Relatore
Data: 
Martedì, 3 Marzo, 2015
Nome: 
Franco Cassano

A.C. 2425-A

Signor Presidente, colleghi deputati, l'accordo al nostro esame trae origine dal vertice di Guadalajara del maggio 2004, nel quale l'Unione europea e la comunità andina hanno deciso di avviare i negoziati per la conclusione di un accordo commerciale tra le due regioni. A causa di divergenze tra i due blocchi regionali – oltre a quelle interne alla stessa comunità andina – il negoziato è stato avviato però soltanto nel 2007, per poi arenarsi nuovamente nel 2008 per l'incapacità dei Paesi andini di definire posizioni unitarie in materia commerciale, che ha portato al ritiro dell'Ecuador dal tavolo negoziale. 

L'accordo riveste una duplice importanza, perché rappresenta il primo concluso dall'Unione europea dopo l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, e delinea parimenti una solida cornice giuridica per settori importanti come quelli degli appalti pubblici, dei servizi e degli investimenti, facilita la riduzione delle barriere tecniche e stabilisce una disciplina comune in materia di diritti di proprietà intellettuale, trasparenza e concorrenza. 
Il Trattato mira quindi ad abbattere le barriere doganali, ad eliminare una serie di ostacoli di natura tecnica al commercio, liberalizza il mercato dei servizi ed apre i mercati delle licitazioni pubbliche. Secondo alcune stime elaborate da Bruxelles, dovrebbe far decollare l'interscambio tra l'Unione e i due Paesi andini, attualmente attestato a circa 16 miliardi di dollari. 
Tale accordo entrerà in vigore definitivamente solo dopo l'approvazione del Parlamento europeo, intervenuta l'11 dicembre 2012, dei due Parlamenti nazionali (che hanno già concluso le procedure interne di ratifica), e la ratifica di quelli dei 28 Paesi membri. Il formato dell'accordo lascia aperte le porte agli altri paesi andini della Comunità andina, Ecuador e Bolivia, che potranno integrarsi, in futuro, in questo schema di associazione. 
La Colombia e il Perù conoscono negli ultimi anni una marcata crescita economica, con tassi di crescita tra il 4 ed il 6 per cento annui: l'Unione europea rappresenta complessivamente il secondo partner commerciale dei due Paesi andini. Le stime dell'Unione europea indicano che i settori colombiani e peruviani che maggiormente beneficeranno dell'accordo saranno quelli dell'agroalimentare, mentre per l'Unione europea i maggiori profitti sono attesi per le esportazioni di macchinari, autoveicoli e prodotti chimici. Secondo le stesse stime, l'accordo dovrebbe garantire, a regime, un risparmio di circa 250 milioni di euro in dazi all’import per le imprese europee. 
I punti politicamente rilevanti dell'accordo si possono così schematizzare: abolizione delle tariffe doganali; eliminazione di altri ostacoli al commercio di beni; accesso al mercato degli appalti pubblici e dei servizi; protezione della proprietà intellettuale; competitività e trasparenza sulle sovvenzioni; composizione delle controversie; nuove opportunità per lo sviluppo; promozione dello sviluppo sostenibile.  L'accordo costituisce sicuramente uno dei principali strumenti di politica estera dell'UE nella regione latino-americana. 
Al di là della doverosità di una sua pronta ratifica, dobbiamo essere altrettanto avvertiti dell'esigenza che la nuova Commissione europea ed il suo Alto rappresentante per la politica estera dovranno svolgere un grande lavoro per rilanciare politicamente le relazioni interregionali tra Unione europea ed America meridionale. Senza la volontà politica di instaurare con il subcontinente latino-americano una relazione strategica, l'UE non riuscirà, infatti, a competere con colossi ben più determinati a cogliere le occasioni e le potenzialità di sviluppo di questa regione, nella quale, come sembra insegnare l'esperienza brasiliana, i processi di globalizzazione stanno assumendo profili e tensioni del tutto diversi da quelli che li caratterizzano in altre aree del pianeta (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).