03/12/2025 - 17:00

La risposta del ministro Urso è come sempre insufficiente e senza dati concreti a supporto. Sul futuro dell'ex Ilva in Liguria il tempo è scaduto e il ministro non è in grado di garantire nulla sull'attività produttiva. La promessa che l'attività dello stabilimento di Genova sulla zincatura è sospesa fino a febbraio è inutile e ingiustificata se non esiste un piano industriale vero. Oggi Urso certifica che non c'è futuro per gli stabilimenti di Cornigliano, Novi Ligure e di Racconigi. La manutenzione straordinaria è il rifugio dentro il quale il ministro si nasconde”. Lo dichiara il deputato e capogruppo Pd in Commissione Attività produttive, Alberto Pandolfo in replica al ministro Urso durante il Question time alla Camera.
“A Genova – sottolinea il parlamentare dem - i lavoratori ex Ilva sono in presidio permanente e sanno bene che senza i coils provenienti da Taranto, senza nuovi investimenti e senza un cronoprogramma reale, la produzione si ferma. Le promesse fatte da Urso pochi giorni fa proprio a Genova non sono state mantenute: l'esito del bando di concorso è stato un fallimento con 8 offerte 'spezzatino' e 2 prive di carattere industriale”. “Oggi tutta Genova e non solo i lavoratori ex Ilva, è schiacciata dall'incertezza sul suo futuro industriale e l'inerzia del governo è la principale causa del problema”, conclude Pandolfo.

 

26/11/2025 - 16:32

“Denunciamo l’allarme contenuto nel Rapporto Confindustria sulla tenuta del sistema produttivo italiano. Il documento fotografa con chiarezza una realtà che denunciamo da tempo: la manifattura italiana ha grandi potenzialità, ma continua a essere frenata da fragilità strutturali e da una totale assenza di visione da parte del governo”. Così i deputati dem Alberto Pandolfo, capogruppo in commissione Attività produttive e Vinicio Peluffo, vicepresidente della stessa commissione.

Secondo gli esponenti Pd, “produttività stagnante, investimenti insufficienti, ritardi nella transizione energetica e digitale” compongono un quadro particolarmente preoccupante. Un elemento, evidenziano, emerge con forza: “le imprese italiane continuano a pagare l’energia più cara d’Europa, con un differenziale di costo che penalizza manifattura, distretti energivori e filiere ad alta intensità produttiva”. Nonostante il riassestamento dei mercati europei, spiegano, “per molte realtà industriali il prezzo dell’energia resta più alto rispetto ai competitor tedeschi e francesi, comprimendo margini, competitività e capacità d’investimento”. A ciò si aggiungono, “non solo i salari italiani, tra i più bassi in Europa in termini reali, che non crescono da oltre un decennio, con rischi per domanda interna, qualità del lavoro e capacità delle imprese di attrarre competenze ma anche l’esaurimento delle misure Transizione 4.0 e 5.0 e la gestione improvvisata degli incentivi, che ha messo in difficoltà migliaia di imprese, soprattutto PMI”.

“Il Paese – concludono Pandolfo e Peluffo - non può andare avanti a colpi di annunci e stop improvvisi. Servono stabilità, programmazione e strumenti efficaci per sostenere innovazione, filiere strategiche ed energia competitiva. E’ in questo momento di difficoltà che il governo deve assumersi la responsabilità di una politica industriale all’altezza delle sfide globali. Senza una strategia seria, a pagare rischiano di essere i lavoratori, distretti e intere filiere del Made in Italy”.

 

