Grazie Presidente, signor Ministro, colleghi, io penso che serva la regola aurea del migliore giornalismo per analizzare i fatti di Milano: separare i fatti dalle opinioni. Mi permetta di dirle, signor Ministro, che noi condividiamo la relazione che adesso lei ha esposto al Parlamento. Questo tema della violenza, che, troppe volte, moltissime volte, nel recente e nel meno recente passato, si è introdotta e ha attraversato le forme del dissenso nella democrazia, le troppe volte che centinaia o migliaia di violenti, di teppisti, di casseurs (distruttori come dicono i francesi), di terroristi da strada o di distruttori hanno manifestato la loro violenza distruttiva nelle nostre città e anche nel resto d'Europa, ci dice che, con questa violenza, le democrazie contemporanee devono continuare ad avere a che fare e le soluzioni che dobbiamo trovare devono adeguarsi al cambiamento di queste forme.
A noi non interessa sapere se queste forme di violenza hanno dietro un progetto politico perché a noi non interessa pensare che la violenza possa essere figlia di un progetto. A noi interessa dire qui e per sempre che condanniamo nella maniera più assoluta, senza possibilità di alibi, quella forma di violenza. Il dissenso è il sale della democrazia, la violenza è il suo nemico e non ci sono alibi. Nel caso di Milano, lei lo ha già fatto, noi rinnoviamo l'apprezzamento e il ringraziamento per le Forze dell'ordine, per la Questura di Milano e per la Prefettura di Milano, per come si sono svolte le azioni di prevenzione e di contenimento di quelle forme di violenza. Purtroppo, è certo, dei danni sono stati arrecati: molte decine di negozi, di vetrine, di macchine. Quei danni, anche se fosse stato uno solo, sono danni che richiamano la nostra totale solidarietà e il nostro apprezzamento per le iniziative che il sindaco di Milano Pisapia e il presidente della regione Maroni hanno messo in campo per risarcire coloro che sono stati toccati da questa violenza e che hanno subito questi danni.
La tecnica dei black bloc che lei ha già qui descritto e cioè quella di provare a frantumare il fronte delle Forze dell'ordine per disperderli e per provare lo sfondamento onde arrivare ad obiettivi sensibili nel centro della nostra città ha necessitato le forme di contrasto che, invece, le Forze dell'ordine hanno mantenuto: quello di evitare il contatto fisico diretto con questi violenti e quello di isolare quella parte del corteo.
Ci sono stati – l'ho detto – danneggiamenti gravi. Ma se così non fosse stato, signor Ministro e colleghi, noi questa sera saremmo qui a condannare o a piangere o a esprimere il nostro cordoglio per feriti più gravi, per danni più ampi, come già molte volte è successo in questo Paese, e prima di lei altri Ministri hanno subito le critiche perché non così erano state condotte le manifestazioni di piazza.
Ora, dopo la condanna, dopo il plauso, dopo l'apprezzamento, noi siamo alla nuova frontiera che riguarda il contenimento, la prevenzione e la repressione di queste forme di violenza. E la nuova frontiera, che, secondo me, spetta a questo Parlamento e a questa fase della politica, è l'innovazione legislativa. Nei giorni precedenti e successivi agli avvenimenti di Milano – lo ha detto anche lei – oltre 100 appartenenti a questo fronte del blocco nero erano stati fermati, alcuni di loro identificati, per alcuni di loro, stranieri, erano state avviate le procedure di espulsione. Ma – ahimè ! – il risultato è che a molto pochi di loro è stato effettivamente impedito di partecipare poi alla manifestazione.
È necessario aggiornare il nostro patrimonio legislativo, sia con il tema dell'arresto in flagranza differita sia con il tema dell'estensione delle modalità con cui già, rispetto alla violenza sportiva, è stato applicato il Daspo, sia aumentando, signor Ministro, la possibilità dell'arresto immediato per alcune fattispecie di reato che oggi non lo comportano.
Io penso ad una grande e trasversale condivisione di questa necessità, che si è anche manifestata nella straordinaria manifestazione di Milano, manifestazione civile e civica, senza bandiere di partito, che ha dimostrato quanto questi violenti siano isolati nella città di Milano e in tutte le città d'Italia. A questa trasversalità e a questa unanimità della necessità che la democrazia mantenga i suoi spazi per il dissenso e per il consenso e mantenga quel principio costituzionale, fondamentale nella nostra società, della libertà di espressione della propria idea, a questo può far fronte un'opinione comune di questo Parlamento, perché vengano innovati gli strumenti legislativi, perché si permetta sempre alla democrazia lo spazio del dissenso e mai alla violenza di distruggere la nostra convivenza.
Data:
Martedì, 5 Maggio, 2015
Nome:
Emanuele Fiano