Signora Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, è già stata rimarcata negli interventi dei relatori sia di maggioranza, Ginefra, che di minoranza, Allasia e Crippa, la complessità della situazione dell'Ilva e della città di Taranto. Una situazione che incrocia questioni ambientali, legali, industriali, sanitarie e ha risvolti drammatici sul tessuto sociale della città e delle aree limitrofe.
In questa legislatura, è già stato richiamato, abbiamo già avuto modo di esaminare aspetti connessi a questo argomento e di inserirli in decreti-legge diversi, in particolare nel decreto-legge n. 61 del 2013. Abbiamo, cioè, affrontato problematiche specifiche per un'impresa di interesse strategico nazionale, che trovano origine dalle procedure di contenzioso per inadempienza all'AIA del 2012, e che devono ancora raggiungere soluzione. Oggi facciamo un passo nuovo ed importante e lo facciamo perché abbiamo deciso, ancora una volta, di farci carico nei fatti, di un problema notevolissimo.
L'Ilva ha necessità di procedure di carattere eccezionale: tra tutte si possono ricordare la copertura dei parchi minerari, quella dei nastri, lo stoccaggio dei rifiuti tossici della ex Cemerad nel limitrofo comune di Statte. Siamo consapevoli che il tipo di autorizzazione per impatto ambientale rilasciata è unica per impegno e standard ambientali a livello europeo e avanzata nel quadro della siderurgia mondiale, ma un'autorizzazione così impegnativa corrisponde al sito siderurgico più grande in Europa e al più inquinato.
Per questo, anche sulla base delle best available practices, siamo più restrittivi delle prescrizioni europee. Nel dicembre scorso il commissario Gnudi, in audizione parlamentare, ha sostenuto che circa il 75 per cento delle prescrizioni era stato assolto. Dobbiamo proseguire in questa direzione e, dunque, la tempistica delle prescrizioni nel decreto che oggi è in discussione, peraltro già contenuta nel decreto-legge n. 61, assume il conseguimento dell'AIA se almeno l'80 per cento del numero delle prescrizioni stesse sia stato raggiunto entro il mese di luglio del 2015.
La deadline del 100 per cento è definita per l'agosto 2016. Essa individua un tempo congruo per fare tutte le cose e per cercare di farle bene. Farle bene, a maggior ragione nell'amministrazione straordinaria di un'impresa di interesse strategico nazionale come l'Ilva di Taranto, significa in primo luogo utilizzare le migliori regole preventive in materia ambientale, di tutela della salute e dell'incolumità pubblica e di sicurezza sul lavoro. Significa soprattutto vincolare alla sola puntuale e rigorosa attuazione del piano di risanamento, l'esclusione dalla responsabilità penale o amministrativa del commissario straordinario e dei soggetti da questo funzionalmente delegati.
Nel lavoro in Commissione, pur nella differenza delle posizioni, abbiamo avuto modo di confrontarci nel merito delle questioni perché la questione Ilva è troppo delicata per essere argomento di polemica strumentale. Infatti, c’è un punto che abbiamo imparato a spese di interi quartieri, intesi sia come porzioni di territorio che come aggregazioni sociali: la storia dei siti inquinati, ed in particolare quella dei siti siderurgici, ha reso evidente che la chiusura degli impianti è una soluzione non utile a risolvere le emergenze ambientali. Si deve procedere invece all'adozione di prescrizioni molto rigide da attuare in un arco di tempo limitato ma sostenibile. È bene ribadirlo: prescrizioni rigide, monitoraggio attento, tempistica adeguata e tutela degli operatori.
Adesso è necessario garantire un'efficace ripresa dell'attività produttiva. L'ammissione della società Ilva alla procedura di amministrazione straordinaria è intesa per convogliare le risorse finanziarie necessarie a garantire il risanamento ambientale, opera di cui lo Stato diventa anche garante attraverso la disposizione relativa al prestito ponte di 400 milioni di euro e serve per individuare le soluzioni e rispondere in tempi rapidi alle legittime aspettative dei lavoratori del sistema dell'indotto, degli appalti e delle forniture Ilva.
In questa fase la produzione giornaliera sarà di poco inferiore alle 12 mila tonnellate al giorno di acciaio rispetto alle 30 mila tonnellate al giorno in pieno assetto produttivo. Il confronto tra azienda e sindacati metalmeccanici ha definito in più di 4 mila i lavoratori in esubero che, a partire dal 2 marzo prossimo, usufruiranno dei contratti di solidarietà, contratti che saranno prorogati di dodici mesi. La necessità vera è quella di tenere insieme ambiente, lavoro e salute e la prospettiva di tutela sanitaria, per la quale c’è un finanziamento aggiuntivo di 5 milioni di euro in due anni.
Per quanto riguarda gli aspetti di carattere medico, nell'area di Taranto-Statte il quadro di inquinamento ambientale derivante principalmente dalle attività dello stabilimento Ilva presenta concentrazioni significative di inquinanti di interesse sanitario. Dunque, questo piano è per il Governo e per la maggioranza che lo sostiene una sfida per governare un modello di sviluppo e di economia, perché l'Ilva di Taranto rappresenta una crisi che è insieme ambientale ed economica.
In conclusione, signor Presidente, andiamo oggi ad approvare un nuovo provvedimento ma sappiamo che torneremo comunque ad affrontare le problematiche legate all'Ilva di Taranto. Lo faremo per tenere aggiornata la legislazione rispetto ad un quadro che vogliamo porti ad una soluzione e questa non può che essere il ripristino di condizioni di sicurezza e sostenibilità sia per chi lavora nell'azienda che per chi abita nell'area di Taranto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Relatore per la maggioranza per l'VIII Commissione
Data:
Mercoledì, 25 Febbraio, 2015
Nome:
Luigi Dallai