Sviluppo
NEL DECRETO GENOVA HANNO AVUTO IL CORAGGIO DI INSERIRE IL CONDONO TOMBALE PER ISCHIA
E LA POSSIBILITA' DI INQUINARE I TERRENI DI TUTTA ITALIA
Il decreto Genova è un’occasione mancata per la buona politica. Anziché affrontare con determinazione il tema della ricostruzione del Ponte Morandi, dell’aiuto agli sfollati, del sostegno a lavoratori e imprese, e del rilancio economico e infrastrutturale del capoluogo ligure, tradisce le aspettative dei cittadini genovesi e introduce invece un condono tombale sugli abusivismi edilizi ad Ischia.
Il provvedimento, approvato a 78 giorni dalla tragedia, dimostra tutta l’inadeguatezza del governo.
Il testo viene completamente riscritto in Parlamento perché non in grado di affrontare l’emergenza, come riferiscono tutti i soggetti auditi nelle Commissioni. I primi articoli, quelli su Genova, vengono radicalmente modificati, con la maggioranza spesso costretta a copiare gli emendamenti del Pd. Inizialmente, ad esempio, nulla viene previsto per gli sfollati, niente per il sostegno al reddito dei lavoratori o per gli operatori economici e l’autorità portuale. Solo grazie all’intervento dei deputati Dem si inseriscono gli aiuti alle persone che hanno perso casa e i dodici mesi di sostegno al reddito di chi lavora, pur se limitatamente alle imprese della città. Misure insufficienti perché troppo limitate nel tempo e nello spazio, poiché si sarebbero dovute estendere a tutta la Regione.
Gravi le criticità anche nelle procedure per la ricostruzione del ponte, nonostante il ritardo incomprensibile pure per la nomina del sindaco a commissario. La maggioranza è costretta a rimangiarsi le sue stesse parole, dopo aver prima lasciato inascoltato il grido d’allarme dell’Autorità anticorruzione sulla possibilità del commissario di poter agire in deroga a tutte le norme di carattere extra-penale e al rispetto della normativa antimafia. Una scelta, spacciata per favorire rapidità di decisione, che avrebbe anzi generato uno spazio di incertezza che poteva addirittura, anziché velocizzare, rallentare e pregiudicare l’efficacia stessa dell’azione.
Ma il decreto Genova passerà alla storia soprattutto per il più scandaloso condono edilizio tombale di questo Paese e per l’introduzione di una norma sull’uso dei fanghi in agricoltura confusa e che non c’entra niente con l’emergenza di Genova.
Su Ischia, in particolare, a seguito del terremoto del 2017, si stabilisce che tutte le pratiche di condono pendenti debbano essere evase nei prossimi sei mesi, applicando esclusivamente le norme del condono del 1985. Significa sanare abusi edilizi che non lo sarebbero stati per i condoni successivi, con la beffa di finanziare con risorse pubbliche la ricostruzione di immobili abusivi anche in aree pericolose e anche a beneficio di soggetti condannati in via definitiva per reati di stampo mafioso, esclusi invece dal condono del 2003.
Infine, ci sono le promesse tradite riguardo il sisma del Centro Italia, dove il decreto compie la scelta gravissima sul piano istituzionale di cancellare dalla cabina di regia della ricostruzione i sub-commissari presidenti di Regione; e inserisce un altro semi condono, prevedendo una sanatoria per le situazioni di totale abusivismo anche in aree a rischio idro-geologico e sismico.
UNA VERGOGNA INACCETTABILE