Relatrice per la maggioranza
Data: 
Mercoledì, 24 Giugno, 2015
Nome: 
Anna Giacobbe

A.C. 3134-A

Grazie Presidente, il decreto-legge n. 65 nasce dall'esigenza di definire un meccanismo di adeguamento delle pensioni di importo superiore a tre volte il minimo per gli anni 2012 e 2013, dopo la sentenza della Consulta n. 70 del 2015, che ha dichiarato incostituzionale la norma prevista dalla cosiddetta legge Fornero del 2011. 

Come è noto, la norma del 2011 escludeva, per quei due anni, da ogni adeguamento i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a tre volte il trattamento minimo. Va ricordato che inizialmente il «salva Italia» prevedeva che fosse bloccata l'indicizzazione per le pensioni oltre due volte il minimo. L'azione parlamentare, anche in seguito all'iniziativa delle organizzazioni dei pensionati, produsse il risultato di proteggere dall'inflazione almeno le pensioni sotto circa 1.400 euro lordi. E, tuttavia, il blocco per due anni di pensioni di valore non particolarmente elevato, senza successivo recupero, è stato considerato dalla Corte non rispettoso dei principi costituzionali. Da qui l'esigenza di dare a quelle pensioni, ora per allora, un sistema di recupero della perdita di potere d'acquisto. 
Nel decreto-legge sono state inserite anche altre questioni urgenti, in particolare il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga e dei contratti di solidarietà, la correzione del coefficiente di rivalutazione del montante contributivo per le pensioni calcolate con il sistema contributivo, la revisione della disciplina degli adempimenti e delle garanzie connessi all'erogazione anticipata del TFR prevista dalla legge di stabilità per il 2015, il pagamento di tutte le prestazioni previdenziali e assistenziali erogate dall'INPS il primo giorno del mese. 
Nell'esame in Commissione del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 65, ci siamo proposti, per quanto riguarda la perequazione delle pensioni, innanzitutto di rendere più chiaro il funzionamento del nuovo sistema di indicizzazione per gli anni 2012-2013. In particolare, è stato chiarito che gli aumenti delle pensioni che derivano dal nuovo meccanismo continueranno ad avere effetto anche per il futuro, inserendoli nella base di calcolo delle successive perequazioni. Questo serve anche a fare in modo che la nuova norma risponda correttamente alle obiezioni della Corte. 
Dall'altra parte abbiamo considerato importante, in questo stesso provvedimento, dare maggiori certezze ai giovani dal punto di vista previdenziale e sostegno ai lavoratori in difficoltà. E, quindi, da un lato, la massa di contributi versati, sulla quale verrà calcolata la pensione con il sistema contributivo, non subirà svalutazioni per gli andamenti negativi dell'economia registrati negli anni scorsi, così come già previsto nel decreto-legge n. 65, né successivi recuperi che ne riducano il valore. 
Dall'altro lato, abbiamo condiviso con il Governo la necessità di incrementare in modo sostanziale il finanziamento dei contratti di solidarietà. È importante, infatti, dare certezze alle organizzazioni dei lavoratori e alle imprese che ricorrono a questo strumento per affrontare le situazioni di crisi, senza disperdere il patrimonio professionale ed umano dei lavoratori, questo accanto al rifinanziamento degli ammortizzatori in deroga. 
Complessivamente il provvedimento riporta nel sistema pensionistico circa 4 miliardi in 5 anni e 460 milioni per ciascuno degli anni successivi per le pensioni in essere e quasi 440 milioni per i futuri pensionati con sistema contributivo, nell'arco di tempo considerato per la copertura, in misura crescente. Poco più di 5 miliardi tornano al sistema previdenziale in quell'arco di tempo, sino al 2021, nel quale i risparmi stimati ai tempi del «Salva Italia» erano circa 40 miliardi e saranno invece di oltre 80, secondo le stime dell'INPS. Inoltre il provvedimento rifinanzia gli strumenti di sostegno al reddito per affrontare le crisi per un totale di un 1 miliardo e 315 milioni. 
Per quanto concerne le pensioni della sentenza n. 70 del 2015 voglio mettere in evidenza soprattutto un elemento. La Corte ha richiamato l'esigenza che il legislatore operi un corretto bilanciamento dei valori costituzionali, ogniqualvolta si profili l'esigenza di un risparmio di spesa. Dopo la sentenza n. 70, in assenza di un intervento normativo, sarebbe tornato in vigore il meccanismo di indicizzazione previsto dalla legge n. 388 del 2000. In termini finanziari, questo avrebbe determinato oneri quantificati, al netto degli effetti fiscali, in circa 17,6 miliardi di euro per l'anno 2015 e in oltre 4 miliardi di euro a regime a decorrere dal 2016. 
I saldi di finanza pubblica avrebbero raggiunto valori sostanzialmente incompatibili con gli obiettivi richiesti dall'adesione all'unione economica e monetaria. Vi sarebbe stato il rischio dell'apertura di una procedura per deficit eccessivo nei confronti del nostro Paese. 
