Welfare

Sradicare la povertà

19/06/2018

SRADICARE LA POVERTA'.

LA NOSTRA PROPOSTA PER POTENZIARE ED ESTENDERE IL REDDITO DI INCLUSIONE.

 

 

 

 

I RISULTATI SUL REDDITO DI INCLUSIONE NELLA SCORSA LEGISLATURA.

A fine 2017 l’Italia si è dotata della prima misura nazionale di carattere strutturale per il contrasto alla povertà e all’esclusione sociale nella storia repubblicana.

Il Reddito di inclusione è in vigore dal 1 gennaio 2018, ma il percorso dei governi a guida Pd sul contrasto alla povertà inizia prima.

Già con la legge di bilancio per il 2016, il governo Renzi ha stanziato 1 miliardo di risorse strutturali per la sperimentazione del Sia (Sostegno per l’inclusione attiva), l’antesignano del Reddito di inclusione su cui è stata condotta la prima sperimentazione, e ha fatto partire (con un collegato alla Legge di bilancio) il percorso della legge delega che ha portato al Reddito di inclusione.

Un percorso graduale quindi ma l’opposto di quello proposto dal governo Conte.

5 Stelle e Lega promettono due miliardi per un fantomatico rafforzamento dei centri per l’impiego, poi si vedrà. Il nostro governo ha stanziato subito 1 miliardo strutturale per la garanzia del reddito delle famiglie sotto la soglia di povertà (privilegiando inizialmente quelle con minori a carico) e ha creato la cornice legislativa unica dove sarebbero poi confluite le risorse ulteriori stanziate con le leggi di bilancio per il 2017 e per il 2018.

Un disegno organico fin dall’inizio che si è poi arricchito di ulteriori miliardi (sempre strutturali) e strumenti attuativi.

Dal 1 luglio 2018, con il venir meno dei requisiti familiari (figli minori, gravidanza, disabilità, ecc.) il Reddito di inclusione diventa compiutamente universale in linea con il suo disegno originario. L’unico requisito per accedervi è quello di essere al di sotto di una soglia di reddito e patrimonio.

 

Nello specifico, il reddito di inclusione si articola in due strumenti.

1.      Sostegno al reddito: un beneficio economico erogato mensilmente attraverso una carta di pagamento elettronica (Carta Rei) sulla base del numero dei componenti del nucleo familiare.

2.      Servizi alla famiglia: un progetto personalizzato di attivazione sociale e lavorativa predisposto con il supporto dei servizi sociali del comune che operano in rete con gli altri servizi territoriali e con il terzo settore.

 

ECCO IL CONTENUTO DELLA NOSTRA PROPOSTA PER POTENZIARE ED ESTENDERE IL REDDITO DI INCLUSIONE.

Come detto, dal 1 luglio 2018 il Rei diventa compiutamente universale, dando un reddito e servizi a 700 mila famiglie (2,5 milioni di individui) in condizioni di fragilità sociale. Si tratta di un risultato storico per il nostro stato sociale. Ma secondo le stime Istat, anche per via delle ferite della crisi economica che non si sono ancora rimarginate nonostante la ripresa degli ultimi anni, le famiglie sotto la soglia di povertà in Italia sono ancora di più. Per questo proponiamo di stanziare 3 miliardi di euro annui dal 2019, raddoppiando le risorse a disposizione del Fondo povertà. Il numero di famiglie beneficiarie del Rei sarebbe così esteso a circa 1 milione e 400 mila, raggiungendo tutti gli individui in condizione di povertà secondo l’Istat.

La nostra proposta di legge non si limita a estendere la platea dei beneficiari, ma incrementa gli importi del beneficio economico del Rei agendo su diverse leve: (I) l’aumento del beneficio economico da 3.000 a 4.000 euro; (II) l’eliminazione del parametro per cui tale valore è moltiplicato, a oggi, in sede di prima applicazione, al 75%; (III) l’innalzamento del massimale del beneficio economico erogabile dal 110 al 150% dell’assegno sociale. A titolo d’esempio, il combinato disposto di questi interventi porterebbe l’importo del beneficio per una famiglia con figli a un ammontare pari a 750 euro. Proponiamo inoltre di rendere più generoso il beneficio anche nella sua continuità per chi persiste in condizioni di bisogno. Attualmente, dopo 18 mesi di fruizione, il sostegno è rinnovabile per ulteriori 12 mesi solo dopo che ne siano trascorsi 6; la nostra proposta di legge riduce da 6 a 2 mesi il periodo di sospensione necessario ai fini del rinnovo.

Per favorire l’occupabilità dei beneficiari del Rei e il loro reinserimento lavorativo, la nostra proposta consente loro di accedere all’assegno di ricollocazione previsto dal Jobs act, anche se non in possesso dei requisiti normalmente richiesti (permanenza in Naspi e stato di disoccupazione di durata non inferiore a quattro mesi). Inoltre, in caso di successo occupazionale, l’importo dell’assegno di ricollocazione per questi soggetti è raddoppiato, a parità di altre condizioni. La nostra proposta innalza anche la quota del Fondo povertà destinata al rafforzamento degli interventi e dei servizi sociali, e consente l’assunzione di nuovi contingenti di assistenti sociali da parte dei comuni in deroga ai vincoli alle assunzioni previsti dalla legislazione vigente. Perché il Rei è innanzitutto uno strumento di attivazione sociale e lavorativa, non un mero trasferimento di carattere assistenziale.

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