Economia
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PER LA DESTRA SEMBRA PIÙ UN FASTIDIO, CHE L'OCCASIONE PER CAMBIARE L'ITALIA
Il decreto-legge n. 19 del 2024, recante “Ulteriori disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)” è chiamato a concorrere all’attuazione del PNRR all’indomani della rimodulazione concordata con l’Europa l’8 dicembre 2023.
In una situazione in cui a fine 2023 l’Italia è riuscita a spendere solo 45,6 miliardi di euro a fronte dei 101,93 ricevuti.
Rispetto al totale di 194,4 miliardi, che includono le nuove risorse REPowerEU, ne restano quindi da spendere 151,4. Obiettivo che, incredibilmente, pare essere quasi un miraggio.
Rispetto alle dieci misure del PNRR completamente definanziate, questo provvedimento avrebbe dovuto reperire le risorse occorrenti a garantirne la continuità attuativa.
Invece, purtroppo, il rifinanziamento è soltanto parziale, dato che l’ammontare complessivo delle misure espunte è di 7,5 miliardi mentre la spesa complessiva autorizzata è di 3,44 miliardi.
Inoltre, per realizzare investimenti già previsti nel PNRR e definanziati dal governo, si taglia altra spesa per investimenti che avrebbero dovuto accompagnare quelli del Piano, come nel caso del PNC, oppure essere finalizzati alla riduzione dei divari territoriali (FSC).
Siamo di fronte a una rimodulazione dei finanziamenti, operata con un gioco complesso di definanziamenti e rifinanziamenti che a volte è un gioco delle tre carte, in cui gli stessi fondi emigrano da una voce all'altra.
A questo si aggiunga che per l’ennesima volta il Parlamento si ritrova costretto a esaminare il testo in tempi strettissimi, con la possibilità di apportare solo modifiche marginali.
Del resto di un reale coinvolgimento delle Camere, in quest’anno e mezzo, a proposito del PNRR, non si è mai potuto parlare.
Il governo ha puntualmente nascosto la verità su dati e progetti, con una costante mancanza di trasparenza e chiarezza evidenziata non solo dalle forze di opposizione e dagli organi di informazione, ma anche dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio.
Persino alle Commissioni parlamentari non è stato concesso di sapere nulla.
La verità che emerge è che per il governo, e per la maggioranza che lo sostiene, il PNRR in fondo non è un'opportunità di crescita, ma qualcosa che ci si è ritrovati a gestire senza convinzione.
Quasi un fastidio, un ingombro, e non l’occasione – come noi pensiamo invece sia – per cambiare l'Italia, per modernizzarla non solo con i fondi ma anche con le riforme, a cominciare da quelle indispensabili per governare la transizione ecologica e quella digitale e per ridurre le troppe diseguaglianze che attraversano il nostro Paese: tra Nord e Sud, così come anche generazionali e di genere.