12/11/2025 - 16:54

“La cessione di Iveco a un gruppo extraeuropeo rappresenta un campanello d’allarme per il futuro del nostro sistema industriale e per la capacità dell’Italia di difendere i propri asset strategici. Iveco è uno degli ultimi grandi costruttori industriali italiani nel settore dell’automotive pesante. Il trasferimento del controllo fuori dall’Unione Europea rischia di indebolire il presidio industriale nazionale e di spostare le principali leve decisionali all’estero. È indispensabile che il governo garantisca che la sede torinese mantenga un ruolo strategico e che una parte della governance resti in Italia. È necessario tutelare i lavoratori e la filiera produttiva mentre le garanzie occupazionali appaiono limitate a un orizzonte di due anni. Chiediamo un piano industriale dettagliato, con impegni vincolanti e pluriennali su stabilimenti, livelli occupazionali e investimenti in ricerca e sviluppo, per proteggere l’indotto, in particolare in Lombardia ed Emilia-Romagna.
Il caso Iveco è il sintomo di una fragilità più ampia: la mancanza di una politica industriale nazionale ed europea capace di proteggere e rilanciare i settori strategici. L’Italia deve farsi promotrice di un quadro comune europeo di difesa industriale, con strumenti pubblici d’intervento sul modello francese e tedesco. Su questi aspetti fondamentali il ministro Urso oggi in audizione non è stato in grado di assumere impegni chiari. Rimangono aperti tutti i problemi emersi: tutelare l’interesse nazionale, garantire la continuità produttiva e assicurare che Iveco resti un presidio industriale e tecnologico italiano all’interno di una strategia europea condivisa”.
Così i deputati del Pd Vinicio Peluffo, Antonella Forattini, Alberto Pandolfo, Arturo Scotto e Gian Antonio Girelli.

 

12/11/2025 - 11:37

“È inaccettabile che a fine anno le imprese italiane si ritrovino ancora una volta senza certezze, con i fondi per la Transizione 4.0 ormai esauriti e quelli per la Transizione 5.0 già svaniti nel nulla. Il governo e il ministro Urso devono assumersi la responsabilità di una gestione caotica e contraddittoria che sta mettendo in ginocchio il sistema produttivo nazionale.” Lo dichiara Alberto Pandolfo, capogruppo Pd in commissione attività produttive  della Camera.  Dopo aver tagliato e ridefinito in corsa il piano Transizione 5.0, creando confusione e incertezza tra migliaia di imprese che avevano già pianificato gli investimenti, ora si scopre che anche la misura precedente, la 4.0, è a secco. Il risultato è un deserto di strumenti per l’innovazione, mentre gli altri Paesi europei accelerano sugli incentivi industriali e sulla competitività. Urso aveva promesso una politica industriale stabile e di lungo periodo, ma siamo di fronte all’ennesimo stop and go, senza una visione e senza un piano credibile. Così si spaventano le imprese, si bloccano gli investimenti e si compromette la modernizzazione del Paese. “Il governo chiarisca subito dove sono finiti i fondi, con quali tempi e modalità intende riattivare le misure, e soprattutto garantisca continuità e trasparenza. Il sistema produttivo non può più subire i danni dell’improvvisazione e delle promesse non mantenute.”

07/11/2025 - 17:21

“Oltre che un grave danno, siamo davanti alla beffa. Il governo decide di abbandonare Genova e l’intera Liguria dalle candidate per una delle cinque Gigafactory europee sull'intelligenza artificiale. Le parole del ministro Urso sono inequivocabili quando oggi ha annunciato la Puglia come prossima sede della Gigafactory. Che fine hanno fatto tutte le promesse precedenti su Genova e perché questo repentino cambiamento?” Lo dichiara in una nota il deputato ligure e capogruppo Pd in commissione Attività produttive, Alberto Pandolfo. “Dopo i tagli in manovra dei fondi all'IIT, serve con urgenza che Urso chiarisca quali siano le vere intenzioni del governo e soprattutto che queste non siano una delle tante promesse elettorali a ridosso delle prossime elezioni amministrative in Puglia. É altresì necessario sapere come mai il presidente della Regione Liguria, Bucci non abbia battuto ciglio davanti a questo drastico voltafaccia”, conclude Pandolfo.

16/10/2025 - 13:13

“I primi effetti dei dazi USA si stanno purtroppo facendo sentire, e con forza. Il crollo del 21,1% dell’export italiano verso gli Stati Uniti registrato da Istat è un campanello d’allarme che non possiamo ignorare. Il nostro Made in Italy, già sotto pressione, è ora esposto a un rischio concreto. Il Governo non può continuare a restare in silenzio: servono risposte immediate a tutela delle nostre imprese e del lavoro italiano. Difendere l’export significa difendere un pezzo fondamentale della nostra economia”. Così in una nota Alberto Pandolfo, capogruppo Pd in commissione Attività produttive dí Montecitorio, commentando i dati Istat sull’export italiano.

