Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 13 Maggio, 2015
Nome: 
Gian Piero Scanu

A.C. 45-A ed abbinate

 

Signor Presidente, cari colleghi, signor sottosegretario, questo provvedimento si accinge, se non ho capito male, ad essere votato da quest'Aula senza alcun voto contrario. Finora sono stati annunciati voti favorevoli e alcuni gruppi hanno dichiarato di essere prossimi all'astensione, quindi questo provvedimento potrà godere di una larga maggioranza. Io vorrei, prima di tutto, sottolineare questo aspetto, che è un aspetto politico e che può essere declinato nella sua connotazione in alcuni modi. Io vorrei definire questo provvedimento una riforma, perché ci toglie dalla precarietà giuridica e dalla superficialità storica e politica, che normalmente caratterizzano la formazione di questi provvedimenti, per consegnarci finalmente ad una piena certezza del diritto. E vorrei, in ragione di questo, rivolgere un apprezzamento e un ringraziamento nei confronti del Governo. Non è frequente, ma è accaduto in questa circostanza, vedere un Governo – geloso com’è delle proprie prerogative, talvolta perfino accecato dalla errata ed erronea necessità di concentrarsi su se stesso, trascurando il Parlamento – impegnato a favorire la parlamentarizzazione delle procedure. È questa la novità ed è una novità che si coniuga, a mio giudizio, in maniera coerente e mirabile con altre iniziative di tipo legislativo che il Partito Democratico ha promosso soprattutto nell'ambito della difesa e nell'ambito della politica estera, ottenendo dai propri alleati, e in alcuni casi anche dai partiti dell'opposizione, il pieno sostegno. Così come si deve al Partito Democratico la maturazione che ha portato all'attribuzione al Parlamento delle competenze relativamente all'acquisizione dei sistemi d'arma, oggi è in particolar modo al Partito Democratico che si deve il varo di questa riforma. E noi lo vogliamo rendere esplicito, rendere solenne e, in qualche modo, condividere – perché oggettivamente in questi termini sono andate le cose – questo importante traguardo, con il Governo che ha svolto quasi una funzione maieutica per poter pervenire a questo risultato. 
Sulle modalità, sulle procedure e sulle articolazioni i colleghi hanno già dato un'esauriente spiegazione. Io vorrei limitarmi, dopo avere in qualche modo favorito questo tipo di riconoscimento alla dignità di riforma, a svolgere alcune considerazioni di carattere molto generale: che cosa informa da un punto di vista culturale ciò che ci accingiamo a votare ? Mi pare di poter dire che ad informare questa materia sia fondamentalmente la laicità. Laicità intesa come esercizio del dubbio, intesa come indisponibilità all'assunzione di atteggiamenti informati al fondamentalismo. 
Laicità intesa come bisogno di riconoscere all'interlocutore di turno il medesimo diritto che si pretende per sé stessi. E se non ci fosse stato un atteggiamento laico da parte del Governo e da parte del gruppo del Partito Democratico, non si sarebbe potuta coagulare un'intesa che ci porterà lontano. Io sono convinto che ci porterà lontano. Io sono convinto che il voto di oggi, ad esempio, conferirà maggior forza alla proposta avanzata da Federica Mogherini presso le Nazioni Unite. Ci porterà lontano, perché presenterà le missioni internazionali che il Parlamento deciderà – il Parlamento ! – e non lo farà più a seguito di un decreto, lo farà legiferando, che si tratti, inizialmente, di Commissioni parlamentari o che si tratti di Assemblea, questa è la novità: sarà il Parlamento a decidere e non aggiungendosi come uno sciocco vagone al convoglio messo in piedi dal Governo di turno. Questo accadrà, ne sono sicuro, anche per far crescere l'autorevolezza del nostro Paese in ordine agli impegni che ci attendono, che vengono definiti genericamente di tipo umanitario, ma che preferirei chiamare e definire «impegni di civiltà». Parlo, ad esempio, degli impegni che stiamo portando avanti per sensibilizzare l'Europa verso una maggiore attenzione; mi riferisco agli impegni che dovrebbero portare la stessa Europa ad uscire dal culto esclusivo del monetarismo, per aprirsi finalmente verso una scelta politica e culturale che, fino ad ora, le è mancata e, quindi, di conseguenza, trasferire anche alle Nazioni Unite una dimensione che superi il nanismo politico che caratterizza l'Europa e che, caratterizzando l'Europa, caratterizza anche noi. Ecco, per uscire da un provincialismo politico, da un nanismo politico, da una marginalità quale noi, di fatto, scontiamo, in quanto estranei al dibattito mondiale, abbiamo bisogno di assumere atti, atti parlamentari, che parlino chiaro. Atti che abbiano il massimo della dignità giuridica. Atti che siano in grado di parlare per conto di tutto il popolo italiano. Atti che non abbiano una fonte di parte, ma siano in qualche modo l'espressione di una comunità nazionale, di un volere comune. Non è un caso che in questa legge venga ulteriormente esaltata la figura del Capo dello Stato, come garante della Costituzione, di fronte a questi problemi che interpellano la nostra coscienza, che dovrebbero indurci ad essere anche meno sportivi nel seguire determinate circostanze, che dovrebbero, qualche volta, forse, anche toglierci il sonno. Con quanta superficialità, in questi giorni, si sta invocando la disattenzione verso le persone che muoiono, scappando dalla fame o scappando della guerra. Con quanta distrazione, superficialità o cinismo si fa finta di considerare cronica, e quindi inguaribile, una condizione di perenne conflittualità presente in molto Paesi, soprattutto dell'Africa. 
Allora, noi, Presidente e colleghi, non ci arrendiamo. Anziché cedere le armi di fronte agli insuccessi della politica, noi rilanciamo, adottiamo questo provvedimento che è un provvedimento di riforma e diciamo che ai valori della nostra civiltà non rinunceremo mai, testardamente, convintamente, anche, in qualche modo, cercando di far udire i sordi e di far vedere i ciechi, noi pensiamo di poter riuscire a creare un futuro migliore. Per questo, Presidente, il gruppo del Partito democratico voterà a favore.