Giustizia
Abbiamo approvato le nuove regole per la partecipazione dei magistrati alla politica.
La proposta di legge, che interviene sulla candidabilità, eleggibilità e ricollocamento dei magistrati che abbiano ricoperto incarichi politici, è fondato sulla convinzione che le istituzioni rappresentative hanno bisogno di tutte le competenze, senza escluderne nessuna, compresi i magistrati (che nell’attuale parlamento sono in tutto nove, di cui quattro in pensione). Ma, vista la loro particolare funzione, occorre che siano assicurati (e percepiti dai cittadini) principi di autentica indipendenza e terzietà. Per ciò sono stati rafforzati i criteri già esistenti: innanzitutto è stata ampliata la platea delle cariche elettive, che vanno ora dagli enti locali fino al Parlamento europeo; è stato poi alzato a 6 mesi (per candidarsi) e a 5 anni (dopo il rientro) il periodo nel quale il magistrato non deve aver prestato servizio nel territorio di riferimento della circoscrizione elettorale per potersi candidare.
L'aspettativa è obbligatoria per l'intero periodo di svolgimento del mandato o dell'incarico di governo sia nazionale che regionale o locale e comporta il collocamento fuori ruolo del magistrato. I magistrati in aspettativa conservano il trattamento economico in godimento, senza possibilità di cumulo con l'indennità corrisposta in ragione della carica e possono scegliere per la corresponsione della sola indennità di carica. Il periodo trascorso in aspettativa è computato a tutti gli effetti ai fini pensionistici e dell'anzianità di servizio. Sono "incandidabili” i magistrati che prestano servizio, o lo hanno prestato nei cinque anni precedenti la data di accettazione della candidatura, presso sedi o uffici giudiziari con competenza ricadente, in tutto o in parte, nel territorio della regione compresa, in tutto o in parte, nella circoscrizione elettorale e chi viola norme perde due anni di anzianità.
Il testo torna all'esame del Senato.