29/07/2025
Chiara Braga
SCHLEIN, PROVENZANO, AMENDOLA, BOLDRINI, PORTA, GHIO, FERRARI, BONAFÈ, CIANI, TONI RICCIARDI, CASU, FORNARO, DE LUCA, MORASSUT, ROGGIANI, DE MARIA, BAKKALI, BERRUTO, EVI, IACONO, MARINO, PRESTIPINO, SARRACINO, SCARPA, SCOTTO, STUMPO e VACCARI.
3-02121

Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   riconoscere la Palestina, quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967 e con Gerusalemme quale capitale condivisa, è il presupposto necessario per preservare la prospettiva dei «due popoli, due Stati», di fronte all'esplicita negazione di questa soluzione da parte della leadership al Governo in Israele e dell'organizzazione terroristica Hamas;

   il Partito democratico e altre forze di opposizione italiane hanno ribadito con forza questa posizione, da adottare anche in sede europea, forti dell'impegno assunto dal Parlamento italiano nel 2015 e dal Parlamento europeo già nel 2014;

   ad oggi, lo Stato di Palestina è riconosciuto da 147 Paesi, tra cui lo Stato del Vaticano e recentemente da tre grandi democrazie europee come Spagna, Irlanda e Norvegia: da ultimo il Presidente Macron ha annunciato che la Francia riconoscerà ufficialmente la Palestina;

   il 9 maggio 2024 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha riconosciuto la Palestina come «qualificata per diventare membro a pieno titolo», con 143 voti a favore, 9 contrari e 25 astenuti, tra cui l'Italia;

   il Governo si è distinto per una serie di astensioni alle Nazioni Unite sulla Palestina, che negano la tradizione diplomatica dell'Italia, e ha concorso a giudizio degli interroganti all'intollerabile ignavia dell'Unione europea su Gaza: sono mancati i voti dell'Italia per la sospensione dell'Accordo di associazione tra Unione europea e Israele;

   le formule ambigue e dilatorie del Governo sul riconoscimento della Palestina rivelano un'assenza di visione politica che indebolisce il ruolo storicamente svolto nel Mediterraneo e in Medio Oriente, a vantaggio di altri attori;

   del tutto infondata è l'obiezione avanzata dal Ministro interrogato secondo cui lo Stato palestinese debba «riconoscere Israele»: l'Autorità nazionale palestinese, unico interlocutore istituzionale per la Palestina, lo ha già fatto fin dagli Accordi di Oslo, con il mutuo riconoscimento tra Israele e Olp nel 1993;

   a giudizio degli interroganti l'ostinato rifiuto del Governo di riconoscere la Palestina è incompatibile con i nostri principi e «controproducente» per i nostri interessi, come confermano gli appelli della società civile: appare come l'ennesima prova di una passiva complicità con il Governo Netanyahu, lasciando la popolazione palestinese vittima di un disegno di sterminio a Gaza e di annessione della Cisgiordania, priva di una prospettiva politica e di tutela internazionale –:

   quando l'Italia riconoscerà, in sede nazionale ed europea, lo Stato di Palestina per la costruzione di una pace giusta, duratura e sicura, fondata sulla reale coesistenza tra due popoli e due Stati.

Seduta del 30 luglio 2025

Illustrazione di Elly Schlein, risposta del Ministro per i rapporti con il Parlamento, replica di Elly Schlein

ELLY SCHLEIN, Francia, Malta e Regno Unito hanno annunciato che riconosceranno lo Stato di Palestina, aggiungendosi così alla Spagna, all'Irlanda, alla Norvegia e agli oltre 140 Paesi che già lo riconoscono. La nostra domanda è semplice, Ministro: che cosa aspetta l'Italia? Se non ora, quando? Che cosa state aspettando? Noi vi chiediamo di riconoscere immediatamente lo Stato di Palestina, perché è giusto e perché anche i palestinesi hanno diritto, come gli israeliani, a vivere in pace e in sicurezza in uno Stato, perché le vite dei palestinesi non valgono di meno.

La Presidente Meloni dice che sarebbe controproducente, ma qui l'unica cosa controproducente è la vostra inerzia, complice davanti ai crimini di Netanyahu, davanti alle bombe che piovono su Gaza, anche su ospedali e scuole, davanti agli spari su chi aspetta un po'di cibo, davanti alle violenze dei coloni in Cisgiordania e davanti alla carestia patita dai palestinesi. Perché Netanyahu usa la fame come arma di guerra e porta avanti un disegno criminale di eliminazione e di annessione di Gaza e della Cisgiordania. E, quindi, noi vi chiediamo di riconoscere immediatamente la Palestina.

LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. La posizione del Governo è chiara: sosteniamo la soluzione dei “due popoli, due Stati” che convivano, fianco a fianco, in pace, sicurezza e reciproco riconoscimento. È una posizione che abbiamo confermato, anche in questi giorni, a New York, dove il Governo partecipa attivamente alla Conferenza per la risoluzione pacifica della questione palestinese e l'attuazione della soluzione a due Stati. In tale sede, il Governo ha riaffermato l'importanza di lavorare, fin d'ora al giorno dopo la guerra, per porre fine al ciclo di violenze e aprire una fase di stabilità e di sviluppo per l'intera regione.

