A.C. 2798-A
Grazie, Presidente. Credo sia utile cominciare questo mio intervento con una ricognizione generale sulle misure che sono contenute in questa delega, anche perché chi si fosse messo all'ascolto, questa mattina, di questa discussione, dopo l'intervento della relatrice, potrebbe averne tratto un'idea quanto meno riduttiva rispetto alla portata, rispetto alle misure concrete che in esso vengono adottate, rispetto agli intendimenti del Governo e della maggioranza che lo sta sostenendo e rispetto a quali sono, poi, le ricadute pratiche di questo provvedimento, che oggi inizia il suo iter in Aula, dopo averne avuto uno molto lungo, corposo e sostanzioso in Commissione, ma su questo avremo modo di tornare più tardi.
Dicevo, quindi, che mi permetto di riassumere molto brevemente, semplicemente per titoli, il provvedimento, poi avremo tempo e modo nella discussione di ritornare su una serie di punti. Che cosa riguardano questi 34 articoli di questo disegno di legge, a cui sono stati abbinati diversi disegni di legge di riforma del codice penale e del codice di procedura penale ? Ripeto, vado per titoli, perché credo sia fondamentale fare, in qualche modo, memoria e lasciare un punto di chiarezza, di certezza, rispetto alla portata effettiva sulla quale poi legittimamente ognuno esprime le sue riserve e le sue opinioni.
Questo disegno di legge che riguarda e che contiene misure relative all'estinzione del reato per condotte riparatorie, ai colloqui con il difensore, relativamente al fatto che nel corso di indagini preliminari per reati di mafia e terrorismo il giudice possa differire il colloquio dell'arrestato per un massimo di 5 giorni. C’è il limite, in certi casi, ai poteri del giudice dell'udienza preliminare e del GIP. Ci sono a articoli sull'ampliamento dei diritti della parte offesa rispetto al fatto che ci sia la possibilità di conoscere lo stato del procedimento decorsi sei mesi dalla denuncia. Vengono messe norme relativamente ai tempi certi dell'indagine su cui poi verranno anche presentate ulteriori proposte migliorative e, in qualche modo, chiarificatrici rispetto ai veri intenti del Governo e della maggioranza, qualora non fossero ancora stati recepiti come tali.
C’è una riforma del regime delle impugnazioni rispetto alle inammissibilità decise dal giudice a quo, rispetto al concordato sui motivi di appello, rispetto all'appello contro il proscioglimento, si stabiliscono motivi di appello più rigorosi, ovviamente con l'intento di addivenire ad una deflazione dei ricorso per Cassazione, prevedendo anche una stretta sui ricorsi per Cassazione dopo il patteggiamento. Viene introdotta una norma, come veniva prima ricordato, per l'aggravamento della pena minima per il furto in abitazione, per il furto aggravato e per la rapina semplice e non certo per una qualche onda emotiva, per ascoltare ed essere, in qualche modo, proni alla richiesta della piazza sui furti e le rapine, perché direi che questo è davvero offensivo solo immaginarlo visto il grado di allarme sociale che questi reati, insieme a tantissimi altri che abbiamo ben presenti, comportano nella società italiana. C’è stato un aggravamento di pena anche per il voto di scambio politico-mafioso come è stato – vivaddio – riconosciuto anche, inevitabilmente, da chi mi ha preceduto, nonostante poi abbia ricamato delle dietrologie che sono completamente discutibili, come tutti i ragionamenti che non si basano sui fatti, ma si basano su un una sorta di preconcetto che si va poi a dimostrare con le proprie argomentazioni. C’è, appunto, una delega sulle intercettazioni con la famigerata norma sulle registrazioni fraudolente. Vi sono, poi, una serie di misure sui processi a distanza. Poi gli ultimi due capitoli sono quelli che riguardano i riti alternativi rispetto all'abbreviato e ai decreti penali di condanna. Infine, vi è la delega sulla riforma dell'ordinamento penitenziario.
