Diritti
UN DECRETO CONTRO LE ONG E CONTRO I SALVATAGGI IN MARE
La Camera ha approvato il cosiddetto decreto Immigrazione, un decreto che nonostante il nome non si occupa del tema complesso dei flussi migratori, né del dramma delle persone che muoiono in mare (negli ultimi nove anni nel Mediterraneo sono morte oltre 25mila persone), bensì cerca in tutti i modi di ostacolare l’attività delle Ong che operano in mare. Ha solo questo scopo: rendere la vita difficile a coloro che salvano vite in mare.
Secondo le norme contenute in questo provvedimento, infatti, le Ong devono chiedere immediatamente l’assegnazione di un porto sicuro. Ma nulla viene detto in merito ai criteri che le autorità italiane dovrebbero seguire nell’assegnazione del porto. In queste settimane, le imbarcazioni delle Ong si sono viste assegnare dal Viminale il porto di La Spezia, quello di Livorno, di Massa, distanti centinaia di chilometri dal punto in cui hanno prestato soccorso, costringendole ad altri giorni e notti di navigazione, aumentando così i pericoli, oltre alla fatica e alle sofferenze dei migranti. Siamo convinti che l’unica ragione per l’assegnazione di questi porti così distanti sia la volontà di tenere le navi delle Ong lontane dai luoghi di salvataggio.
Le navi delle Ong, inoltre, non devono sostare ulteriormente in mare dopo un soccorso e il porto assegnato deve essere raggiunto senza ritardo. Cosa significa esattamente senza ritardo? Vuol dire che una volta effettuato un salvataggio non se ne possono effettuare altri, anche a rischio di causare nuove morti? Si sta costringendo il capitano della nave a commettere il reato di omissione di soccorso? Abbiamo chiesto al governo di chiarire questo punto, ma non è arrivata nessuna risposta.
Infine, il comandante della nave della Ong deve informare i migranti della possibilità di chiedere asilo. L’obbligo, oltre ad apparire di difficile applicazione pratica, esula dalle sue competenze e sembra finalizzato a creare mancanze per poterlo poi sanzionare e fermare così la nave. Inoltre, si configura come un tentativo maldestro di scaricare la pratica del diritto di asilo sullo Stato di bandiera. L’assenza di mediatori culturali durante queste operazioni rappresenterebbe un’ulteriore violazione dei diritti dei migranti.
È un decreto che si pone in violazione del diritto internazionale, della Convenzione SAR, quella rivolta alla ricerca e soccorso in mare, della Convenzione UNCLOS (la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare), della Convenzione SOLAS (la Convenzione internazionale per la salvaguardia della vita umana in mare).
Si pone in aperto contrasto con lo Stato di diritto, dal momento che il salvataggio di vite umane in mare rappresenta un principio fondamentale degli ordinamenti nazionale, europeo e internazionale.
È un provvedimento di bandiera dal carattere manifestamente propagandistico.
È un decreto criminogeno, in quanto istiga i comandanti delle navi a commettere omissione di soccorso.
Il decreto in esame inaugura la terza fase delle politiche della destra sull'immigrazione: la prima, quella dei porti chiusi, bocciata dalla Corte di cassazione in quanto contraria al diritto internazionale; la seconda, la strategia del Ministro Piantedosi, quella dei porti socchiusi ovvero degli sbarchi selettivi, che ha rappresentato il grado zero della civiltà giuridica; la terza, appunto quella dei porti lontani. Si tratta di una strategia di distrazione di massa, volta a distogliere l'attenzione dei cittadini dai veri e irrisolti problemi del Paese.
Il governo, sapendo di non poter fare la guerra alle Ong, ha deciso di muovere una sorta di guerriglia, fatta di piccoli impedimenti, intralci, infamie.
Il governo vuole mettere fuori gioco quelle navi delle Ong che, in assenza di un’attività di soccorso statale o europeo, operano per salvare vite umane. Quando dovrebbe invece coordinarsi con loro, con i loro sforzi.
Questo decreto è inapplicabile, è vessatorio, è discriminatorio.
Le condizioni climatiche sono l'unico elemento che gli studi rilevano come rilevante sulle partenze.
Lo studio pubblicato dall'European University Institute, e che smentisce con evidenza le teorie della destra, dice che nel 2021 la media dei migranti partiti ogni giorno è di 125 quando ci sono le Ong presenti in area SAR, e di 135 quando non ci sono.
Se costringiamo una nave ad allontanarsi dalla zona in cui opera il soccorso in mare, quella perderà la sua funzione; se una nave è posta in un luogo perché è lì che avvengono i naufragi ed è lì che muoiono le persone e noi la allontaniamo di chilometri da quel luogo, la prima conseguenza sarà che moriranno più persone.
La destra dice, in modo più o meno esplicito, che chi compie un salvataggio in mare è quasi un complice dei trafficanti di esseri umani. Questa affermazione è gravissima.
Questo decreto si regge su tre premesse false. La prima: viviamo un'emergenza immigrazione. Falso. Gli immigrati, quando possono, evitano addirittura di transitare dall'Italia. Il grosso della migrazione che entra in Europa attraversa i Balcani, è una migrazione via terra, e non via mare; eppure la destra continua a raccontare questo fenomeno come fosse un’invasione. La seconda: si continua a narrare di questo legame simbiotico tra Ong e trafficanti del mare. Falso. In questo Paese ha indagato la magistratura, più volte, e non è mai stato rilevato nulla. La terza: dichiarare che la cancellazione della capacità operativa delle Ong porti a disincentivare le partenze. È falso, perché, nel momento in cui le navi delle ONG vengono bloccate, i migranti continuano ad arrivare.