizioni di eccellenza, la bellezza - nel fatto specifico giocare a pallavolo in un palazzetto di serie A - incidevano sia sulla qualità del comportamento, sia sul miglioramento degli aspetti tecnici e addirittura sul benessere psicofisico e sulla salute.
Quell'esperienza ha cambiato il mio modo di vedere lo sport. Chiudo, signora Presidente, ricordando che lo sport che oggi è in Costituzione, con la Repubblica che riconosce il valore educativo, e quindi anche quello rieducativo, che le carceri hanno può diventare uno strumento straordinario per realizzare questo importante, ambizioso e costituzionale obiettivo. Chiudo, dicendo che esistono delle ricerche molto facilmente accessibili, che dimostrano che laddove nelle carceri c'è la possibilità di praticare attività sportiva o ci sono luoghi per lo sport diminuisce in maniera direttamente proporzionale il numero di suicidi. Credo che questa sia una grande opportunità per tutti noi.