Mi sono preso doverosamente questi cinque minuti per cercare di dare un quadro più chiaro di qual è la norma, di quale portata, di quale rilevanza, ha la norma che è oggi all'esame della Camera dei deputati, perché per il resto, in questa discussione, ho sentito concentrarsi tutti, o quasi, gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto su un aspetto singolo, o comunque, su una sorta di disegno paracriminoso che sarebbe alle spalle e che sarebbe ispiratore di queste norme che Governo e maggioranza stanno portando avanti con la finalità che è esattamente opposta a quella esplicitata. Ovviamente, queste sono norme con le quali noi, il Partito Democratico, la maggioranza che sostiene questo Governo e gli altri partiti di coalizione, intendono garantire una rapidità maggiore, un efficientamento, un'efficienza, un'efficacia maggiore del processo penale italiano, che è un nervo scoperto da decine di anni nella nostra vita civile e democratica e che è stato soggetto anche a richiami autorità internazionali e da parte dell'Unione europea.
È evidente che le mosse da cui siamo partiti, i presupposti dai quali abbiamo cominciato ad immaginare questo lavoro, siano esattamente questi che ho appena finito di dichiarare e di esplicitare, ovvero di andare verso una maggiore efficacia, una maggiore snellezza e una maggiore rapidità del processo.
Detto questo, però, vorrei concentrarmi su quello che ho sentito poco fa dire ed affermare da miei colleghi, anche rispetto all'iter di questo procedimento. Io faccio parte della Commissione giustizia da circa un anno, quindi non spetta a me sicuramente fare un resoconto o un regesto di quello che è stato il lavoro ovvero descrivere la modalità di lavoro e la modalità con cui opera questa Commissione, anche perché il relatore del provvedimento è il presidente della Commissione e qui di fianco a me sta seduto il capogruppo. Quindi non ho nessuna intenzione di dare un'interpretazione autentica di quale sia ilmodus operandi di questa Commissione.
Mi limito semplicemente a fare memoria di alcuni aspetti e di alcuni fatti oggettivi che ho potuto vivere, per così dire, in prima persona, partecipando ai lavori della Commissione. Infatti in quest'Aula ho sentito fare diverse affermazioni, fra le quali, il fatto che vi sia questa fretta con cui adesso la maggioranza porta all'esame della Camera dei deputati il provvedimento, il fatto che vi siano stati compressioni dei tempi in Commissione e lavoro notturno, che è sempre prodromico e comunque sempre sintomatico di qualche intento fraudolento, tanto per tornare, appunto, ad una delle norme che sono in discussione.
Innanzitutto, vorrei ricordare che i lavori della Commissione giustizia si sono svolti, con riferimento a questo provvedimento come a tutti gli altri provvedimenti, con una tempistica assolutamente congrua. Questo provvedimento è stato incardinato a gennaio 2015, quindi a gennaio di quest'anno, quindi sei mesi fa, e gli emendamenti sono stati depositati quasi un mese fa. Inoltre, in questi sei mesi, si è svolta una lunghissima e davvero sostanziosa, interessantissima e proficua fase di audizioni, nelle quali sono stati auditi protagonisti del mondo della giustizia italiana, quali evidentemente l'avvocatura, la magistratura, professori universitari, giornalisti, che hanno tutti contribuito a dare la propria opinione e in qualche modo ad indirizzare i lavori della Commissione. I lavori della Commissione si sono svolti, come sempre, con un confronto estremamente aperto, schietto, a volte anche molto acceso e duro, non solo tra maggioranza e opposizione, ma anche tra maggioranza e Governo e componenti della stessa compagine che sostiene il Governo.
