08/07/2025
Anthony Emanuele Barbagallo
Iacono, Marino, Provenzano, Porta, Ferrari, Serracchiani, Simiani, Berruto, Bakkali, Morassut, Ghio, Roggiani, Scotto, Peluffo, Guerra, Evi, Di Sanzo, Pandolfo, Fossi, Gianassi
2-00655

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   c'è forte preoccupazione per quanto sta emergendo in Sicilia;

   intercettazioni e notizie pubblicate dagli organi di stampa non fanno altro che confermare ciò che, da più fronti, si sta denunciando da tempo;

   il meccanismo che ruota attorno alle cosiddette «finanziarie bancomat» risulta ormai evidente a tutti quanto sia opaco e distorto;

   le risorse pubbliche vengono sistematicamente erogate ad associazioni a giudizio degli interpellanti più o meno discutibili, senza criteri trasparenti, con l'unico obiettivo di costruire consenso;

   attualmente è in corso un'inchiesta per corruzione che vede indagati, tra gli altri, il presidente dell'Assemblea regionale siciliana e i suoi collaboratori insieme all'assessora regionale al Turismo;

   a marzo 2025, si apprende a mezzo stampa che le «norme mancia» sono finite sotto la lente del Ministero dell'economia;

   nella lettera inviata dal suddetto Ministero alla Regione Siciliana si chiede di fare chiarezza sui contributi, assegnati nell'ultima legge di stabilità approvata dall'Assemblea regionale siciliana alla fine del 2024;

   nella medesima lettera si precisa che è il dipartimento Affari regionali, a decidere se proporre l'impugnativa davanti alla Corte costituzionale delle cosiddette «norme mancia» inserite nel collegato all'ultima legge di stabilità regionale;

   sotto la lente del Ministro per gli affari regionali e le autonomie sono finiti 22 articoli. Norme che individuano il beneficiario, la denominazione dell'intervento e il relativo importo assegnato senza specificare i criteri ai quali sono ispirate le scelte operate e le relative modalità di attuazione, e senza che sia previsto il ricorso ad alcun bando;

   il vulnus, su cui il Ministero richiedeva approfondimenti, riguardava la «discrezionalità» e i criteri con cui l'Assemblea regionale siciliana ha assegnato i fondi;

   ad avviso degli interpellanti è opportuno che siano adottate tutte le necessarie iniziative nei confronti della Regione Siciliana per scongiurare il ripetersi di questo sistema di assegnazione di risorse –:

   quali siano le ragioni per cui il Ministero per gli affari regionali e le autonomie, nonostante la nota di criticità e quello che agli interpellanti appare un'evidente violazione dei criteri di trasparenza per le assegnazioni delle risorse pubbliche, non abbia impugnato la norma che autorizza questi trasferimenti di spesa.

Seduta dell'11 luglio 2025

Risposta della Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento, replica di Anthony Emanuele Barbagallo

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento. Ringrazio il Presidente e l'onorevole interrogante, l'onorevole Barbagallo.

Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo, con cui l'onorevole Barbagallo, nell'interpellanza urgente n. 2-00655, chiede di conoscere le ragioni per le quali il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie non ha impugnato, dinanzi alla Corte costituzionale, le cosiddette norme mancia contenute nell'ultima legge di stabilità approvata dall'Assemblea regionale siciliana alla fine del 2024, si rappresenta quanto segue.

In via preliminare si rileva che, a differenza di quanto affermato dagli interpellanti, la decisione di impugnare o meno una legge regionale ai sensi dell'articolo 127, primo comma, della Costituzione spetta al Consiglio dei ministri e non al Ministro per gli Affari regionali e le autonomie, che ha esclusivamente un potere di proposta rispetto a tale decisione. La proposta viene avanzata abitualmente sulla base delle richieste in tal senso avanzate dalle amministrazioni competenti per materia.

Va ribadito, inoltre, che i profili di illegittimità costituzionale non possono essere sovrapposti a valutazioni di merito circa le scelte operate dall'Assemblea legislativa. Gli stessi interpellanti, infatti, non indicano quali siano le disposizioni costituzionali che sarebbero state violate, ma svolgono una critica ai criteri ispiratori delle scelte del legislatore regionale.

Nel merito, si osserva che la legge in questione è la legge della regione siciliana n. 3 del 30 gennaio 2025, recante “Disposizioni finanziarie varie”, sulla quale il Ministero dell'Economia e delle finanze, nel corso dell'istruttoria per l'esame della legittimità costituzionale avviata dal Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie ai fini dell'eventuale proposta di impugnativa, ha formulato le proprie osservazioni con riferimento ad alcune disposizioni ivi contenute.

