Data: 
Venerdì, 27 Febbraio, 2015
Nome: 
Paolo Gentiloni

Grazie Presidente, io ringrazio tutti i colleghi che sono intervenuti, i colleghi di maggioranza per il loro sostegno, ma tutti i colleghi, i colleghi di opposizione per il fatto che credo si sia trattato di un confronto utile e costruttivo, al di là dei pareri che esprimeremo e che esprimerà, a nome del Governo, il sottosegretario Della Vedova. Vorrei soltanto, in sede di una rapidissima replica, mettere in rilievo due o tre questioni. La prima è che condivido tutti i richiami che sono stati fatti, dalla collega Garavini e da altri colleghi anche di opposizione, alla necessità di un lavoro in profondità sul tema delle migrazioni. Non c’è dubbio che non possiamo vederlo solo sul lato di quello che succede nelle ultime centocinquanta miglia marittime che ci separano dalle coste della Libia e, in effetti, dobbiamo lavorare e lavoriamo nei Paesi di origine, nei Paesi di transito, nelle emergenze in mare e nella gestione della presenza dei migranti sul territorio con il necessario equilibrio tra accoglienza e controllo. Abbiamo alle spalle anche delle storie di successo in questi anni sia negli Balcani occidentali che in alcuni paesi del Maghreb in cui, nel corso degli ultimi 15-20 anni, siamo passati da gravissime emergenze a situazioni graduali progressive. Ci hanno lavorato diversi Governi che hanno portato a stabilizzare e a regolarizzare questi fenomeni. È quello che dobbiamo fare, sapendo che c’è una difficoltà in più che è la crisi libica. Di errori dell'Occidente, di nostri errori, cari colleghi, è ovvio che possiamo e dobbiamo parlare e anche di come rimediarli. Io ho apprezzato l'ipotesi avanzata dal collega Marazziti sul tema del diritto e delle modalità dell'intervento; non c’è dubbio che ci siano stati, in alcuni teatri, degli interventi che non si sono posti il problema del dopo e, nel momento in cui si sviluppava l'intervento, non hanno ragionato abbastanza sulle conseguenze e sulla ricostruzione successiva. Ma questa discussione sui nostri possibili errori, non di qualcun altro, dell'Occidente, di cui noi facciamo parte, non può sconfinare – lo dico al collega Siviglia – nel fatto che noi rispolveriamo dalle soffitte un linguaggio sull'imperialismo delle multinazionali americane, che francamente è lontano, non voglio dire dalla realtà di questi teatri, ma lontano da quella che deve essere, a mio parere, l'impostazione dell'Italia. Se noi immaginiamo questo strapotere delle multinazionali dell'imperialismo americano, finiamo per considerare quasi una conseguenza naturale ed inevitabile la barbarie del terrorismo, che non è affatto una conseguenza naturale ed inevitabile, ma è un'azione soggettiva, nei confronti della quale occorre mobilitarsi con tutte le nostre energie e senza alcun avallo a giustificazionismi di tipo sociologico di qualsiasi natura (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia). 
Ucraina, per concludere. Io credo che il Governo faccia bene – ci mancherebbe, visto che lo dico io – a rivendicare l'equilibrio con cui ha gestito questa crisi. Prima il collega Artini diceva: ma che facciamo, la NATO in Ucraina... Noi partecipiamo – credo che i colleghi lo sappiano – al pattugliamento aereo NATO che sorvola i cieli dei Paesi baltici che fanno parte dell'Alleanza atlantica, così come abbiamo partecipato alle sanzioni economiche nei confronti della Russia. Ma contemporaneamente abbiamo tenuto sempre aperta la linea del dialogo, non ci siamo mai accodati a nessuno, abbiamo detto «no» alla fornitura di armi all'Ucraina, abbiamo detto «no» all'idea di un'Europa che si trasformi in un rubinetto di sanzioni, che ogni volta che si riunisce emette nuove sanzioni. Lo abbiamo fatto anche grazie al lavoro di qualità dell'Alto rappresentante Federica Mogherini, che ha guidato l'Unione europea in questo contesto in un percorso complicato. Ci vuole l'unanimità in sede di Unione europea per decidere le sanzioni e vi assicuro che non è facile raggiungere l'unanimità, dalla Lituania alla Grecia, su questioni così delicate. 
Infine, all'Europa, la nostra casa europea, che continuiamo a chiedere – e abbiamo ottenuto dei risultati, cari colleghi – di mettere al centro della sua attenzione il Mediterraneo. Lo voglio fare richiamando le parole di un grande italiano, Aldo Moro, che diceva: «Nessuno è chiamato a scegliere tra essere in Europa ed essere nel Mediterraneo, poiché l'Europa intera è nel Mediterraneo». Ed è con questa consapevolezza che noi a Riga, la prossima settimana, e a Bruxelles, la settimana dopo, al centro dei vertici europei avremo la crisi libica e la crisi del Mediterraneo e penso che daremo una dimostrazione in questo senso della forza con cui l'iniziativa del Governo italiano ha posto questo tema in cima all'agenda internazionale. 
Vi ringrazio e lascio la parola al sottosegretario Della Vedova, che darà i pareri a nome del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).