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Mettere fine al caporalato intellettuale e tutelare la concorrenza leale
4 milioni e mezzo di lavoratori
Nuovi parametri per la legittimità delle parcelle
Nel 2016 il Comune di Catanzaro indisse una gara per redigere un complicato documento urbanistico. Cercava i professionisti (ingegneri, architetti, geologi, geometri, agronomi) per un lavoro che sarebbe costato intorno ai 450mila euro. Ma il Comune stanziò solo 1 euro, di fatto chiedendo di lavorare gratis e facendosi solo pubblicità.
Con l’approvazione della legge sull’equo compenso casi – purtroppo frequenti – come questo, non potranno più verificarsi. A impedirlo è il principio di base della riforma: la parcella è legittima solo se proporzionale alla quantità e alla qualità del lavoro.
STOP AL CAPORALATO INTELLETTUALE
Il rapporto contrattuale tra avvocati, ingegneri,
architetti - specie quelli giovani e le donne – o i
lavoratori riuniti in associazioni (come gli infermieri),
che hanno a che fare con banche, assicurazioni,
grandi imprese o lo stesso Stato, è sempre molto
sbilanciato a favore di queste ultimi. Compensi
spesso irrisori, prestazioni aggiuntive a titolo
gratuito, spese scaricate in modo ingiustificato
sul professionista. La sproporzione contrattuale,
problema che tocca da vicino circa quattro milioni
e mezzo di persone, arriva spesso al punto tale che,
per descriverne le dinamiche, si usa l’espressione
“caporalato intellettuale”.
Un altro effetto dello strapotere contrattuale dei
committenti è il danno che esso produce alla
concorrenza. I giovani professionisti infatti non
possono permettersi di lavorare gratis, mentre i
grandi studi possono farlo per consolidare la loro posizione sul mercato e sponsorizzarsi. D’ora
in poi tutto questo non sarà possibile: verranno
emanati parametri di riferimento uguali per tutti. Il
compenso diventa equo. Per legge.
IL COMPENSO DIVENTA EQUO
Il meccanismo che garantirà, a un tempo, sia un
livello di retribuzioni accettabili che la salvaguardia
della concorrenza leale è quello dell’equo
compenso. La nuova legge stabilisce il diritto a un
compenso minimo e dà mandato al governo per
l’emanazione di nuovi parametri di riferimento,
stabilendo l’obbligo di una proporzionalità tra la
parcella e la qualità e la quantità del lavoro svolto.