Detto questo e, quindi, allontanato qualunque richiamo velleitario e un po’ ipocrita a un unanimismo fine a se stesso, devo sottolineare però con altrettanta nettezza che il lavoro che abbiamo svolto riguarda ogni singolo aspetto e deve essere valutato nella sua interezza, partendo da dati oggettivi. Quando sento dire, stavolta come numerose altre volte, che sono stati presentati degli emendamenti di notte, perché di notte lavorano solo determinate categorie di persone, innanzitutto vorrei ricordare che la Commissione giustizia – spesso le accade – lavora anche fino ad orari per così dire abbastanza avanzati nel tempo e ad ore piccole della notte, perché evidentemente si prende la responsabilità e l'onere di approfondire tutto quello che è portato alla propria attenzione. In seconda battuta, mi permetto una digressione puramente personale rispetto al fatto che di notte lavorano anche i fornai. Essendo io figlio di fornaio – mio padre ha fatto il fornaio per quarant'anni – quando sento dire che di notte si fanno solo le cose più nefaste e più indicibili, mi monta sempre la rabbia di chi ha visto persone alzarsi a mezzanotte e lavorare nel corso di tutta la notte per fini invece nobili, come possono essere quelli di una serie di professioni che vengono svolte durante questo periodo.
Ma poi, soprattutto, quello che è assolutamente inaccettabile è la mistificazione dei fatti e dei dati oggettivi. Infatti, in questa Camera è più che legittimo avere opinioni diverse di tutto quello che abbiamo in discussione. Quello che non è corretto e non è giusto fare è cercare di prendere delle norme, che riguardano determinati aspetti di questo provvedimento, e collegarle con altre, dando l'idea che questo sia un Governo che si sta auto-fornendo una delega per affossare l'istituto delle intercettazioni.
Innanzitutto in questa norma – e me lo hanno confermato proprio gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto – sfido chiunque a trovare un solo aspetto, una sola norma, che riguardi l'utilizzabilità e le modalità di acquisizione delle intercettazioni perché, al limite, nell'articolo 29, lettera a), è prevista una delega finalizzata a disciplinare, in maniera più corretta e, per così dire, rispettosa dell'equilibrio dei diritti che le intercettazioni coinvolgono, la pubblicabilità e la diffusione delle intercettazioni, ma non certo lo strumento in quanto tale e il loro utilizzo.
Sono contento che, nei fiumi di demagogia che ho sentito riversare questa mattina dai colleghi, con accenti melodrammatici, non ci sia stato un collega che è riuscito a dimostrare che questo Governo e questa maggioranza abbiano portato all'attenzione di questa Camera un provvedimento e una delega che mirino a destrutturare, a depotenziare e a indebolire lo strumento delle intercettazioni. Al limite, si dovrebbero leggere più correttamente le norme, prima di venire a fare dei pezzi, destinati forse più a facebook o a qualche social network che all'Aula. Bisognerebbe previamente leggere le norme e si capirebbe che al limite si parla di utilizzabilità e diffusione e non certo dello strumento delle intercettazioni in sé.
Ma per venire poi alla norma che tanto scalpore ha destato, preannuncio che questo gruppo ha già in animo di depositare proposte emendative in modo da fornire chiarimenti ulteriori rispetto alla portata e ai veri intendimenti, che probabilmente non sono stati chiariti a sufficienza durante il dibattito in Commissione. Anche in questo caso, è evidente che è assolutamente incongruo, come ho sentito fare più volte da colleghi questa mattina, mescolare il tema della captazione fraudolenta di dialoghi con il tema delle intercettazioni, perché ovviamente si sta parlando di due istituti completamente diversi.
Quando ci si riferisce a questa norma, che tanto scalpore ha destato, attraverso una lettura più attenta di quello che è scritto nella norma – ripeto, visto che non è stato sufficientemente chiaro, che sarà accompagnata da proposte emendative firmate dal nostro gruppo e dalla maggioranza che sostiene questo provvedimento – è chiaro che si sta parlando di conversazioni captate fraudolentemente. Quindi, anche in questo caso forse non varrebbe la pena stracciarsi le vesti e partire, lancia in resta, contro il Governo, che, come si dice, non solo non intende dare maggiore efficacia al processo penale ma uno dei capisaldi della sua azione è proprio destrutturare l'efficacia del processo penale.
