Riflessione di Michele Bordo, presidente della commissione Unione Europea
Tra qualche giorno comincia il semestre italiano di presidenza dell'Ue e il governo arriva a questo importante appuntamento con in tasca il grande successo elettorale delle elezioni Europee. Se i cittadini hanno tributato al Pd del premier Renzi più del 40% dei voti è perché hanno scommesso non solo sulla stabilità di governo ma anche su una nuova Europa. Proprio questo ci aspettiamo dai prossimi mesi: un Paese in grado di imporre all'Europa un netto cambio di fase rispetto all’austerità e al rigore contabile degli ultimi anni.
Come ha detto il presidente Renzi in Aula, la sfida italiana non è quella di cambiare le regole europee bensì la direzione di marcia. E’ necessario puntare non solo sulla stabilità ma soprattutto sulla crescita, gli investimenti, su misure contro la disoccupazione. In questo modo rafforziamo l'Ue rimettendola in sintonia con i cittadini. Il capo dello Stato Giorgio Napolitano ha detto che il Parlamento europeo è troppo spesso sottovalutato. Bene, proprio l'Italia, forte del suo recente successo elettorale, può raccogliere la sfida e invertire la rotta. E allora utilizziamo il semestre per dare all'Europa una veste nuova fatta meno di egoismi nazionali e più di solidarietà, meno di élite e più di popolo.
C'è una grande aspettativa, in Italia come in Europa, per l'azione che potremo svolgere durante il prossimo semestre, come ho potuto personalmente constatare anche in incontri bilaterali e multilaterali con i colleghi di altri parlamenti. La Commissione Politiche europee della Camera che presiedo, insieme a quella del Senato, ha svolto un'apposita indagine conoscitiva sul semestre di Presidenza italiana che ci ha consentito di individuare, in raccordo con il governo, le priorità che il nostro Paese dovrebbe porre al centro della sua azione in Europa. Credo che queste priorità possano essere ricondotte a cinque grandi aree.
Equilibrio tra consolidamento fiscale e rilancio della crescita
In primo luogo la nostra Presidenza deve adoperarsi subito affinché l’Unione sappia trovare un equilibrio tra il consolidamento fiscale e il rilancio della crescita e dell’occupazione. A questo scopo sono prioritarie, accanto alle riforme strutturali, misure di stimolo immediato della ripresa economica. Questo implica, naturalmente, una maggiore flessibilità e gradualità nell'applicazione delle regole europee di finanza pubblica per quegli Stati che abbiano avviato riforme strutturali. A questo proposito giudico molto positivamente l’apertura dimostrata da Van Rompuy e Angela Merkel. Se la flessibilità non è più un tabù neanche per la Germania lo si deve alla determinazione del governo italiano. Questa apertura rappresenta un primo importante risultato in Europa per il nostro Paese. Ed è giusto rivendicarlo.
Occupazione giovanile
La seconda priorità è la definizione di una strategia organica di intervento in materia di occupazione giovanile. Come sottolineato oggi dal premier, le misure già adottate, come Garanzia Giovani, hanno mosso solo i primi passi. O l'Europa saprà affrontare adeguatamente la disoccupazione, soprattutto quella giovanile, o non ci sarà crescita.
Unione economica e monetaria
La terza priorità è la creazione di un'autentica Unione economica e monetaria. Si tratta non soltanto di completare l’Unione bancaria in tutti i suoi pilastri ma anche di proseguire i lavori sull’introduzione di meccanismi per la mutualizzazione del debito sovrano dei Paesi dell’area euro, sulla creazione di un’autonoma capacità fiscale dell’Eurozona e sull’emissione in comune di titoli per finanziare grandi progetti in grado di rilanciare stabilmente l’economia europea.
Europa federale e democratica
La quarta priorità deve essere il rilancio del processo di integrazione politica in senso federale, presupposto fondamentale per consentire all'Ue di rispondere adeguatamente alle dinamiche globali e impedire che le logiche nazionali prevalgano sull'interesse comune. L'Italia deve adoperarsi, anche con iniziative di forte valore simbolico, affinché la legislatura europea che sta per iniziare sia chiaramente percepita dai cittadini come “costituente”, volta ad avviare un processo di riforma dell’Unione in senso federale e democratico.
Politiche per il Mediterraneo
La quinta priorità sono le politiche per il Mediterraneo. L'emergenza continua impone lo sviluppo di una reale politica europea dei flussi migratori e dell'integrazione. La gestione dei flussi, infatti, non può essere solo un problema italiano. C'è bisogno di un'assunzione di responsabilità collettiva, vanno individuate priorità di intervento e ricostruite le relazioni diplomatiche con i Paesi da cui partono gli immigrati. A questo proposito, le iniziative europee promosse fino ad oggi sono state troppo timide. C’è tuttavia in gran parte dei Paesi membri che si affacciano sul Mediterraneo, come ho potuto constatare personalmente, la convinzione che, durante il semestre, l’Italia saprà imporre anche sul tema dell’immigrazione, una svolta decisiva.
Finalmente, dopo tanto tempo, possiamo permetterci di giocare all'attacco. Ci presentiamo all’appuntamento del semestre di presidenza dell’UE con un Paese forte, desideroso di cambiare per se stesso e per l'Europa. E allora, forti dell’orgoglio ritrovato, andiamo avanti a testa alta e da protagonisti per costruire un’Europa nuova.