Dichiarazione di voto
Data: 
Giovedì, 9 Luglio, 2015
Nome: 
Vanna Iori

Grazie, Presidente. L'abuso e lo sfruttamento dei corpi e dei sentimenti di bambini, bambine e adolescenti è una tragedia che, purtroppo, riguarda migliaia di minorenni nel nostro Paese, ragazzi in età formativa che vengono privati del diritto all'infanzia, umiliati sul piano affettivo, feriti nel corpo e nell'anima da una violenza invisibile ma profonda, una violenza che non si rimarginerà mai e che lascerà conseguenze, conseguenze di sofferenza psicologica insanabili, minando irreversibilmente la fiducia negli altri, la stima di sé, la progettualità esistenziale. 
Le fonti principali che hanno studiato questo fenomeno (e mi riferisco a Terre des Hommes, a CISMAI, a Telefono Azzurro, a Save the Children) indicano chiaramente che l'abuso sessuale infantile avviene, nel 90 per cento dei casi, in un contesto intrafamiliare, annientando il diritto alla libertà di conservare perfino i ricordi d'infanzia, perché l'età adulta non farà dimenticare le storie terribili che hanno segnato quelle infanzie. 
Ma i dati in nostro possesso non sono che la punta dell’iceberg, perché molti abusi rimangono sommersi e non vengono mai denunciati. In Italia, su 400 mila minori attualmente fuori dalla famiglia, sono oltre 100 mila quelli allontanati per abuso sessuale. Le vittime sono, dunque, abusate proprio da quelle figure di adulti di cui si fidano e che dovrebbero favorire la loro crescita e prendersi cura di loro, come i genitori e i parenti. Anche per questo i ragazzi tacciono, spesso per paura o per vergogna, per sentimenti che non troveranno mai parole per essere detti.  Il rimanente 10 per cento degli abusi riguarda adulti apparentemente affidabili: mi riferisco agli amici di famiglia, ai vicini di casa, a figure religiose. Episodi di abuso si registrano nell'ambito dell'istruzione, della sanità, della protezione sociale, della giustizia, dello sport, della sicurezza, della cultura. Il minorenne abusato è, dunque, tradito proprio da coloro ai quali spetta il compito di accudirlo, tutelarlo, educarlo. 
Il pedofilo non è un soggetto facilmente identificabile, perché è abile nel mimetizzarsi e sfruttare le situazioni, anche professionali, che favoriscono il contatto con i minorenni, come dai contesti che ho appena indicato.
Ciò che è accaduto nella comunità «Il Forteto» deve essere per questo condannato senza se e senza ma, perché gli abusi in danno dei minori si sono rivelati doppiamente gravi, in quanto andavano ad aggiungersi alle ferite prodotte dalle esperienze negative che avevano portato all'allontanamento di questi ragazzi dalla famiglia, spesso proprio per ragioni di violenze e abusi sessuali. Al posto di una necessaria azione di educazione e assistenza, si è creata ulteriore sofferenza. Vigilare, dunque, sulle comunità per minori con un monitoraggio istituzionalizzato e strutturale è indispensabile per evitare che si verifichino altri episodi di abuso e di violenza. Segnalo su questo aspetto con soddisfazione che la Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza ha già attivato, proprio quest'anno, dal 2015, un'indagine conoscitiva sulle comunità per minori. 
Proprio per la gravità dei fatti avvenuti nella comunità «Il Forteto», come del resto emerge anche dagli esiti processuali, che hanno visto il tribunale di Firenze in data 19 giugno 2015 condannare gli autori di questi fatti con pene pesantissime, il consiglio della regione Toscana, già nel 2013, quindi nella precedente legislatura, aveva istituito una commissione d'inchiesta per appurare questi episodi tramite un intervento di verifica e di controllo, attraverso l'invio di ispettori qualificati per l'evidente necessità di fare pienamente luce sugli abusi, operando una cesura netta con il passato, al fine di prevenire il ripetersi di questi comportamenti. L'esito dell'ispezione ha condotto la commissione a concludere i suoi lavori con una relazione votata all'unanimità. E dunque anche con il voto del Partito Democratico. Allo stesso modo, anche il neoeletto consiglio regionale ha istituito una nuova commissione d'inchiesta, che ha ottenuto ancora l'adesione di tutti i gruppi, allo scopo di implementare l'indagine e mettere in chiaro la verità dei fatti. Non vi è, dunque, nessuna intenzione di coprire o insabbiare alcuna azione di indagine e di controllo. 
Inoltre, a ulteriore dimostrazione della piena volontà di trasparenza e di collaborazione aperta e finalizzata alla verità dei fatti da parte della regione Toscana e del Partito Democratico, si richiama che il Governo ha richiesto gli atti e ha indicato proprio in quel documento approvato all'unanimità il punto di riferimento basilare. Dunque, non solo non chiudiamo gli occhi sugli abusi commessi per conoscere la verità, non solo monitoriamo il lavoro svolto nella comunità «Il Forteto», ma affermiamo chiaramente che le responsabilità di questi comportamenti condannabili moralmente e socialmente, oltre che penalmente, sono legate a episodi che riguardano singole persone e che devono rimanere personali. Quindi, dopo due successive commissioni d'inchiesta, l'attivazione di un'indagine conoscitiva della Commissione bicamerale per l'infanzia e l'adolescenza, l'acquisizione degli atti da parte del Governo, la nostra voglia di verità e di totale trasparenza è evidente in modo inequivocabile. Ci chiediamo invece: sta veramente a cuore la condizione educativa di questi ragazzi o non si tratta, invece, di un uso strumentale, a fini politici, di una situazione che addolora e indigna tutti e su cui tutti vogliamo chiarezza.
Rammarica, come ha sostenuto anche la collega Santerini nel suo intervento, una generalizzazione che finisce per gettare ombre inquietanti sull'operato di tutte le comunità di accoglienza e sulle case famiglia, che sono invece decisive per il recupero socio-educativo. 
Sono comunità dove migliaia di educatori quotidianamente lavorano con competenza, con professionalità, con generosa passione, offrendo ambienti sereni e prendendosi cura di ragazzi laddove le famiglie di origine, per diverse ragioni, non erano state in grado di farlo. Ritengo, quindi, doveroso concludere con una parola di gratitudine e di sostegno, anziché di sospetto e discredito, a tutti gli educatori che, a contatto con la sofferenza di bambini e ragazzi, cercano di aprire nel loro futuro spiragli di speranza. 
Esprimo, quindi, il voto contrario alla mozione a prima firma Bergamini, in quanto riteniamo non accettabile che su una vicenda orribile e condannabile si faccia una strumentalizzazione meramente politica (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Abbiamo scelto, invece, di sottoscrivere la mozione a prima firma Bechis, con riformulazione, così come indicato dal parere del Governo.