Occorre invece rimanere a un indebitamento programmatico del 2,6 per cento nel 2015, utilizzando quel margine dello 0,1 per cento rispetto al tendenziale, denominato da varie parti «tesoretto», che è l'unica via seriamente percorribile per finanziare in questo anno, per la parte più consistente, l'applicazione della sentenza della Corte. Come va confermato l'obiettivo per il 2015, così vanno confermati anche quelli per gli anni futuri, come definiti dal DEF, e questo per utilizzare tutti gli elementi di flessibilità delle regole europee che il nostro Governo ha conquistato e che il nostro Paese ha ottenuto in sede di Unione europea. Su tutti questi elementi si è soffermata la discussione sulla Relazione ex articolo 10-bis, comma 6, della legge n. 196 del 2009 che l'Aula ha approvato la scorsa settimana. Da queste considerazioni derivano le disposizioni contenute nel decreto-legge n. 65. Anche nella sentenza n. 70, come in altri pronunciamenti in passato, la Consulta ha ammesso la legittimità di interventi legislativi che incidano sull'adeguamento dei trattamenti pensionistici. Già in passato erano stati introdotti meccanismi di blocco della perequazione automatica. Nella sentenza n. 70 la Corte evidenzia come il provvedimento del 2011 si differenzi anche dalla legislazione successiva. La legge di stabilità per l'anno 2014 ha previsto infatti per il triennio 2014-2016 una rimodulazione della perequazione automatica per il complesso dei trattamenti pensionistici. Il decreto-legge n. 65 intende quindi dare attuazione ai principi affermati dalla sentenza n. 70, assicurando nel contempo il rispetto degli obiettivi di finanza pubblica e del principio dell'equilibrio di bilancio. Torno a sottolineare che, con un emendamento approvato in Commissione, è stato chiarito che gli aumenti delle pensioni che derivano dal nuovo meccanismo previsto dal decreto-legge n. 65 continueranno ad avere effetto anche per il futuro, inserendoli nella base di calcolo delle successive perequazioni. Le somme arretrate dovute saranno corrisposte, come sappiamo, dal 1o agosto. Non si tratta di un bonus ma della corresponsione degli arretrati derivanti dall'attivazione della perequazione anche per chi non aveva avuto nulla negli anni passati. Coloro che più hanno patito il blocco dell'adeguamento delle pensioni al costo della vita, sono quelli con le pensioni lorde tra 1.500 e 2.000 euro – chi ha pensioni inferiori ha già avuto in questi anni, come è noto, la perequazione al 100 per cento –; queste persone riceveranno, come è stato calcolato, ad esempio, per una pensione di 1.700 euro lordi, circa 1.350 euro netti, oltre 900 euro lordi, che corrispondono a circa 700 euro netti. Le cifre si riducono al crescere del valore delle pensioni, come sappiamo. Nella relazione dell'Ufficio parlamentare di bilancio vengono forniti dati che permettono di valutare come, pur con una rivalutazione per il 2012 e il 2013 che ha attribuito aumenti complessivamente più limitati rispetto alle attese, con questo provvedimento si realizzi un'operazione redistributiva, che dà risposte più significative alle pensioni medie, quelle che ne hanno più bisogno. 
Si è scelto dunque di privilegiare i redditi medio-bassi considerando che siamo ancora in un periodo difficile e che le risorse che si rendessero disponibili dovrebbero essere usate anche per altre finalità: soprattutto per chi in pensione non riesce ad andarci e anche per non danneggiare il futuro previdenziale dei giovani e, ancora, per dare risposte ai pensionati che hanno pensioni molto basse nonostante i contributi versati in una vita di lavoro. Si tratta per la maggior parte di donne con pensioni dirette o di reversibilità. Certamente più penalizzate dalla rivalutazione prevista dal decreto-legge n. 65 sono le pensioni più alte e anche i vitalizi, che faranno cumulo, per così dire, con le pensioni per il calcolo della rivalutazione delle pensioni stesse, un intervento limitato ma che va nella direzione giusta. Con un emendamento approvato in Commissione abbiamo dato a questo il valore di norma generale e non solo riferita al provvedimento in questione. In questo ambito è importante che il Governo abbia deciso di riavviare un confronto con le organizzazioni sindacali; esso potrà essere utile anche per discutere di quale meccanismo di rivalutazione delle pensioni per l'avvenire sia più utile ed efficace. 
L'articolo 2, che non è stato modificato nel corso dell'iter in Commissione, prevede l'incremento di un miliardo e 20 milioni di euro del Fondo sociale per occupazione e formazione, ai fini del rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga. La somma si aggiunge ai 700 milioni di euro già previsti portando le risorse complessivamente stanziate ad un livello che dovrebbe essere sufficiente a coprire le esigenze. 
