Per sapere – premesso che:
dopo i segnali di ripresa evidenziati nell'ultimo trimestre del 2014, nel 2015 l'economia italiana, uscendo dalla recessione, si avvia a una fase ciclica espansiva determinata da fattori sia di natura esogena, dovuti al favorevole andamento di alcune variabili internazionali, sia legati alla domanda interna, connessi con la politica economica del Governo;
tuttavia, per garantire che l'impulso impresso alla domanda si traduca in una crescita durevole, occorrono riforme nel campo del finanziamento delle imprese che incidano sulla capacità dell'economia di rispondere ai cambiamenti strutturali;
le misure di politica monetaria adottate dalla Banca centrale europea nel corso degli ultimi anni, in particolare la riduzione dei tassi d'interesse, l'incremento della liquidità per gli intermediari condizionata al finanziamento di attività produttive, nonché, da ultimo, l'avvio del programma di acquisto di titoli di Stato quantitative easing, stanno contribuendo a rafforzare le condizioni di liquidità delle banche italiane e a incrementare l'erogazione di prestiti al settore privato, una condizione fondamentale per la ripresa dell'economia;
la crisi, tuttavia, ha lasciato un'eredità molto pesante in termini di crediti inesigibili da imprese uscite dal mercato o in gravi difficoltà, che appesantiscono i bilanci bancari e limitano la capacità di erogare nuovi finanziamenti; dal 2008 al 2014 i crediti deteriorati dell'intero sistema bancario sono aumentati da 131 a 350 miliardi di euro e la loro incidenza sul complesso dei prestiti è salita di circa 12 punti percentuali, al 17,7 per cento, come riporta l'ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria pubblicato dalla Banca d'Italia;
tale questione costituisce un elemento fondamentale da affrontare tempestivamente per poter completare l'uscita dell'economia dalla fase di crisi finanziaria; tra le possibili soluzioni per alleggerire i bilanci bancari dall'eccessivo e crescente peso dei crediti deteriorati, «un intervento diretto dello Stato che, nel rispetto della disciplina europea sulla concorrenza, favorisca lo sviluppo di un mercato secondario di queste attività potrebbe contribuire a liberare risorse di cui beneficerebbero in primo luogo le imprese», come ricordato dal Governatore della Banca d'Italia Visco in un convegno tenutosi nel marzo 2015;
alcuni Paesi europei hanno già adottato soluzioni per la gestione delle sofferenze bancarie, che si sono rivelate di particolare efficacia, laddove sono riuscite a ristabilire la fiducia nel sistema finanziario attraverso la creazione di una struttura in grado di recuperare effettivamente i crediti deteriorati, come in Gran Bretagna (con la proprietà del veicolo esclusivamente in mano pubblica) e in Spagna e Irlanda (anche con il coinvolgimento dell'azionariato privato);
un possibile ostacolo allo sviluppo di misure analoghe in Italia è costituito dalla compatibilità con le regole europee in materia di aiuti di Stato, divenute più restrittive dal 2013;
su questa prospettiva si è tenuto il 23 aprile 2015 un incontro a Bruxelles tra il Ministro interrogato e la Commissaria europea alla concorrenza Margrethe Vestager, nel quale sembrerebbero essere emerse prospettive incoraggianti; recentemente la Commissaria ha ribadito che la Commissione europea si fa forte della sua esperienza «nella definizione delle misure per gli asset bancari deteriorati attuate in altri Stati membri per aiutare le autorità italiane a individuare la strada più appropriata per fronteggiare la situazione», specificando di non aver preso alcuna decisione formale in relazione alla compatibilità con le regole sugli aiuti di Stato, non avendo finora ricevuto una notifica formale da parte del nostro Paese;
durante un'audizione al Senato della Repubblica, tenutasi il 5 maggio 2015, il Ministro interrogato ha anticipato alcuni dettagli tecnici in merito alle possibili modalità di attuazione di un mercato dedicato ai crediti deteriorati, con l'eventuale utilizzo di una garanzia statale e l'adozione di misure per accelerare le procedure fallimentari;
ancora negli scorsi giorni, il Fondo monetario internazionale ha sottolineato come il nodo dei crediti in sofferenza stia «divenendo una questione di importanza sistemica», in quanto causa del fatto che «i prestiti alle piccole e medie imprese continuano ad essere scarsi e costosi» ed ha conseguentemente sollecitato azioni utili a «rafforzare i bilanci delle banche e delle imprese» ed a consentire «nuovi prestiti a imprese e settori produttivi»;
sempre negli scorsi giorni, gli organi di informazione hanno fornito anticipazioni su un possibile ed imminente intervento governativo in materia di non performing loans, che ricomprenderebbe – oltre al tema della cosiddetta bad bank – misure di riforma del recupero crediti e della deducibilità delle perdite su crediti –:
quale sia lo stato dell'interlocuzione in corso con gli organi europei e quali le ipotesi di attuazione, in vista dell'eventuale adozione delle annunciate iniziative finalizzate alla realizzazione di un meccanismo di gestione dei crediti bancari deteriorati.