In sostanza, tali disposizioni assegnano contributi economici a enti, pubblici e privati, di volta in volta individuati dalla legge e per interventi e finalità parimenti specificati dalle singole disposizioni di riferimento (a titolo esemplificativo: enti locali, fondazioni, istituti scolastici, basiliche, parrocchie, eccetera).

Il suddetto Ministero ha rilevato che tali disposizioni non specificano i criteri di scelta dei beneficiari e non prevedono il ricorso a procedure ad evidenza pubblica di sorta, senza tuttavia chiedere esplicitamente l'impugnativa della legge regionale in parte qua, ai sensi di quanto previsto dal paragrafo n. 3), lettera b) della direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 ottobre 2023, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 250 del 25 ottobre 2023, in materia di razionalizzazione dell'attività istruttoria del Governo e di riduzione del contenzioso Stato-Regioni davanti alla Corte costituzionale. Il Ministero non ha avanzato dunque una specifica richiesta di impugnativa e si è rimesso alla valutazione del Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie.

A seguito di tali rilievi, la regione, con nota protocollata n. 4926 del 20 marzo 2025, ha fornito chiarimenti circa la natura, la motivazione e la finalità dell'intervento in questione, rilevando che si tratta di misure di interesse generale per lo sviluppo del tessuto sociale, economico e culturale della Sicilia in quanto destinate al finanziamento di enti che svolgono attività di rilievo sociale, religioso e culturale e che non operano nel mercato, precisando, inoltre, che gli interventi sono stati approntati con mezzi congrui e proporzionati agli obiettivi perseguiti.

Successivamente, il presidente della regione siciliana, a seguito di un incontro tecnico convocato dal DARA al quale hanno partecipato anche le amministrazioni statali interessate, ha rappresentato l'impegno della regione medesima, per il futuro, ad adottare norme improntate al rispetto dei principi di uguaglianza, imparzialità e continenza, in linea con quanto rilevato dal suddetto Ministero in questa specifica occasione.

La regione ha altresì richiamato la costante giurisprudenza della Corte costituzionale, la quale ha confermato che l'introduzione di disposizioni dal contenuto particolare e concreto non è in linea di principio contraria alla Costituzione. Esse devono però soggiacere ad un rigoroso scrutinio di legittimità costituzionale che deve essere valutata “essenzialmente sotto i profili della non arbitrarietà e della non irragionevolezza della scelta del legislatore” (confrontare, tra le altre, le sentenze n. 116 del 2020, n. 181 del 2019, n. 182 del 2017, n. 275, n. 154, n. 85 del 2013 e n. 20 del 2012).

A seguito dei chiarimenti forniti dal presidente della regione circa la ragionevolezza e la non arbitrarietà dei riferiti articoli della legge regionale n. 3 del 2025 e visto l'impegno pro futuro della regione, il Consiglio dei ministri, nella seduta del 28 marzo 2025, ha deliberato di non procedere all'impugnativa della legge medesima.

Per completezza di informazione, segnalo agli interpellanti che analoghe criticità sono state riscontrate dal Ministero dell'Economia e delle finanze con riferimento alla legge della regione Sardegna n. 12 dell'8 maggio 2025 recante “Legge di stabilità regionale 2025”. Anche in tal caso, il richiamato Dicastero non ha richiesto l'impugnativa ma si è rimesso alle valutazioni del DARA.

A seguito di tali osservazioni, come nel caso della legge siciliana, anche la presidente della regione Sardegna ha rappresentato l'impegno della regione medesima, per il futuro, ad adottare norme di carattere finanziario maggiormente improntate al rispetto dei principi di imparzialità e di uguaglianza che consentano l'immediata e diretta conoscenza della ratio giustificatrice delle norme e dei criteri seguiti nella scelta dei beneficiari.

Stante il suddetto impegno, il Consiglio dei ministri, nella seduta del 30 giugno 2025, ha deliberato di non impugnare la legge della regione Sardegna n. 12 del 2025.

Per completezza ricordo che, anche nel recente passato, tre leggi della regione siciliana del 2020, del 2021 e del 2022, che contenevano disposizioni di carattere simile a quelle della legge n. 3 del 2025, non sono state impugnate o lo sono state per profili non attinenti a quelli propri delle “norme mancia” di cui si dolgono gli odierni interpellanti.

In definitiva, con riguardo alle questioni poste dagli interpellanti, non si può che ribadire che un conto è il merito della legge, che è espressione di una discrezionale scelta politica dell'Assemblea legislativa, un altro conto è la legittimità costituzionale della medesima legge.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO, Grazie, Presidente. Ringrazio anche l'onorevole Siracusano per la cortesia e il garbo con cui ha comunicato la risposta all'Aula.

