LA VIA ITALIANA DELL’AFRICA: UN NUOVO PARADIGMA DELLO SVILUPPO
Le dinamiche economiche, demografiche, ambientali e politiche dell’Africa sono destinate a produrre forti ricadute sul resto del mondo, a cominciare dall’Europa e dall’Italia. Il Gruppo del Partito Democratico alla Camera dei deputati, con il convegno svoltosi il 28 luglio, ha promosso un momento di approfondimento per parlare del futuro del Continente africano e delle relazioni con il nostro Paese.
AFRICA ACT: L’ITALIA IN AZIONE
Cosa è
Un pacchetto di misure per rilanciare le relazioni Italia-Africa e rafforzare la presenza italiana nel continente africano in una logica di co-sviluppo. L’Africa Act si realizza attraverso l’approvazione di una legge delega al Governo che provvede ad operare i necessari interventi normativi e a concludere accordi internazionali. Gli interventi sono finanziati dai ministeri interessati e attraverso la creazione di un trust-fund presso Cassa depositi e prestiti che possa attrarre anche altre forme di finanziamento pubbliche e private.
Perché serve
L’Italia è il ponte geografico tra l’Europa e l’Africa e può sfruttare virtuosamente i buoni rapporti esistenti con numerosi partner africani. Dopo le visite in Africa del Presidente del Consiglio Matteo Renzi e del Capo dello Stato Sergio Mattarella, a testimonianza di un’attenzione politica continua, e la presentazione in sede Ue del Migration Compact, l’Africa Act risponde a una duplice necessità: dare seguito al lavoro politico suggerendo elementi di azione concreta per il Sistema Italia che già è o vorrebbe andare nel continente africano; offrire un approccio ambizioso, coordinato e rapido di come si può lavorare con l’Africa, nonostante alcune resistenze europee.
Lo sviluppo economico duraturo, inclusivo e sostenibile del continente africano è indispensabile anche per favorire una corretta gestione dei grandi fenomeni migratori, nonché per arrestare l’insorgere di flussi d’emergenza e contrastare il traffico di esseri umani. Le nuove risorse investite nell’Africa Act aumentano il volume del nostro aiuto pubblico allo sviluppo e concorrono alla valutazione comparata della performance dell’Italia come Paese donatore, per farci diventare il quarto Paese del G7 entro il 2017 e raggiungere il benchmark del 0,30 per cento del PIL entro il 2020.
Cosa prevede
• un meccanismo di coordinamento tecnico per tutti gli interventi verso l’Africa, attraverso l’Agenzia della Cooperazione;
• la creazione di un “Giorno della cooperazione con l’Africa”; e di una conferenza biannuale Italia-Africa a livello governativo;
• iniziative di cooperazione per il rafforzamento delle conoscenze sull’Africa e del capitale umano italiano ed africano: nuovi tirocini delle università italiane nelle nostre Ambasciate e nelle organizzazioni internazionali in Africa, nuove borse di studio per gli africani in Italia, progetti pilota tra le università italiane e quelle africane con corsi di “doppia” laurea e titoli congiunti;
• iniziative per la crescita economica e l’occupazione: programmi di capacity-building per promuovere la crescita di Pmi e cooperative agricole; misure per favorire produttività agricola; microcredito e riduzione dei costi delle rimesse; rafforzamento della presenza di imprese italiane in Africa (valorizzando modelli di finanziamento misti pubblici/privati e interventi fiscali che promuovano l’Italia come hub per gli investimenti); accordi con partner africani per permessi di lavoro e rimpatri;
• misure di pace e stabilizzazione attraverso il contrasto della radicalizzazione, il sostegno alle forze di sicurezza africane e la riduzione dell’impatto del cambiamento climatico.
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