Approvata la legge per il riordino della disciplina del sostegno pubblico per il settore dell'editoria
Il provvedimento prevede una ridefinizione della platea che può accedere ai contributi del sostegno pubblico all'editoria secondo due linee di fondo:
- maggiore trasparenza;
- migliore definizione della piccola editoria.
Si vuole privilegiare in particolare il tema del no profit e delle cooperative di giornalisti, mentre si escludono, in maniera molto chiara, sia i fogli di partito sia le società quotate in Borsa.
Perché questa legge?
- Assicurare diritti, libertà, indipendenza e pluralismo dell’informazione a livello locale e nazionale;
- Incentivare l’innovazione nell’informazione e nella rete di distribuzione e vendita;
- Incentivare le imprese del settore a investire e acquisire posizioni di mercato sostenibili nel tempo;
- Sviluppo di nuove imprese editrici anche nel campo dell’informazione digitale
L'obiettivo è, dunque, garantire che al contributo pubblico corrispondano capacità economica e imprenditoriale, una reale esistenza sulla base delle copie vendute, e la capacità di raccogliere fondi diretti.
A chi sono destinati i fondi?
- Imprese editrici di quotidiani e periodici il cui capitale sia detenuto in misura maggioritaria da cooperative, fondazioni o enti non aventi fini di lucro;
- Editrici di quotidiani e periodici espressione delle minoranze linguistiche;
- Enti senza fini di lucro;
- Cooperative giornalistiche;
- Associazioni dei consumatori a condizione che risultino iscritte nell’elenco istituito dall’articolo 137 del codice del consumo;
- Quotidiani e periodici in lingua italiana editi e diffusi all’estero o editi in Italia e diffusi prevalentemente all’estero;
- Imprese ed enti che editano periodici per non vedenti e per ipovedenti.
Chi NON riceverà i fondi?
- Organi di informazione di partiti, movimenti politici e sindacali;
- Tutte le imprese editrici di quotidiani e periodici facenti capo a gruppi editoriali quotati o partecipati da società quotate in borsa;
- Periodici specialistici di carattere tecnico, aziendale, professionale o scientifico.
Altro punto importante del provvedimento è la revisione dell'ordine dei giornalisti, del suo consiglio nazionale secondo un principio di razionalizzazione delle competenze.
Si interviene anche sul tema dei prepensionamenti di questo settore con un criterio di razionalità, che dice che laddove c’è bisogno di un intervento pubblico e, quindi, di contributi, ci deve essere rigore, un accompagnamento verso una condizione simile a quella di tutti i lavoratori.
RAI
Introdotto il limite massimo retributivo di €240.000 annui per dipendenti, collaboratori e consulenti del soggetto affidatario della concessione. L’esigenza di inserire tale norma sembrerebbe perfettamente il linea con le indicazioni fornite successivamente alla consultazione pubblica “CambieRai”, avviata lo scorso 17 maggio dal Ministero dello sviluppo economico, e dalla richiesta di rafforzare l’esigenza di un ulteriore sforzo di trasparenza e rigore nella gestione delle risorse da parte della concessionaria.
Inoltre, la durata della concessione per l’emittente pubblico è fissata ora in 10 anni (contro i 20 precedentemente previsti)