Questo del rifinanziamento degli ammortizzatori in deroga è un tema rilevante. Noi stiamo affrontando una fase delicata di transizione tra regimi normativi diversi, nell'ambito della quale occorre assicurare appunto un finanziamento adeguato agli strumenti di tutela dei lavoratori. 
L'articolo 3 prevede che siano incrementate le risorse destinate alla cassa integrazione in deroga per il settore della pesca. L'articolo 4 autorizzava una spesa di 70 milioni di euro per il finanziamento dei contratti di solidarietà di tipo B; con l'emendamento approvato in Commissione tale importo passa a 140 milioni di euro. Nell'iter è stata inserita anche una nuova norma che prevede il rifinanziamento pure dei contratti di solidarietà di tipo A, per i quali il Governo ha messo a disposizione un importo di 150 milioni di euro. Lo stanziamento a favore dei contratti di solidarietà passa, quindi, nel complesso, a 290 milioni di euro. 
Ritengo importante, poi, quanto già previsto nel decreto-legge ed ancor più l'ulteriore miglioramento apportato con l'emendamento in Commissione, a proposito della rivalutazione della somma dei contributi per il calcolo della pensione con il sistema contributivo. L'articolo 5 del decreto-legge modifica la disciplina del coefficiente di rivalutazione del montante contributivo utilizzato per il calcolo del valore della pensione. Nel 2014 per effetto della recessione e della bassa inflazione il tasso di capitalizzazione avrebbe avuto per la prima volta un segno negativo, che avrebbe determinato una rivalutazione negativa, riducendo le aspettative pensionistiche dei lavoratori attivi. 
Il decreto-legge n. 65 del 2015 ha previsto che, in ogni caso, il coefficiente non possa essere inferiore a uno, salvo recupero sulle rivalutazioni successive. L'emendamento approvato in Commissione ha previsto, invece, che, in fase di prima applicazione, cioè, appunto, nel passaggio tra il 2014 e il 2015, non si effettui il recupero e che il coefficiente di rivalutazione per il 2015 mantenga il proprio valore. Abbiamo dedicato attenzione a come si costruiscono le pensioni del futuro, a come riusciamo a non scaricare le difficoltà della fase di crisi che abbiamo attraversato sulle generazioni di lavoratori più giovani e sul loro futuro previdenziale. In questa vicenda si è messo in evidenza anche il fatto che i meccanismi ciechi di autoregolazione solo dal punto di vista finanziario, contenuti nel nostro sistema previdenziale, possano avere anche effetti deleteri. La sostenibilità economica del sistema non va messa in discussione, è fondamentale, ma anche quella si realizza, in prospettiva, solo se c’è sostenibilità sociale, altrimenti prevale la tendenza ad uscire dal sistema, se quel sistema non dà garanzie. 
Sempre all'articolo 5, abbiamo inserito un'interpretazione autentica di un comma della legge di stabilità 2015, che garantisce un'applicazione corretta alla norma approvata allora per consentire l'accesso al pensionamento a centinaia di lavoratori esposti all'amianto, ai quali erano stare revocate immotivatamente le certificazioni. L'articolo 6, con una modifica alle disposizioni introdotte nella legge di stabilità, prevede, appunto, che i trattamenti pensionistici, gli assegni, le pensioni e le indennità di accompagnamento vengano corrisposti dal 1o di ogni mese. Io ricordo le forti obiezioni e le proteste dei pensionati quando, per una serie di situazioni, si unificò il giorno di pagamento al 10 del mese, ritardando il pagamento di molti assegni. Dal 1o giugno si è posto rimedio a questo. 
Infine, l'articolo 7 modifica la disciplina introdotta dalla legge di stabilità relativamente alla corresponsione nella busta paga dei lavoratori delle quote del TFR, semplificando alcuni adempimenti delle aziende. Alla copertura degli oneri appunto si provvede in un modo che è stato anche chiarito dalla Commissione attraverso alcuni emendamenti. 
Recentemente su questo punto la fondazione Studi dei consulenti del lavoro ha evidenziato che l'utilizzo di questa opportunità è molto basso. Gli elementi di disincentivo sono probabilmente altri rispetto a quelli affrontati in questa norma. Sarebbe appunto opportuno realizzare una verifica più generale di quali siano davvero gli ostacoli ad un utilizzo più diffuso di questa opportunità. 
In conclusione, si tratta di un provvedimento che destina in questo anno risorse comunque significative a persone con redditi medio-bassi e a lavoratori e a lavoratrici in situazioni di crisi e nello stesso tempo cerca di rivolgere uno sguardo al futuro, pensando a non danneggiare le prospettive previdenziali per i più giovani, a non disperdere il patrimonio umano e professionale di lavoratori e lavoratrici attraverso gli strumenti degli ammortizzatori sociali. Il Parlamento, nei limiti stretti dei vincoli di bilancio, ha scelto di esercitare la propria funzione intervenendo sul testo, concordando con l'Esecutivo miglioramenti e risorse aggiuntive che ci permettono di presentare all'Aula un provvedimento molto buono.