“Siamo contrari a questo testo sull’autonomia differenziata. Intanto di 2400 emendamenti ne sono stati discussi e votati solo 70, meno del 3 per cento. Ma nel merito assistiamo al ruolo del parlamento e della sua funzione legislativa completamente svuotata dal centralismo sia del governo nazionale che di quello regionale. E ancora la determinazione dei Lep, il regionalismo competitivo, l’istruzione parcellizzata, il fatto di aver usato una legge ordinaria e non di rango costituzionale per trattare questo provvedimento sono tutti segnali che sappiamo porteranno ad una sempre maggiore diseguaglianza fra il Nord e il Sud, fra regioni più avanzate e regioni meno. Non si rispettano nemmeno i dettati del Pnrr, che dovrebbero colmare le diseguaglianze con il Mezzogiorno e le aree interne ma quelle risorse vengono spostate da un’altra parte. Questa riforma ricalca pedissequamente quanto già dichiarato dal ministro Calderoli nel lontano 1994 quando scrisse in un suo libro dal titolo evocativo «Mutate Mutanda» che sarebbe venuto a Roma per distruggere il SSN, e quando qualche tempo dopo dichiarò che l’Italia è come un corpo in cancrena, bisogna tagliare le parti malate, in alto, all’altezza di Pesaro. Ebbene così come il ministro Calderoli dimostra la sua coerenza politica, il Pd esprime tutto il suo disprezzo per la narrazione costruita. Sono 30 anni che la Lega sostituisce la questione settentrionale a quella meridionale.
Infine, la maggioranza abbia rispetto e memoria della loro storia e non dimentichi le parole di Giorgio Almirante, quando nelle sedute del 26-27 gennaio del 1970 disse che se le regioni fossero diventate luoghi di legislazione e di spesa politicizzata, il debito pubblico sarebbe scoppiato. Il debito esplose a partire dal 1975 e 50 anni dopo, probabilmente la storia gli ha dato ragione”.
Lo ha detto in Aula Toni Ricciardi, vicepresidente del gruppo PD alla Camera, relatore di minoranza sull’Autonomia differenziata.