08/10/2025 - 11:41

Presentata interrogazione su banda ultralarga Open Fiber

“Chiediamo chiarimenti urgenti sullo stato di attuazione del Piano Italia a 1 Giga e sulla gestione delle risorse pubbliche affidate a Open Fiber.
La situazione rappresenta un fallimento industriale e manageriale. I ritardi accumulati da Open Fiber nella realizzazione delle reti in fibra ottica hanno costretto l’Italia a ridurre di circa 700.000 i civici previsti dal piano, una vera e propria umiliazione per il Paese e un danno d’immagine incalcolabile”. Lo dichiara il deputato del  Pd e capogruppo in commissione Attività produttive della Camera, Alberto Pandolfo, che ha presentato un’interrogazione al Ministro delle Imprese e del Made in Italy, al Ministro dell’Economia e delle Finanze e al Ministro per gli Affari Europei, il PNRR e le Politiche di Coesione sulla questione della banda ultralarga e Open Fiber.

“Nonostante anni di inadempienze e segnalazioni da parte di regioni e comuni, non è mai stata attivata alcuna procedura di revoca o sanzione, lasciando intendere una grave carenza di controllo da parte del Governo e delle autorità competenti.
Tale comportamento rischia di determinare un danno erariale di grandi proporzioni e di sollevare seri dubbi di conformità alle norme europee sugli aiuti di Stato, sulla concorrenza e sulla neutralità tecnologica”, spiega il dem.

“Il Governo non ritiene di dover intervenire sulla gestione di Open Fiber davanti a un tradimento degli obiettivi del PNRR? Perché non sono mai state applicate penali o revocate le concessioni?
Non è forse necessario procedere alla sostituzione di Open Fiber con operatori alternativi seri e qualificati, in grado di completare i lavori senza ulteriori sprechi di denaro pubblico? Chiediamo che il Governo intraprenda misure strutturali per evitare che in futuro risorse strategiche vengano concentrate nelle mani di un monopolio che poi si dimostra inefficiente, garantendo invece una competizione sana, trasparente e meritocratica nell’interesse dei cittadini”, conclude Pandolfo.

 

07/10/2025 - 12:57

“L’allarme lanciato da Confindustria Moda non può e non deve cadere nel vuoto: il sistema tessile e moda italiano è sotto attacco, e il governo Meloni continua a restare in silenzio. I numeri parlano chiaro: nel primo semestre del 2025 l’export italiano è crollato del 4% mentre l’import è salito del 6% spesso con produzioni che ogni giorno invadono il nostro mercato aggirando regole, controlli e standard che le imprese italiane rispettano con sacrificio e serietà.  Mentre i nostri marchi storici, le nostre manifatture, i nostri distretti produttivi lottano per sopravvivere, il governo Meloni non muove un dito. Nessuna strategia, nessuna difesa, nessun piano industriale per tutelare un settore che rappresenta un pilastro del Made in Italy riconosciuto in tutto il mondo. Peggio ancora: per compiacere Donald Trump e assecondare scelte commerciali dettate da interessi geopolitici altrui, il governo sta penalizzando proprio quei settori che fanno grande l’Italia nel mondo. Dazi, politiche ostili, mancanza di tutela verso la concorrenza sleale: è un mix esplosivo che rischia di distruggere migliaia di imprese e posti di lavoro. L’allarme sta suonando forte. Ma da Palazzo Chigi solo silenzio. Se nella prossima legge di bilancio non ci saranno interventi concreti saremo al punto di non ritorno. È ora che il governo scelga da che parte stare: con chi produce valore, o con chi distrugge il futuro del Made in Italy” così una nota dei deputati democratici Simona Bonafè e Alberto Pandolfo.

06/10/2025 - 16:31

“Apprendiamo che l’amministrazione Trump vorrebbe mettere un dazio sulla pasta italiana del 107%. Un’azione scellerata contro il prodotto simbolo del Made in Italy, la pasta, che negli Stati Uniti è fra l’altro molto consumata e apprezzata. Chiediamo immediati chiarimenti al Governo italiano ed in particolare al Ministro Lollobrigida. Lollobrigida da che parte sta? Sta dalla parte dei dazi di Trump o dell’Italia e delle aziende italiane?”. Lo dichiara Alberto Pandolfo, capogruppo Pd in commissione Attività produttive della Camera.