Presidente, non siamo soddisfatti e siamo molto preoccupati dalla risposta del Governo. Siamo molto preoccupati perché l'onorevole Siracusano, che ha formazione e cultura giuridica, sa bene che nella prima pagina dei libri di diritto si dice - lo studiamo tutti - che le leggi sono generali e astratte. Le leggi, a cui ha fatto riferimento nella risposta l'onorevole Siracusano, non hanno nulla di generale e astratto. Sono norme “bancomat” con cui vengono elargiti direttamente non solo e non soltanto ai comuni, ma a enti e associazioni discutibilissime contributi consistenti - anche a 6 cifre - che hanno determinato uno spaccato che è emerso in tutta la sua drammaticità e - ci permetta - anche in tutto il suo squallore nelle intercettazioni che in queste ultime settimane sono divulgate in diversi organi di stampa.

Siamo molto preoccupati, perché oggi ci aspettavamo una sola cosa dal Governo. Quello che denunciamo nell'interpellanza è una connivenza e una complicità del Governo nazionale rispetto a un'azione fatta dall'Assemblea regionale siciliana. Sono successi fatti gravi e, quindi, ci aspettavamo, rispetto a questi fatti gravi, che il Governo nazionale si impegnasse, d'ora in poi, ad avere un atteggiamento inflessibile.

È la ragione, signor Presidente, per cui oggi abbiamo proposto un'interpellanza urgente. Avremmo potuto attivare un'interrogazione scritta ma, per la sua natura, abbiamo fatto un'interpellanza per conoscere la condotta del Governo rispetto ad altri casi analoghi e la risposta non lascia ben sperare, perché non è soltanto il principio di astrattezza e generalità della legge ad essere violato, ma ci sono anche evidenti princìpi costituzionali che vengono violati, come quello di imparzialità, dell'articolo 97, e quello di eguaglianza, dell'articolo 3.

Questa materia sarà oggetto di nuovi e ulteriori atti ispettivi del Partito Democratico in questo settore, perché, alla luce della risposta del Governo, certamente non ci fermeremo qui, signor Presidente, perché lo spaccato di queste finanziarie bancomat ci lascia senza parole. Ad essere state colpite, innanzitutto, sono tante associazioni culturali siciliane, che ogni giorno conoscono la fatica e la difficoltà di competere in un mondo senza scrupoli e che, ogni anno, con pazienza, aspettavano l'incremento del FURS. Invece, il governo regionale, piuttosto che incrementare il FURS e garantire la possibilità di accesso a tutte le associazioni culturali, utilizzando dei criteri premiali e dei criteri oggettivi, consegna alla maggioranza di centrodestra questo mercimonio sulle mancette per le associazioni amiche - ripeto - con finanziamenti di 100.000, 200.000, 300.000 euro.

Peggio mi sento con riferimento alle associazioni sportive: piuttosto che utilizzare il capitolo relativo alla distribuzione delle risorse alle federazioni che si occupano della tutela dello sport di base, promuovendo e sostenendo, anche alla luce dell'inserimento dello sport in Costituzione, la valorizzazione dell'attività sportiva, è insopportabile leggere, nelle pieghe di queste finanziarie bancomat, di società sportive finanziate con fior di migliaia di euro per eventi discutibilissimi, ammesso che si siano mai fatti.

Poi c'è un'altra parte insopportabile, che è quella relativa a sagre di tutti i tipi, eventi o grandi eventi di tutti i tipi, su cui c'è un partito, Fratelli d'Italia, che, garantendo la continuità in un ramo di assessorato, ha fatto man bassa non soltanto della realizzazione di eventi, ma anche di un metodo di costruzione del consenso che il Partito Democratico denuncia da tempo e che è emerso in tutto il suo squallore nelle intercettazioni pubblicate nelle ultime settimane.

L'ultima categoria di questo spreco di risorse riguarda l'arbitrio, perché, rispetto alla descrizione fatta dal Governo oggi in Aula, non siamo nel campo della discrezionalità; siamo nel campo dell'arbitrio puro, con un filo conduttore legato a promesse o a utilità, come emerge nelle intercettazioni, e anche con una costruzione del consenso in Sicilia da parte del centrodestra, il quale ormai utilizza, come biglietto da visita, mance e mancette, peraltro senza istruttoria, con finanziarie approvate il 26, 27, 28 dicembre, con impegni di spesa fatti il 31, senza che gli uffici degli assessorati abbiano potuto verificare concretamente la congruità dell'offerta.