Nella fase preparatoria della Conferenza l'Italia ha co-presieduto, insieme all'Indonesia, il gruppo di lavoro dedicato alla sicurezza del futuro Stato palestinese e di Israele. Un lavoro fatto di proposte concrete, come è concreta la nostra presenza nella missione in Palestina, con i nostri carabinieri in EUBAM-RAFAH e nella missione bilaterale MIADIT, di formazione delle Forze di sicurezza palestinesi. Abbiamo detto, da tempo, che siamo disponibili a considerare l'invio dei nostri uomini in una missione di pace delle Nazioni Unite, a Gaza, a guida araba.

Il primo requisito per uno Stato palestinese è la capacità di controllare il proprio territorio, senza che diventi preda del terrorismo di Hamas, come successo nella Striscia. Anche sul fronte umanitario, l'Italia continua ad essere in prima linea, con un'azione concreta e tangibile a sostegno della popolazione di Gaza. Dall'inizio del conflitto abbiamo stanziato complessivamente 110 milioni di euro per affrontare la crisi umanitaria in Palestina. È un impegno concreto che si è tradotto soprattutto nell'iniziativa Food for Gaza.

Nei costanti contatti con il collega israeliano, il Ministro Tajani ha, più volte, chiesto con fermezza, da ultimo lunedì scorso, un accesso stabile, sicuro e continuativo agli aiuti alimentari e sanitari nella Striscia. Lo stesso giorno, su impulso del Governo italiano, è stata convocata una nuova riunione del tavolo tecnico di Food for Gaza, confermando la priorità di assicurare un accesso rapido e sicuro agli aiuti. Continuiamo a lavorare in stretto coordinamento con le Nazioni Unite. Attraverso Food for Gaza, il Programma alimentare mondiale sta organizzando nuovi convogli di generi alimentari: 700 tonnellate di farina in consegna entro questa settimana, che si aggiungono alle 800 già distribuite e alle ulteriori 450 tonnellate previste nella prossima settimana.

L'obiettivo è di assistere oltre un milione di civili palestinesi nella Striscia. Desidero, inoltre, ricordare l'impegno italiano, anche in ambito sanitario, che ha reso possibile il trasferimento nel nostro Paese di 150 bambini palestinesi bisognosi di cure, accompagnati dai loro familiari. Queste sono azioni concrete, che stiamo portando avanti per sostenere ogni iniziativa utile al ristabilimento della pace, ad aiutare la popolazione civile, a tutelare la sicurezza dei nostri connazionali che hanno deciso, come operatori umanitari, di impegnarsi in prima persona. L'Italia continuerà ad essere presente con responsabilità, determinazione e coerenza per contribuire, in modo costruttivo, a un futuro di pace e di dignità e di sicurezza per entrambi i popoli.

ELLY SCHLEIN, Ministro, voi così voltate le spalle ai palestinesi. E devo dire che è insopportabile questa ipocrisia, per cui parlate del fatto che prima dovrebbe esistere uno Stato e fingete di non vedere che lo stanno radendo al suolo quello Stato e che è occupato illegalmente contro il diritto internazionale. Guardi, il riconoscimento della Palestina come Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967, con Gerusalemme capitale condivisa, è oggi un contributo concreto al processo di pace ed è necessario per difendere la prospettiva dei “due popoli, due Stati”, di fronte al primo Governo israeliano che la nega apertamente, esattamente come la negano i terroristi di Hamas.

Noi lo abbiamo chiesto anche da una piazza gremita di 300.000 persone che non vogliono che l'Italia sia in alcun modo complice dei crimini del Governo di estrema destra di Netanyahu, che vanno fermati immediatamente. Ma le vostre parole non bastano, servono fatti concreti. Il Parlamento italiano ha assunto questo impegno nel 2015, quello europeo nel 2014, eppure il Governo italiano in sede ONU si è astenuto tradendo la nostra tradizione diplomatica e ha persino votato contro la sospensione dell'accordo tra UE e Israele, mettendo il nostro Paese dalla parte sbagliata in questa discussione.

Ora come voterete? Con la sospensione dei Programmi Horizon, che pure è una risposta insufficiente, una reazione tardiva, timida? Ma come voterete? Voterete contro, anche questa volta, per non irritare Trump e Netanyahu? L'Italia non merita di vedere la propria politica estera piegata alla vostra subalternità ideologica.

Quale credibilità avrà il diritto internazionale in qualsiasi parte del mondo se la comunità internazionale e l'Unione europea oggi restano a guardare, mentre per i palestinesi ogni norma di diritto internazionale viene violata? Noi vi chiediamo ancora il riconoscimento e sappiamo che non basta, perché serve un cessate il fuoco immediato, portare tutti gli aiuti umanitari necessari con i camion, molto meno rischiosi e più efficaci dei lanci aerei; serve la liberazione di tutti gli ostaggi israeliani di cui Netanyahu si è disinteressato, così come serve un embargo totale di armi, sanzioni al Governo di estrema destra di Netanyahu e serve mettere in campo tutti gli strumenti di pressione per fermarli, a partire dall'interrompere quell'accordo di collaborazione militare con il nostro Paese. Serve riconoscere…

…lo Stato di Palestina perché, mentre Meloni dice che è troppo presto anche con Gaza rasa al suolo e 60.000 morti, la verità è che dopo sarà troppo tardi e rischia di non esserci più niente da riconoscere.