In commissione svolto un buon lavoro per rispettare terzietà e Costituzione
“La prossima settimana va in Aula del testo di legge sui magistrati che scelgono di candidarsi o di servire lo Stato con incarichi politico-istituzionali. Anche se certo non è una emergenza, si tratta di un argomento sensibile, perché riguarda i rapporti tra alcuni principi costituzionali come l’indipendenza e l’autonomia della magistratura e il diritto all’elettorato passivo. La Commissione Giustizia ha svolto un lavoro serio ed equilibrato. Rispettando l’impianto del testo votato dal Senato, lo abbiamo migliorato, dal mio punto di vista. Sostanzialmente è stata allargata la platea dei livelli istituzionali interessanti – dal parlamento europeo fino alle cariche elettive degli enti locali, delle circoscrizioni e degli assessori – e elevato da 6 mesi a 5 anni il periodo in cui il magistrato non deve aver prestato servizio nel territorio di riferimento della circoscrizione elettorale, definendo bene i criteri sia per le candidabilità sia per i ricollocamenti, trovando un equilibrio tra posizioni di chi voleva nessuna soluzione di continuità e quelle di chi avrebbe voluto norme rigidissime e penalizzanti ”.
Lo afferma Walter Verini, capogruppo del Pd nella commissione Giustizia di Montecitorio, il quale aggiunge: “Il punto di vista fondamentale è che le istituzioni rappresentative hanno bisogno di tutte le competenze, senza escluderne nessuna, compresi i magistrati. Per i quali, vista la particolare funzione, occorre che siano assicurati (e percepiti dai cittadini) principi di autentica indipendenza e terzietà”. "Oggi in Parlamento - conclude Verini - ci sono nove magistrati su 930 membri, di cui quattro in pensione, a fronte di categorie molto rappresentate (avvocati, giornalisti, insegnanti e docenti, dirigenti e impiegati pubblici e così via). E' giusto rafforzare quei principi costituzionali, avendo ben presente anche la reale portata della questione".