L'ultima categoria è quella più dolorosa e riguarda gli enti locali. Vede, signor Presidente, in Sicilia noi abbiamo un terzo degli enti locali che sono in dissesto o in predissesto. Quel terzo degli enti locali corrisponde alla metà della popolazione. Ci saremmo aspettati, francamente, un certo atteggiamento da parte di chi governa e deve garantire misure eque e sostenibili per tutti i comuni, soprattutto quelli in difficoltà, tenuto anche conto che i comuni in Sicilia oggi gestiscono la fragilità, perché ai comuni sono affidati l'assistenza domiciliare agli anziani, il trasporto scolastico, l'assistenza alle famiglie bisognose, il ricovero dei minori. Tutto questo pacchetto della fragilità meriterebbe sostegno e non merita questa insopportabile parzialità di contributi dati ai sindaci e alle amministrazioni amici del centrodestra.

Quindi, Presidente, venendo all'attività che più riguarda il Governo nazionale, noi in quest'Aula denunciamo politicamente quello che abbiamo detto per settimane: c'è un'omissione del Governo nazionale, che si è voltato dall'altra parte rispetto alle finanziarie bancomat della regione siciliana. L'ultimo esempio, quello che noi citiamo nella interpellanza, è ancora più duro, aspro e violento, perché c'è stata una nota del MEF che ha individuato ben 22 articoli che non rispondevano ai precetti di logicità e di costituzionalità. Rispetto a quella nota, con una telefonata tra il governatore Schifani e il Ministro Calderoli il Governo ha calpestato quelle che erano le sue prerogative, facendo finta di non vedere, chiudendosi gli occhi, tappandosi il naso, e ha fatto decorrere i termini per l'impugnativa.

Rispetto anche alla risposta del Governo in Aula di oggi, lo sappiamo bene che la competenza è del Consiglio dei ministri, ma in riferimento al Dipartimento per gli affari regionali e a quel funzionario che ha omesso un atto del suo ufficio, senza attivare la procedura istruttoria per proporre al Consiglio dei ministri l'impugnativa, questa è un'omissione insopportabile che non riguarda soltanto il campo della sfera amministrativa e che, a nostro giudizio, riguarda e concerne pure l'ambito penale, perché quel funzionario ha un nome e un cognome, è un dirigente pagatissimo da parte del Ministero e non poteva non formalizzare la richiesta di impugnativa al Consiglio dei Ministri, che poi avrebbe dovuto fare il suo corso.

Legittimamente il Consiglio dei ministri avrebbe potuto decidere di non impugnare, ma certamente il Dipartimento, che è un organo tecnico, di fronte a una legge della regione siciliana che calpesta tutte le norme, così come individuate anche dal MEF, avrebbe dovuto avviare l'istruttoria. Questa istruttoria, signor Presidente, è stata omessa a seguito di questa celeberrima telefonata tra il presidente Schifani e il Ministro Calderoli. Ci aspettavamo che oggi il Governo ci dicesse in Aula che queste cose non accadranno più, ma purtroppo non è così. Questa risposta ci spinge ad avere atteggiamenti non solo ancora più aspri, ma a continuare la battaglia in quest'Aula e nelle Commissioni di competenza con ulteriori atti ispettivi. C'è un vero e proprio sperpero di risorse pubbliche e, a fronte dello sperpero di risorse pubbliche, c'è un metodo di costruzione del consenso del centrodestra in Sicilia che utilizza quelle risorse pubbliche per costruire, accaparrare clientele, fare scambi e favori e - ahimè - tutto è documentato nelle intercettazioni pubblicate nelle ultime settimane.

A fronte di questa arbitrarietà, a fronte di queste violazioni e a fronte anche della tracotanza del centrodestra, che anziché…sa, Presidente, ne abbiamo viste tante in tanti anni. Il centrodestra e il Governo nazionale potevano venire in Aula oggi e dire: abbiamo sbagliato, saremo particolarmente vigili e attenti, non accadrà più. La risposta che, invece, in Sardegna si fa la stessa cosa, non soltanto è un'offesa rispetto al ruolo del Governo nazionale, ma vi assicuriamo che da questo punto di vista saremo inflessibili e la nostra azione riguarderà ogni campo, sia amministrativo, sia civile, sia penale, e saremo particolarmente attenti nei confronti di quei dirigenti e di quegli organi politici che omettono atti del loro ufficio rispetto a cittadini, associazioni culturali, associazioni sportive che vedono violati e calpestati ogni giorno i precetti costituzionali di imparzialità e di uguaglianza, garantiti nella nostra Costituzione, e che devono sopportare queste finanziarie bancomat e questo utilizzo di risorse pubbliche come se fossero private, pronte a garantire utilità e consensi.

Noi non ci stiamo e, da ora in poi, alimenteremo sempre di più una campagna di contestazione e di azione parlamentare inflessibile.