01/10/2025 - 17:16

“L'incapacità del governo Meloni, rischia di rendere l'ex Ilva uno spezzatino industriale. È chiaro che non si può pensare di affrontare la crisi, ambientale e produttiva di Taranto, e dell’ex Ilva tutta comprese Genova e Novi Ligure, senza una regia pubblica. La situazione è grave ma solo il governo Meloni la sottovaluta e continua con promesse sapendo che non le ha mai mantenute e difficilmente le manterrà”. Così il deputato e componente della Commissione Attività produttive, Alberto Pandolfo intervenendo durante il Question time al ministro Urso alla Camera.
“Siamo di fronte alla nuova fase delicata per l'ex Ilva: la vendita degli asset produttivi” continua il parlamentare. “Oggi il ministro Urso ci conferma che delle 10 offerte presentate solo due riguardano l'intera azienda e fatte da fondi di investimento senza alcuna competenza siderurgica. Uno scenario inquietante perché non riflette né sulla coerenza delle proposte con l'obiettivo della decarbonizzazione, né sulla tenuta dell'occupazione della filiera siderurgica nazionale”. “Dopo tre anni di propaganda, il governo Meloni è il principale responsabile di una crisi industriale che sembra non avere fine”, conclude Pandolfo.

 

11/09/2025 - 14:49

“Chiediamo una informativa urgente del ministro Urso in quest’Aula per sapere quali iniziative intenda adottare per invertire il trend di caduta del settore dell’automotive. I dati pubblicati lo scorso 6 agosto ci dicono che il settore dell’automotive ha registrato un decremento quasi del 20 per cento solamente nei primi 6 mesi del 2025. L’indice di produzione dei veicoli è calato, così come l’indice di produzione delle carrozzerie e degli accessori. Insomma, secondo l’Istat, tutto il settore dell’automotive ha registrato una variazione negativa. Nello stabilimento torinese di Stellantis che rappresenta idealmente un po’ la bandiera della produzione automobilistica in Italia nel primo semestre del 2025 sono state prodotte 15.000 unità, un calo del 21% rispetto al 2024 e di oltre il 56% rispetto al 2021. Oltre 7850 lavoratori hanno subito dei profondi tagli ai propri stipendi. Le iniziative finora intraprese dal governo per cercare di risollevare il settore dell’automotive evidentemente non hanno avuto efficacia. Di fronte a questi dati diventa fondamentale avere un’informativa da parte del governo; il ministro Urso ci dica quante risorse nuove intende investire per favorire il rilancio della produzione di autovetture negli stabilimenti italiani di Stellantis, a Mirafiori, Pomigliano d’Arco, Cassino, Melfi e Termoli”. Lo ha detto in Aula il deputato del Pd, Alberto Pandolfo.

28/07/2025 - 13:16

“La firma dell’accordo commerciale tra Unione Europea e Trump rappresenta un colpo durissimo al comparto dell’automotive europeo e italiano. È una vera e propria capitolazione che rischia di compromettere stabilimenti, posti di lavoro e filiere fondamentali per la nostra economia industriale”.

Lo dichiara l’on. Alberto Pandolfo, capogruppo PD in Commissione Attività produttive alla Camera, intervenuto ieri sera alla Festa dell’Unità di La Spezia insieme al responsabile nazionale delle politiche industriali del PD, Andrea Orlando, dove è stata fortemente criticata l’intesa sui dazi tra Bruxelles e Washington.

“È davvero inspiegabile – ha proseguito Pandolfo – come l’Unione Europea possa accettare una sottomissione così evidente alla logica protezionista di Trump, svendendo interessi strategici del nostro continente. In questo accordo ci rimettiamo tutti, ma l’Italia è tra i Paesi più esposti: basti pensare alla centralità della nostra filiera automotive, con migliaia di imprese e lavoratori che oggi si trovano davanti a uno scenario di incertezza drammatica.”

“Altro che accordo sostenibile – conclude Pandolfo – come stanno tentando di raccontare, arrampicandosi sugli specchi, Meloni, Salvini e Tajani. Siamo di fronte a una resa, non a una strategia. Il Partito Democratico continuerà a battersi per difendere l’industria italiana, la sua filiera e un’Europa forte anche nelle sue scelte economiche.”
 

 

17/07/2025 - 14:56

“I dazi annunciati dal presidente Trump rappresentano un attacco diretto al nostro sistema industriale e in particolare al comparto automotive, settore strategico per l’Italia e per l’Europa intera. È in gioco non solo la competitività del Made in Italy, ma l’identità produttiva di interi territori e migliaia di posti di lavoro”. Così Alberto Pandolfo, capogruppo del Partito Democratico in commissione Attività Produttive della Camera.