Ho sentito anche addirittura dire che si vuole fare un favore alla mafia, come se davvero ci si potesse prendere la libertà in quest'Aula di sostenere che qualcuno dei 630 deputati di questa Camera sia mosso dalle intenzioni non già di rafforzare la lotta contro fenomeni corruttivi, che attanagliano questo Paese da decenni, ma addirittura si ponga nell'ottica contraria di volerla favorire. Si tratta di affermazioni gravissime a cui forse non vale nemmeno la pena di replicare, perché probabilmente squalificano chi le fa più che chi le riceve, soprattutto se vengono fatte non si sa bene da quale pulpito o da quale tripode o da quale autorità autoassegnata. Sono persone che sono qui da ventiquattro mesi e che hanno ormai ottenuto il patentino di custodi dell'ortodossia, della legalità, della verità e della giustizia, quindi forniscono patenti a tutti gli altri colleghi rispetto al loro tasso di antimafia, secondo i loro canoni imperscrutabili.
Detto questo, anche sulla norma che ha fatto tanto scalpore, probabilmente era sufficiente leggerla. E se non è sufficiente leggerla, provvederemo sicuramente a chiarirla. Il fine è esattamente quello che ho sentito poco fa illustrare e descrivere dalla collega Binetti. È sufficiente fare riferimento alla terminologia che viene utilizzata e, quindi, al fatto che vengano punite le condotte di chi fraudolentemente, quindi mediante artifici, capta conversazioni che sono state effettuate alla presenza di altre persone. Oltretutto, ci sarà ovviamente una esimente di responsabilità rispetto alla pena prevista nell'articolo per chi abbia utilizzato questo strumento con la finalità poi di utilizzarlo all'interno di un procedimento penale, civile, amministrativo o giudiziario. Credo che questa ulteriore specificazione ci metta completamente al riparo da qualsiasi contestazione e da qualsiasi ulteriore polemica.
Ripeto quello ho cercato di dire poco fa: io credo che questo provvedimento sia un provvedimento che mantiene intatta la giustezza delle proprie finalità e dei propri obiettivi. E credo anche che vada tutelato in qualche modo il lavoro che è stato fatto da questa Commissione, da tutta la Commissione, vale a dire dalla maggioranza e dalla minoranza. Infatti, venire in Aula o in Commissione e travalicare il proprio diritto-dovere di critica, delegittimando il lavoro che svolge un'intera Commissione o un intero Parlamento, può essere che consenta a chi lo fa di avere qualche like in più su Facebook nel breve periodo e qualche condivisione in più o qualche articoletto sulla stampa, ma a lungo andare comporta la delegittimazione di tutta l'istituzione che siamo qui a rappresentare. E proprio per la Commissione di cui faccio parte e anche per i temi che stiamo trattando sarebbe veramente un delitto per l'appunto ed è veramente assurdo che ci siano colleghi in quest'Aula che per un piatto di lenticchie e qualche articolo in più sul giornale veicolano falsità o mettono insieme mele, pere e articoli diversi per cercare di propagandare la tesi secondo la quale questo Governo sta lavorando per intenti esattamente opposti a quelli che invece sono esplicitati nel provvedimento.
Io credo che questa Commissione abbia fatto un buon lavoro. Vivaddio, anche il collega del MoVimento 5 Stelle è riuscito ad ammettere questo fatto, quasi sottovoce, in chiusura del suo intervento, dicendo che forse è stato fatto comunque un buon lavoro in Commissione, salvo poi, ovviamente, acquisirsene tutti i meriti, perché, evidentemente, quando si fa un ottimo lavoro è merito esclusivamente di altri e non certo di questa maggioranza.
Io credo davvero sia un po’ squallido barattare qualche minuto di celebrità per mandare a mare uno stile di lavoro che ha contraddistinto questa Commissione in tutti questi mesi. Spero, invece, che continui ad essere lo stile e il sistema di approfondimento e di confronto, anche acceso e molto aspro, come ripeto, ma senza nessun tipo di volontà di unanimismo, anzi anche con il desiderio di confronto veramente aperto e acceso fra tutte le compagini che compongono la Commissione. Credo che ciò continuerà a dare i suoi frutti, nonostante i tentativi demagogici e un po’ sgangherati di alcuni nostri colleghi.