Seduta del 20 maggio 2015
Illustra Federico Ginato, risponde Pier Carlo Padoan, Ministro dell'economia e delle finanze, replica Luigi Taranto
Illustrazione
Grazie, Presidente. In Italia si sta verificando un'importante ripresa economica che tutti i dati stanno suffragando. È una ripresa importante, e di questo dobbiamo dare il merito al Governo. Vi è però il tema di consolidare questa ripresa. Per consolidarla riteniamo sia importante rafforzare il finanziamento alle imprese. Su questo la Banca Centrale Europea ha avuto un ruolo importante e positivo – pensiamo al quantitative easing, alle LTRO. Tuttavia gli effetti non si sono ancora visti poiché le sofferenze che appesantiscono i bilanci delle banche ammontano a circa 180 miliardi di euro. Come facciamo a ridurre queste sofferenze per ridare credito alle imprese che sono state penalizzate da una restrizione del credito ? Sappiamo che al riguardo vi sono stati contatti con la Commissione europea e le chiediamo pertanto lo stato dell'arte.
Risposta del governo
Come ricordava l'onorevole Ginato in questo istante le sofferenze del bilancio delle banche italiane sono andate crescendo a partire dal 2008, a seguito della grave recessione. Attualmente lo stock dei crediti deteriorati è circa un quinto degli impieghi, mentre le sofferenze lorde risultano pari al 9,8 per cento, secondo i più recenti dati.
Non mi devo soffermare sugli effetti negativi che ciò ha sulla ripresa delle economie, sono stati ricordati dalle istituzioni internazionali e dall'Unione europea. Il Governo è cosciente di ciò e affrontare le sofferenze fa parte della strategia complessiva che io posso sicuramente definire di tipo strutturale del settore bancario. Al riguardo ricordo la precedente riforma della banche popolari. Ricordo anche le ragioni per le quali le transazioni dei crediti deteriorati sono state finora sporadiche rispetto ai casi di altri paesi. La difficoltà di valutare i crediti, che sono in larga parte nei confronti di piccole e medie imprese. Il fatto che un rilevante ammontare di crediti deteriorati è detenuto da banche di piccola dimensione. Il timore degli operatori e il grado di fiducia sulle aspettative, che peraltro si stanno rafforzando ultimamente. La durata delle procedure esecutive fallimentari, maggiore di quella media registrata nell'Unione europea. Da questo punto di vista è stata sollevata, anche nel corso dell'interrogazione, la questione se sia utile introdurre una bad bank e si fa riferimento a casi stranieri.
Ricordo che il riferimento a casi di altri paesi soltanto limitatamente può essere di aiuto perché in molti casi l'introduzione di quella che si chiama una Bad Bank è stata effettuata nel contesto di sistemi bancari in dissesto: naturalmente, il caso italiano non è un caso di sistema bancario in dissesto, tutt'altro.
Però, anche tenendo conto di questa importante avvertenza, confermo che tra le possibili iniziative allo studio da parte del Governo figura anche quella della costituzione di un veicolo per l'acquisto di sofferenze bancarie. Si tratterebbe, ove fosse introdotto, di uno schema volontario destinato solo a banche solventi, volto a facilitare la creazione di un mercato per le sofferenze. L'interlocuzione con la Commissione cui l'onorevole si riferiva, si sviluppa anche sulle caratteristiche che un intervento del genere dovrebbe possedere per dissipare ogni dubbio sulla possibile presenza di aiuti di Stato. Una specifica metodologia per il calcolo del prezzo a cui gli asset sarebbero acquisiti è in corso di definizione al fine della qualificazione come operazione di mercato che minimizzerebbe gli oneri a carico dello Stato. Aggiungo, infine, che proseguono gli approfondimenti riguardo a possibili interventi sulle procedure esecutive fallimentari al fine di consentire una accelerazione dei tempi di recupero e quindi facilitare più in generale il ritorno del credito a condizione di normalità.
Replica
Signora Presidente, signor Ministro, manifesto soddisfazione per la risposta ricevuta. Ci sembra infatti che ne emerga anzitutto la conferma della consapevolezza dell'urgenza dell'intervento in materia di crediti deteriorati. Vale la pena di ricordare forse che negli scorsi giorni è intervenuto sul punto anche il Fondo monetario internazionale, mentre lo stesso programma nazionale di stabilità, ricordando le dimensioni quantitative del fenomeno, ha osservato come nonostante le buone prove di resilienza del nostro sistema bancario siano queste dimensioni a sollecitare la riflessione circa la messa in opera di strumenti utili alla costruzione di un mercato per la cessione dei crediti deteriorati.
Da questo punto di vista, anche le recentissime raccomandazioni rivolte dal Consiglio europeo al nostro paese proprio in merito al programma nazionale di riforme e al programma di stabilità hanno ricordato l'impatto del ritardato sviluppo di un mercato dei crediti deteriorati del nostro paese. L'analisi è ampiamente condivisa e i capisaldi dell'intervento sono quelli ricordati dal signor ministro: la semplificazione e l'accelerazione procedurale per la gestione dei crediti deteriorati; la riduzione della frammentazione e dell'eterogeneità delle garanzie; ed ancora, aggiungo, probabilmente, anche una revisione di stampo europeo del tema della deducibilità delle perdite su crediti. Infine, la riflessione sulla società, sul veicolo specializzato, veicolo che possa agire proprio da costruttore di mercato e che possa contribuire alla trasparenza dei prezzi. Vale la pena di ricordare che simili veicoli in Europa, laddove costituiti, si sono rivelati capaci di intermediare all'incirca il 40 per cento dei mercati domestici dei crediti deteriorati.
Per questa ragione, rinnovando la soddisfazione per la risposta, auspichiamo che queste indicazioni possano trovare la più celere traduzione operativa (Applausi dei deputati del gruppo del Partito Democratico).