“Secondo le stime – prosegue l’esponente dem – l’impatto sui fatturati potrebbe superare i 3 miliardi di euro. A rischio tra i 10 e i 15 mila posti di lavoro, in gran parte legati a piccole e medie imprese che basano la loro sopravvivenza sull’export. È un colpo durissimo, che può mettere a rischio stabilimenti e filiere fondamentali in regioni dove l’automotive è motore economico e sociale. Anche i consumatori subiranno gravi conseguenze. Il costo di un’auto nuova potrebbe aumentare fino a 3 mila euro. Una spesa insostenibile per tante famiglie italiane già schiacciate dal caro vita”.

“Di fronte a questo scenario – conclude Pandolfo - servono misure straordinarie: un piano nazionale di salvaguardia dell’occupazione, con sostegno mirato alle PMI, incentivi fiscali per l’innovazione, investimenti in ricerca e sviluppo, e una rete solida di politiche attive per i lavoratori. L’Italia non può permettersi di restare a guardare. È indispensabile che con l’Unione Europea reagisca con fermezza. L’Europa ha la forza per contrastare il protezionismo e tutelare il lavoro. Ma il governo Meloni deve uscire dall’ambiguità e sostenere con chiarezza il negoziato europeo, senza strizzare l’occhio a chi mette in ginocchio la nostra economia”.

 

09/07/2025 - 15:24

“Sempre più inconsistente su politiche industriali”

Il governo continua a sottovalutare i rischi di ridimensionamento produttivo e occupazionale dello stabilimento Stmicroelectronics di Agrate Brianza. Il piano industriale presentato dall'azienda lo scorso 10 aprile condanna ad un ruolo marginale uno stabilimento che già negli scorsi anni ha visto l’accumularsi di pesanti ritardi negli investimenti sui macchinari previsti da tempo, tanto da non aver ancora raggiunto la taglia critica e con una capacità produttiva 14 volte inferiore rispetto al corrispettivo stabilimento francese di Crolles. Ancora più grave il fatto che, ad oggi, non siano previste linee di produzione di prodotti innovativi. Anche oggi la risposta del governo alla nostra interrogazione è particolarmente deludente perché non prevede alcuna novità e non garantisce alcuna disponibilità del governo, né del ministro Urso competente per materia né del ministro Giorgetti che rappresenta l'azionista (al pari del governo francese) della società, ad incontrare i sindaci del territorio che hanno chiesto con urgenza parole chiare sul futuro dello stabilimento. Lo stesso ministro Urso, che si è precipitato nelle scorse settimane a Catania per un incontro con le rappresentanze territoriali sul futuro dell'impianto siciliano e che si è prodigato in dettagli su quanto prevede il piano Stm per Catania, non riesce a trovare il tempo né le parole per rispondere alle istituzioni brianzole. Neppure il lombardo Giorgetti ha tempo per rispondere ai sindaci e al Consiglio regionale lombardo. La vicenda Stm sta diventando sempre più paradigmatica dell'inconsistenza del  governo Meloni sulle politiche industriali. In un settore fondamentale come quello dei semiconduttori un governo azionista di una società tra le più rilevanti a livello europeo non riesce ad incidere sulle scelte strategiche di carattere industriale.

Così il democratico Vinicio Peluffo, vicepresidente in Commissione Attività Produttive, Silvia Roggiani, deputata e segretaria regionale Pd Lombardia  e  Alberto Pandolfo, capogruppo Pd in commissione Attività produttive.

 

04/07/2025 - 16:13

“Quelle di Rixi sono affermazioni gravi e inaccettabili soprattutto se arrivano da chi ricopre un ruolo di governo, quello stesso governo che da due anni tiene commissariato il porto di Genova e che non rende consultabile la relazione della commissione ispettiva del MIT piu ' volte formalmente richiesta. Rixi si mostra nervoso oltre misura e l'annunciata riformulazione dell’emendamento di cui ha parlato ne e' la prova oltre che una clamorosa marcia indietro. Lunedì in commissione trasporti verificheremo a cosa corrispondono i ripensamenti del vice ministro e nel frattempo continuiamo a chiedere il ritiro dell’emendamento così formulato come abbiamo già fatto. Le norme vanno discusse in modo organico e in un contesto di chiarezza, non si procede a colpi di emendamenti su questioni toccate da procedimenti giudiziari in corso.”, così la vicepresidente del Gruppo PD alla Camera e componente Commissione trasporti Ghio e i deputati PD Pandolfo e Pastorino

 

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