A.C. 3059
Signor Presidente, il decreto-legge in esame è un provvedimento semplice e puntuale ed è volto a flessibilizzare l'arco temporale entro il quale possono realizzarsi le condizioni per procedere allo svolgimento abbinato delle consultazioni elettorali e amministrative fin dalle prossime elezioni del 2015. Alla luce delle contestazioni fondate delle opposizioni, è opportuno mettere in ordine, in breve, quattro aspetti tecnico-normativi. Le elezioni amministrative hanno una data fissata tra il 15 aprile e il 15 giugno in base alla legge n. 182 del 1991. Le elezioni regionali si svolgono entro 60 giorni dalla scadenza del mandato in base alla legge n. 165 del 2004 che è una legge di attuazione dell'articolo 122 della Costituzione. Il decreto-legge n. 98 del 2011 ha introdotto la norma che prevede lo svolgimento di tutte le consultazioni elettorali in un'unica data per risparmiare risorse e per favorire la partecipazione al voto. Ricordo a chi se l’è dimenticato che questo decreto-legge venne approvato dal Governo Berlusconi per ragioni di finanza pubblica, quindi appare davvero incredibile che oggi Forza Italia sostenga che non è opportuno avere l’election day.
Le elezioni regionali nelle sette regioni in scadenza si sono tenute il 27 marzo 2010. Sulla base di questi elementi il Governo ha cercato di individuare una data unica per svolgere le elezioni regionali e amministrative entro il 27 maggio di quest'anno. Il Governo non ha ritenuto possibile individuare una data di votazione idonea ad assicurare la più ampia partecipazione al voto prima di tale data, in considerazione della coincidenza del primo o del secondo turno con festività civili o religiose o con altre ricorrenze. Si tratta di ragioni assolutamente obiettive, fondate sul calendario e non su calcoli di convenienza politica. Ho l'impressione che se il Governo non avesse tenuto conto di queste date oggi le opposizioni starebbero contestando il Governo per la concomitanza delle elezioni con festività e ricorrenze importanti. Ho presente, per esempio, la polemica che già era partita sull'eventualità di votare domenica 17 maggio, in concomitanza con l'adunata nazionale degli alpini. Diversi sindaci di orientamento politico di centrodestra erano già partiti sostenendo che quella data avrebbe leso il diritto alla partecipazione al voto. Credo quindi che su questo punto il Governo abbia fatto un lavoro ovvio e cioè quello di cercare di trovare una data che consentisse di non sovrapporsi a tali ricorrenze. Il 24 maggio, facendo una rapidissima disamina a ritroso, ricorre la Pentecoste ebraica, che è un festività tutelata da accordi che impegnano lo Stato italiano. Domenica 17 maggio, come dicevo, si svolgerà l'adunata nazionale degli alpini. Peraltro, quest'anno l'adunata degli alpini sarà a l'Aquila, che è un luogo che ricopre un'importanza particolare e simbolica per la situazione drammatica provocata dal terremoto del 2009 e quindi ha un'importanza particolare quella di consentire che questo avvenimento possa svolgersi con la massima partecipazione degli alpini che vogliono prendere parte all'appuntamento. Molti sindaci, ricordavo in precedenza, hanno chiesto formalmente di non svolgere le elezioni in concomitanza con questa adunata nazionale.
Credo che questo avrebbe effettivamente penalizzato la partecipazione al voto.
Per queste ragioni mi pare curioso oggi sentire critiche su questo punto quando proprio dall'opposizione erano sorte sollecitazioni in questa direzione.
In mattinata il sottosegretario Sesa Amici ha spiegato, in maniera molto precisa e puntuale, le ragioni che sono alla base del provvedimento e credo che, in maniera semplice e concreta, il decreto sia motivato da ragioni oggettive che fanno apparire incomprensibili molte delle considerazioni critiche sollevate.
Si è sostenuto che il provvedimento arriva in ritardo, grave addirittura. Anche qui si dice una cosa inesatta, non vera. Il decreto è stato approvato il 17 marzo in Consiglio dei ministri, il Senato l'ha approvato senza modifiche il 20 aprile e, da allora, è all'esame della Camera. Invito chi non è convinto a vedere il dibattito che c’è stato al Senato, dove non ci sono state né pregiudiziali di costituzionalità né opposizioni di nessuna natura. Questo indica che, evidentemente, le ragioni che hanno spinto l'opposizione a esprimere critiche nella discussione in Commissione e in Aula alla Camera non sono legate al contenuto del decreto, ma sono invece di natura più politica e, quindi, strumentali rispetto al contenuto stesso del decreto.
Si è addirittura messa in discussione la costituzionalità del decreto presentando due questioni pregiudiziali completamente infondate. Su questo ricordo che il decreto non attiene al sistema elettorale in senso stretto e, nel pieno rispetto della Costituzione, incide solo sulla legislazione elettorale cosiddetta di contorno per regolare limitati aspetti di carattere organizzativo.
In conclusione, il decreto è necessario e urgente per tenere in un solo giorno le elezioni regionali e amministrative del 2015. Ci sono due ragioni che motivano la scelta del Governo e il voto favorevole del Partito Democratico. La prima è quella di ridurre le spese elettorali, in coerenza con le finalità di risparmio della finanza pubblica, la seconda è favorire la massima partecipazione al voto. Per queste ragioni il Partito Democratico voterà a favore del decreto.